Consip, Mps e appalti miliardari: Crocetta liquida l’uomo di Renzi
SICILIA In vista delle primarie Pd e delle Regionali il governatore manda il preavviso di licenziamento all’assessore legato all’ex premier ipotizzando conflitti d’interessi e scarsi controlli sulle gare sanitarie
Il linguaggio è burocratico e il tono perentorio. Con una inusuale lettera indirizzata al suo assessore al l’Economia, Alessandro Baccei, Rosario Crocetta entra a gamba tesa nelle primarie del Pd e apre improvvisamente le ostilità contro i renziani, da quasi tre anni stampella insostituibile della sua giunta regionale, notificando di fatto il benservito all’uomo inviato da Renzi a controllare il bilancio siciliano. Lui nega: “Non lo sto mica cacciando, mi deve dare dei chiarimenti”, ma oltre al linguaggio e al tono sono i contenuti della lettera a non lasciare spazio a dubbi: Crocetta cita contenziosi per centinaia di milioni di euro accusando Baccei e i suoi uomini di fiducia, di trovarsi “in palese conflitto di interessi laddove solo uno dei fatti dovesse corrispondere a verità, e da ciò non potrebbe che presentare immediate dimissioni”.
IN UN’ALTRA lettera, Crocetta contesta a Baccei le modalità con cui ha bandito “gare, di grande portata, nel settore sanitario”, dai 4 miliardi per i farmaci ai 250 milioni per il materiale assorbente, dai 350 milioni per le pulizie ai 250 per il materiale elettromedicale. “Appare alquanto strano – scrive Crocetta – che in merito ad appalti che ammontano a circa 5 miliardi di euro non ri- sulti proposto, a questa presidenza, alcun protocollo di legalità con le Forze dell’Ordine ai fini del rafforzamento della vigilanza”. Gli contesta anche una consulenza gratuita a un ingegnere: “Preoccupa – scrive il governatore – che i parametri relativi agli acquisti dei materiali sanitari non vengano indicati dell’Assessorato alla Salute” E chiede a Baccei una serie di adempimenti.
Dentro il Pd gli spazi sono sempre più stretti per il governatore e a Crocetta non è rimasto che Michele Emiliano come riferimento nazionale. Ma il governatore pugliese l’altro ieri ha fatto sapere che non è gradito il sostegno del collega siciliano. Crocetta, nonostante un mese fa avesse giurato lealtà a Renzi (“lo sono molto di più di tanti renziani della prima e della seconda ora pronti a tradirlo”) prova a far saltare il tavolo estraendo il cartellino rosso per il renziano di punta della sua giunta. Che nega i conflitti di interessi ribadendo, di fatto, di non aver alcuna intenzione di dimettersi: “Se vuole togliermi la de- lega di assessore, può farlo in qualunque momento”.
FORMALMENTE a rompere l’idillio sono le denunce del presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, che in commissione regionale al Bilancio accusa Baccei di avere incontrato i dirigenti di Montepaschi all’insaputa sua e di Crocetta mentre era in corso un contenzioso per 200 milioni di euro per le cessione delle quote di “Riscossione”, con altri
80 milioni richiesti dalla banca toscana. Crocetta nella lettera a Baccei insinua:
“Il fatto assume rilevanza in quanto la S.V. in passato era consulente a favore di Montepaschi per conto di Ernst&Young’’. Crocetta cita inoltre l’asse Casalino-Bocchino-Bigotti intercettato dai pm di Napoli che indagano sulla Consip e si chiede se quel Domenico Casalino, finora non indagato, sia lo stesso consulente “per il supporto dell’attività di acquisto della centrale unica di committenza del suo assessorato”.
Ma la bordata più pesante arriva su Ezio Bigotti, a capo di una società che si aggiudicò il censimento degli immobili siciliani costato 80 milioni di euro in vista della vendita per 280 milioni di euro ed il successivo riaffitto, da parte della Regione, che paga i canoni a fondi in Lussemburgo e Cipro. Crocetta ora accusa Baccei “di avere attivato una procedura di riacquisto dello stesso patrimonio immobiliare che dovrebbe essere acquisito dalla stessa società r a pp r e se n t at a da Bigotti”.
E se Crocetta giura che “non è un problema politico”, Baccei replica punto per punto all’offensiva del governatore minimizzando lo scontro (“tra cinque giorni scade il contratto di Casalino, è stato firmato tre mesi prima dell’inchiesta se Crocetta vuole lo possiamo rescindere anche oggi stesso”) e ammettendo di aver lavorato per Ernst&Young, “ma per il settore pubblico e per le industrie. Mai per Mps. Basta leggere il mio curriculum”.