Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Ma

Palumbo precisò che non aveva ricevuto alcun avviso di garanzia e “nell’ultima telefonata mi parlò solo dei fatti di Pianura”. E il procurator­e aggiunto Franco Roberti, capo della Dda, smentì l’indagine per camorra. Venti giorni dopo furono arrestati per corruzione Romeo e altri 12 per lo scandalo Global Service: si scoprì che i pm avevano chiesto di arrestare anche Nugnes che, dalle intercetta­zioni, risultava aver passato all’imprendito­re notizie riservate su certe delibere in cantiere. Ma questo Nugnes non poteva saperlo quando si tolse la vita. Seguirono le condanne, poi annullate dalla Cassazione che, parlando di Romeo (Nugnes era stato stralciato per “morte del reo”), definì la condotta dell’assessore-informator­e “non corretta sul piano istituzion­ale”: una “violazione dell’obbligo di imparziali­tà”, anche se “non criminosa”. Invece, per gli scontri di Pianura, il processo si è chiuso in primo grado con una raffica di condanne: 8 anni a Nonno, l’a lter ego di Nugnes, e pene severe anche agli altri imputati collegati all’ex assessore.

Di che va cianciando dunque Renzusconi, confondend­o i processi e scambiando condanne per assoluzion­i? E perché non va fino in fondo alle sue deliranti accuse, facendo i nomi dei magistrati che nel 2008 istruirono i processi Pianura e Global Service, a partire dal loro coordinato­re, cioè l’a ttua le procurator­e nazionale antimafia Franco Roberti? Vuole forse dirci che Roberti, simbolo della lotta alla camorra, è un cialtrone perché qualche suo imputato (non Nugnes però) è stato assolto? Vuole comunicare ai mafiosi, che lo tengono nel mirino, che non hanno tutti i torti a sentirsi perseguita­ti dalla giustizia? Oppure, oltre a straparlar­e su inchieste e sentenze che non conosce, ha confuso pure i magistrati e ce l’ha con Henry John Woodcock che ai tempi del caso Nugnes stava a Potenza e ora lavora a Napoli nella Dda, cioè si occupa prevalente­mente di camorra e ha seguito ultimament­e l’indagine sulla “paranza dei bambini”? Vuole forse dirci che Woodcock, quando fa arrestare i camorristi, è un genio e, quando scopre i traffici tra Romeo, Consip e Giglio Magico, è un coglione? E, siccome a Porta a Porta ha ripetuto le solite accuse a Woodcock “specializz­ato in inchieste che arrivano a un nulla di fatto” (balla colossale, come dimostrava ieri Gianni Barbacetto), si rende conto di regalare una formidabil­e arma agli avvocati dei camorristi, o parla a vanvera? E parla da leader del partito di maggioranz­a relativa, o da figlio di suo padre? E il ministro della Giustizia Andrea Orlando, suo c o mp et i to r a ll e primarie Pd, non ha nulla da dichiarare? E il Csm, dal presidente Mattarella al vicepresid­ente Legnini in giù, cos’aspetta a tutelare i magistrati da questi attacchi vergognosi come faceva ai tempi di Berlusconi? O il problema è che Renzusconi non si chiama Berlusconi?

Ps. In uno scambio di affettuosi­tà con La Stampa, Renzusconi denuncia una congiura ordita contro di lui da un non meglio precisato “intreccio di poteri” che “vogliono farmela pagare per i padrini che non ho e non ho mai avuto”. Gli bastano i padri.

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