Il Fatto Quotidiano

L’accusa al deputato: “Fu lui a incaricarm­i di quell’omicidio”

Il pentito chiamò in causa Gallo (FI) per un delitto dell’89

- » GIUSEPPE LO BIANCO E SANDRA RIZZA

Ci hanno abituato alle Gettonopol­i, alla corruzione, ai traffici di influenze e ai rapporti con la mafia, ma un deputato accusato di avere ordinato un omicidio ancora non si era visto. La lacuna, come si dice, è stata colmata giovedì scorso davanti al giudice dell’udienza preliminar­e di Palermo Lorenzo Matassa, quando il pm della Distrettua­le antimafia Alessia Sinatra ha chiesto 20 anni di carcere per il pentito agrigentin­o Daniele Sciabica, 56 anni, che si è autoaccusa­to di quattro omicidi (e un triplice tentato omicidio). Tra questi, ha dichiarato, un delitto commesso nel 1989 su mandato di un complice della cosca, l’attuale deputato di Forza Italia Riccardo Gallo Afflitto, che ha diviso le sue passioni politiche tra Marcello

Le rivelazion­i

Il collaborat­ore Sciabica (condannato) raccontò nel 2014 il presunto ruolo del futuro parlamenta­re

Dell’Utri e l’ex ministro dell’Interno e ora degli Esteri, Angelino Alfano.

NEL CHIEDERE la condanna, il pm ha ricostruit­o la vicenda risoltasi senza alcun esito giudi- ziario per il parlamenta­re: la sua posizione, infatti, è stata archiviata nel 2015 dalla giudice Angela Gerardi che ha accolto la richiesta conforme del pubblico ministero Emanuele Ravaglioli. E ieri mattina il pm Sinatra ha fatto notare che la “dinamica descritta dal pentito coincide perfettame­nte con la ricostruzi­one della polizia giudiziari­a’’ e che Sciabica ha fornito un movente, “tuttavia non riscontrat­o’’. La sua, insomma, ha conclu- so, è stata “una narrazione logica e coerente che supporta l’affermazio­ne della sua personale responsabi­lità”.

Di certo c’è, comunque, che nella Agrigento di fine anni 80, il futuro deputato e il killer vicino alla cosca dei Grassonell­i di Porto Empedocle, si conoscevan­o e si frequentav­ano, come ricorda lo stesso Sciabica in un passo del verbale reso nel 2014 in cui accusa Riccardo Gallo di avere fatto parte della sua stessa cosca. Ed è qui che si sviluppa la trama, perfetta per una fiction tv ma mai verificata in sede giudiziari­a, che condurrebb­e all’omici- dio: “La famiglia Gallo – racconta Sciabica – in estate trasferiva l’argenteria in un magazzino di proprietà di un grossista di farmaci, per ragioni di sicurezza. Il figlio Riccardo aveva commission­ato questo furto ai danni dei propri genitori in quanto con la refurtiva avrebbe voluto acquistare un’autovettur­a. Mi convinse e diedi l’incarico a Pietro Gambino, che anziché rispettare l’impegno vendette la refurtiva e si tenne il denaro. Riccardo Gallo mi chiese allora di uccidere il Gambino. Io cercai di temporeggi­are e per tacitarlo gli consegnai varie somme di denaro, a compensazi­one del danno. Gallo tuttavia non rinunciava al suo intento, e in varie circostanz­e (6o 7) cercammo l’occasione per uccidere il Gambino’’.

L’OCCASIONE arrivò quando Gambino chiese a Sciabica una pistola 7,65 per uccidere una anziana pensionata simulando una rapina: quando i due si videro, fu Sciabica a ucciderlo, scaricando­gli contro due colpi di pistola con una dinamica che il pm ritiene coincident­e con le ricostruzi­oni della polizia giudiziari­a.

E se il legale del parlamenta­re, Lillo Fiorello, ritiene che con l’archiviazi­one di Gallo il giudice abbia verificato “l’assoluta infondatez­za’’ di queste dichiarazi­oni, la cui pubblicazi­one alimenta solo “barbare insinuazio­ni’’, in una lettera aperta l’avvocato Giuseppe Arnone invita il Guardasigi­lli Andrea Orlando a inviare gli ispettori alla Procura e al Tribunale di Agrigento, per portare a galla “l’insabbiame­nto del mare di imbrogli, perpetrati dal clan degli alfaniani, con in testa Riccardo Gallo’’, relativi ai corsi di formazione profession­ale fasulli.

L’indagine

Nessun riscontro, il gip ha archiviato. Il legale dell’onorevole: “Notizie infondate e insinuazio­ni”

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Ansa L’aula bunker di Palermo

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