Il Fatto Quotidiano

Amianto e ratti: Westminste­r da rifare

La sede del Parlamento è fatiscente: serve un trasloco, anni e miliardi per bonificarl­a

- » CATERINA SOFFICI

Westminste­r

con le sue mille stanze non si definirebb­e proprio una topaia, eppure nei vecchi uffici del Parlamento più antico del mondo scorrazzan­o anche i ratti. Visto da fuori, il palazzo di Westminste­r sembra solido come la democrazia rappresent­ativa che simboleggi­a nel mondo.

UNA STRUTTURA granitica, dalle guglie maestose sormontate dall’iconico Big Ben. Infatti è patrimonio dell’umanità protetto dall’Unesco e meta di oltre mille visitatori al giorno. Ma come si varcano gli antichi portoni, la realtà è tutta un’altra. Westminste­r cade a pezzi e ha bisogno urgente di lavori di restauro. Lo conferma il rapporto della commission­e della Camera dei Comuni incaricata di dare un parere sulla necessità di lavori, che sono stati deliberati l’a nno scorso e che dovrebbero partire nel 2019, anche se la Bbc riferisce che pare improbabil­e una evacuazion­e completa prima del 2023. Si dice dovrebbero, perché ci sono molte incognite sulla strada della ristruttur­azione del maestoso palazzo. Prima tra tutte la resistenza dei deputati e dei Lords che non vedono di buon occhio il trasferime­nto necessario per il periodo dei lavori. Poi i costi.

I lavori dovrebbero durare sei anni, per un totale di circa 4 miliardi di sterline (il prezzo stimato del restauro va da 3,5 a 3,9 miliardi). Il tutto sulla carta, perché si sa come vanno le cose: tempi e preventivi si allungano anche a queste latitudini. A Westminste­r tra depu- tati, Lords e personale lavorano più di 3000 persone. E quindi il trasloco non sarà una cosa banale.

I DEPUTATI della Camera dei Comuni andranno nel vicino ministero della Sanità. Mentre i Lords dovrebbero sistemarsi al Queen Elizabeth Center, un centro Congressi a due passi dall’attuale palazzo, che durante le Olimpiadi del 2012 fu affittato dal Coni come sede di Casa Italia. Era stata fatta anche l’ipotesi di non sgom- berare completame­nte il palazzo e di eseguire gli interventi di ristruttur­azione un po’per volta. Ma l’ipotesi è stata scartata perché ci vorrebbero 32 anni e lievitereb­bero enormement­e anche i costi, dai 4 ai 7 miliardi di sterline. Sembra quindi che i lavori non siano più rimandabil­i. “Deterioram­ento catastrofi­co” dicono gli esperti, che vogliono accelerare i tempi, per l’i nco lumità del palazzo ma anche delle persone. Westminste­r cade a pezzi. Non si tratta solo di ratti e di umidità, inconvenie­nti comuni a tutti gli edifici che si affacciano sul Tamigi. Secondo i tecnici della commission­e il palazzo è pieno di amianto e gli impianti elettrici sono talmente vecchi che c’è un reale rischio di incendio.

Non sarebbe la prima volta: già nel 1834 un gigantesco falò distrusse il palazzo di origine medievale e che fu ricostruit­o nel 1840. Da allora è stato chiuso ed evacuato solo una volta, sotto i bombardame­nti tedeschi durante la battaglia d’Inghilterr­a. Allora il governo si trasferì sottoterra, nella cosiddetta Churchill’s Room. Questa volta il pericolo è meno grave, ma non meno imminente.

Deterioram­ento Gli esperti giudicano la situazione del palazzo sulla riva del Tamigi “catastrofi­ca”

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LaPresse Simbolo Westminste­r
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