Il Fatto Quotidiano

“Assurdo mandarci in pensione Ballare non è un lavoro come un altro”

In sei licenziate compiuti i 47 anni d’età (ma i maschi smettono a 52 ): “A casa con 700 euro al mese”

- » ELISABETTA AMBROSI

Ho danzato il mio ultimo spettacolo senza sapere che sarebbe stato l’ultimo, capisce? Quello che mi è accaduto ha d e ll ’ inverosimi­le: tre anni fa, insieme a buona parte del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, sono stata licenziata in pochi giorni, senza alcun preavviso. Motivo? A neanche 47 anni ero vicina all’età pensionabi­le, anche se fino a quel punto buona parte delle mie colleghe erano andate in pensione a 52”.

LAURA DISEGNI parla con foga e passione, si sente che appendere le scarpette al chiodo è stata per lei una sofferenza indicibile. Eppure oggi è un giorno felice, visto che la Cassazione ha inoltrato alla Corte dell’Unione europea di Lussemburg­o il suo ricorso, e quello di altre cinque colleghe, che si ritengono discrimina­te da una normativa che impone alle ballerine di andare in pensione a 47 anni, contro i 52 degli uomini. “Davvero assurdo”, spiega Laura, insieme alla collega Maria Badini, “c’è chi a 30 non ce la fa più e chi come noi non avrebbe mai smesso. Alcuni ci hanno accusato di essere privilegia­te. Ma questo lavoro non è come gli altri, ti dà una gioia impagabile, è la nostra vita, se ce la togli è come se ci uccidessi”.

Ma torniamo al 2014, quando arriva a Roma il sovrintend­ente Carlo Fuortes. Fino a quella data, a regolare l’età pensionabi­le dei ballerini era stata prima una legge del 1997, che la fissava a 47 per le donne e 52 per gli uomini – incorrendo però in alcune sentenze di incostituz­ionalità – sia una successiva legge del 2010, che allo stesso modo consentiva alle donne di arrivare fino a 47 e agli uomini fino a 52: normativa che, appunto, ha spinto la Cassazione a chiedere l’intervento del giudice europeo per una possibile violazione del principio comunitari­o di “non discrimina­zione in base al ses- so”. Fino alla Sovrintend­enza di Catello De Martino, tuttavia – prima cioè dell’arrivo di Fuortes – le donne avevano sempre potuto esercitare l’opzione prevista dall’art. 42 del Contratto collettivo per i Dipendenti delle Fondazioni lirico- sinfoniche, che consentiva alle lavoratric­i, anche se in possesso dei requisiti per la pensione, di optare per continuare a lavorare fino ai limiti di età previsti per gli uomini. In pratica ogni anno era possibile, per le artiste, chiedere un rinvio. Invece alle ballerine licenziate in tronco dalla Fondazione – “neanche il tempo di fare la borsa e togliere le nostre cose, né quello per elaborare il lutto” – tutto questo non è stato consentito. “Ci hanno mandato via con arroganza, invitandoc­i a fare causa se v ol e va mo ”, racconta Catia Passeri, un’altra delle sei che hanno fatto ricorso.

“LA LETTERA di licenziame­nto arrivò l’8 marzo. Mi ri- cordo anche che il 27 marzo incontrai Fuortes, che mi chiese se mi sarebbe potuto interessar­e un posto alla scuola; risposi di sì: non l’ho più sentito”. Oggi, dopo quattro anni di lavoro perso, e 700 euro di pensione, è contenta della decisione della Corte, che ha sospeso la causa fino al responso - anche se non capisce perché “non sia bastata la nostra Costituzio­ne a ribadire la parità tra i sessi. Ora spero che l’esito sia scontato: sarebbe veramente scandaloso se una Corte europea non sancisse che uomo e donna hanno gli stessi diritti”. E cosa farete in caso di vittoria? “I soldi non ci risarciran­no mai del dolore di una carriera castrata da qualcuno che non sa niente della sua vita. Ma sarà una soddisfazi­one per la prepotenza e l’indifferen­za umana che ormai è norma di chi gestisce le aziende. Anche quelle speciali come il Teatro dell’Opera di Roma”.

 ?? Ansa ?? L’ultima piroetta
“Il lago dei cigni”, il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma
Ansa L’ultima piroetta “Il lago dei cigni”, il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy