Chi va con la santona perde la poltrona, presidente Park
La Corte costituzionale decide la destituzione del capo dello Stato: scontri, due morti
Con un verdetto espresso all’unanimità, la Corte costituzionale di Seul ha deciso la destituzione della presidente sudcoreana Park Geun-hye. È la prima volta che un capo di Stato in carica è costretto a lasciare, nella storia del Paese asiatico.
I giudici hanno ratificato il voto del Parlamento, che il 9 dicembre aveva avviato la procedura di impeachment contro di lei. Park era finita già dall’inizio di ottobre 2016 al centro di uno scandalo di corruzione, di cui si è resa protagonista la sua amica e consigliera Choi Soon-sil - attualmente agli arresti - e che ha coinvolto anche i vertici del gigante tecnologico sudcoreano Samsung. Secondo gli otto giudici costituzionali, le azioni di Park “hanno seriamente alterato lo spirito della democrazia e dello Stato di diritto”. Una persona di fiducia del presidente come Choi ha potuto interferire negli affari dello Stato, aprendo l’accesso ai favori del governo in cambio di tangenti.
ORA PARK, persa la sua immunità, dovrà affrontare un probabile processo o l’eventuale arresto come un comune cittadino. Il caso provoca un terremoto politico. Per tutto il giorno, davanti alla sede della Corte costituzionale, si sono dati appunta- mento numerosi manifestanti. Quelli contro la presidente hanno espresso la loro gioia alla lettura del verdetto – avvenuta tra l’altro in diretta tv, ad amplificare il clima da apocalisse politica nazionale - mentre i sostenitori del governo hanno risposto rabbiosamente, assaltando i bus della polizia che avevano circondato la piazza. Due pro-governativi sono morti.
I sudcoreani protestavano da settimane contro Park, né l’invito alla calma da parte del presidente reggente Hwang Kyo-ahn sembra aver funzionato. Nelle elezioni antipate, che si terranno entro 60 giorni, è dato come favorito un candidato di sinistra, l’ex parlamentare democratico Mon Jae-Jin, che potrebbe ribaltare la serie quasi decennale di governi conservatori.
IN BALLOnon c’è solo la guida di un Paese, ma soprattutto l’equilibrio geopolitico della regione, in un momento particolarmente delicato per le relazioni tra Pechino e le due capitali coreane. La Cina, sempre di più ai ferri corti con il regime di Pyongyang - anche dopo l’uccisione in Malesia del fratellastro del dittatore nordcoreano Kim Jong-un - non sarebbe certo entusiasta di un possibile atteggiamento meno ostile della Corea del Sud verso i vicini nordcoreani. Al tempo stesso, Pechino è infastidita dall’arrivo del sistema di scudo militare (Thaad) targato Usa, sbarcato in Corea del Sud solo cinque giorni fa, e a proposito del quale la Cina chiede un ripensamento al futuro presidente sudcoreano.
IERI PARK GEUN-HYE si è barricata nella Casa Blu, il palazzo presidenziale di Seoul. La sua solitudine politica non è però che una variante dell’isolamento anche personale che l’ha accompagnata per gran parte la sua vita. In carica dal 2013, 67 anni, , prima donna presidente del Paese asiatico, Park è figlia del militare e presidente sudcoreano Park Chung-hee, controversa figura chiave della moderna Corea del Sud. Conquistato il potere attraverso un golpe all’inizio degli anni ’60, Park senior verrà ucciso nel 1979 in un complotto di palazzo. Cinque anni prima, era stata assassinata la madre, facendo cadere sull’allora ventenne Park l’inattesa responsabilità di first lady. Tragedia familiare e peso dell’eredità politica, rendono Park fragile. Ne approfitta Choi Son-sil - figlia del fondatore di una setta religiosa che mischia culto evangelico e pratiche sciamaniche - per avvicinarla ed esercitare su di lei una forte influenza.
Un sodalizio magico, un legame politico e affaristico indissolubile, che porterà entrambe le donne dall’altare del potere alla polvere della caduta.
Elezioni anticipate Favorito un candidato di sinistra, potrebbe ribaltare la serie di governi conservatori