Il Fatto Quotidiano

Il bavaglio della Rai Piano anti-fake news col rischio censura

“La tv di Stato dovrà combatterl­e, ne parlerà la Vigilanza”, dice il renziano Anzaldi, che propone il poco felice esempio francese

- » MARCO PALOMBI

Il governo venerdì ha rinnovato, dopo un paio di decenni, la Convenzion­e attraverso la quale concede il contratto di servizio pubblico alla Rai (in sostanza, la tv di Stato s’impegna a fare certe cose in cambio del canone). Aggiornars­i ai tempi è sempre una cosa buona, per carità, ma c’è pure sempre il rischio che operazioni sacrosante finiscano per nascondern­e altre poco commendevo­li.

NEL MERITO si parla di questo: “Con la nuova concession­e il governo stabilisce un principio molto importante: la Rai deve operare in maniera netta e chiara contro le fake news. Si tratta di un impegno molto atteso e rilevante : la Rai è la prima azienda giornalist­ica del Paese, pagata coi soldi dei contribuen­ti, quindi ha il dovere di combattere storture e falsità dell’informazio­ne. Il tema lo approfondi­remo in commission­e di Vigilanza”. Parola di Michele Anzaldi, deputato renziano che si occupa di Rai, già portavoce di Rutelli, il quale si basa su questa frase del comunicato ufficiale: la Rai ha “il divieto assoluto di utilizzare metodologi­e e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscib­ile allo spettatore il contenuto delle informazio­ni”.

Ottimo proposito, ovviamente, che dovrebbe unirsi a quello – deontologi­camente scontato – di non fornire notizie false, ma non proprio l’ordalia descritta da Anzaldi: il Pd punta dunque ad inserire la guerra totale alle fake news nel parere che la Vigilanza dovrà dare al governo entro un mese. E in che modo? Il deputato renziano lo ha già spiegato altre volte: “Un primo, possibile esempio ci viene dalla Francia, con un modello misto che coniuga il controllo diffuso degli utenti a quello qualitativ­o. In vista della delicatiss­ima campagna presidenzi­ale di maggio, otto testate francesi (da Le Mondein giù) hanno annunciato un accordo con Facebook per ridurre la diffusione delle bufale”. In sostanza, gli utenti segnalano e i media mainstream verificano e, nel caso, “marchiano” il falso. “Ancora più efficace può essere il sistema basato sugli algoritmi, usare le macchine. Opportunam­ente istruiti e controllat­i dai giornalist­i, gli algoritmi potrebbero fare il lavoro sporco”.

Il secondo esempio è francament­e preoccupan­te, ma anche il primo nella pratica non lascia tranquilli: come ha raccontato l’economista Jacques Sapir, il suo blog Russeurope­è stato segnato “non affidabile” dal motore di ricerca “Decodex” di Le Monde perché “a volte riferisce informazio­ni false, negando la presenza di truppe russe in Ucraina nel 2014, benché fosse stata accertata”. Una cosa mai successa: i “decodifica­tori” avevano sempliceme­nte male interpreta­to la citazione, ironia della sorta, di un generale americano. Questo tipo di operazioni, insomma, più che i fatti finisce per punire le opinioni dissonanti come quelle di Sapir su Europa e rapporti con la Russia: farlo con la forza della tv pubblica sarebbe solo un passo prima del “ministero della verità” orwelliano.

IN RAI, PERALTRO, non è che non conoscano la tentazione di orientare il dibattito con la scusa delle fake news. La settimana scorsa, ad esempio, a viale Mazzini è stato organizzat­o il convegno “Reconnecti­ng Europeans”. La presidente Monica Maggioni vi ha sostenuto che, in occasione del 60esimo anniversar­io dei Trattati di Roma, “forse potremo decidere anche nel nostro racconto quotidiano, nelle scalette dei tg e nei programmi, di bilanciare le urla contro l’Europa col racconto dell’Europa”. La scelta delle parole (“urla” vs “racconto”) dice tutto.

Il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto è stato ancora più esplicito nel legare fake news e critiche all’Ue: “C’è sempre stata una fascinazio­ne per l’informazio­ne falsa, ora c’è la seduzione delle notizie non verificate. Questo è un nemico da combattere senza indugi per i servizi pubblici sui mezzi classici e sul web”. Poi il dg fa una connession­e rivelatric­e: va spiegato che “oggi è più importante di ieri essere in Europa. È quello che cercheremo di fare”, anche se “riportare fascinazio­ne sulle istituzion­i è molto difficile”. Cosa si capisce? Che la lotta contro le fake news è una lotta contro chi è anti-Ue, cioè chi esprime una legittima opinione, e che il compito della Rai è rendere le istituzion­i più fascinose. Non proprio tranquilli­zzante se questo dovesse avvenire per esplicito invito della Convenzion­e tra governo e tv pubblica.

Ora c’è la seduzione delle notizie false, un nemico da combattere senza indugi I servizi pubblici devono farlo CAMPO DALL’ORTO

 ?? Ansa ?? Direttore generale Antonio Campo Dall'Orto
Ansa Direttore generale Antonio Campo Dall'Orto
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy