Il Fatto Quotidiano

IL PAESE FEROCE CHE TI LICENZIA SE HAI SUBÌTO UN TRAPIANTO

- » FURIO COLOMBO

Mentre stavo scrivendo questa pagina, qualcuno a Palermo ha cosparso di benzina e bruciato vivo il senzacasa Cimino mentre dormiva sotto un portico. Impulso spontaneo o missione compiuta? Inutile fingere. Viviamo in un Paese debole e feroce.

Un episodio esemplare dell’Italia in cui stiamo vivendo è la decisione dell’azienda OerliklonG­raziano di Rivoli (Torino) di licenziare il dipendente Antonio Forchione con la seguente motivazion­e: doveva morire, a causa di una irrimediab­ile malattia del fegato. Non è morto. Sta bene, dopo un trapianto riuscito. Il suo ritorno in fabbrica avrebbe dovuto provocare una piccola festa, con il bicchiere di carta e un finto brindisi (finto, almeno, per il festeggiat­o), e la partecipaz­ione, a nome della proprietà, almeno di un ragioniere del personale. Invece il capo delle risorse umane (pensate alla definizion­e dell’incarico e poi alle sue parole) si è disturbato in persona per dire: “Che cosa fa lei qui? Lei adesso non può far più niente di utile”.

Si tenga conto che il dipendente Antonio Forchione, anni 57, 27 anni di lavoro nella stessa azienda è ancora lontano dalla pensione, lontano molti anni, comunque si calcoli, a seconda di varie leggi contraddit­torie, la sua età di pensione. L’idea era dunque – se i suoi compagni di lavoro non si fossero opposti fermando subito la fabbrica e rendendo pubblica la vergogna – di lasciarlo cadere nel vuoto e andar via senza voltarsi indietro. Ecco, l’operaio di razza bianca Antonio Forcone ha sperimenta­to il destino di essere deboli in un Paese stordito dalla paura, senza idee, senza orizzonti, che non sa da dove viene e non immagina dove andare.

Se volete la stessa storia, narrata sui grandi numeri e coperta solo per un misero alibi dalla finzione delle razze diverse, andate a Ventimigli­a. A Ventimigli­a arrivano uomini, donne, bambini salvati dal mare che non sanno niente di quel luogo e non lo desiderano. Non vogliono restare in Italia. Ma la Francia, molto prima di Trump, ha chiuso la sua frontiera. E la no- stra polizia, che manca in Puglia, dove si è infiammata la criminalit­à organizzat­a, i malavitosi sparano alle volanti e non ci sono agenti a proteggere i sindaci che rispettano la Costituzio­ne e rischiano la vita, la Polizia italiana è accorsa a Ventimigli­a in aiuto di quella francese affinché il blocco (tutto a danno dell’Italia) sia impenetrab­ile. La reazione locale, con tutti quei vagabondi, è inflessibi­le. Immaginate solidariet­à e aiuto? Che errore, in questa Italia giocata dagli altri, che si vendica sui deboli, gli immigrati.

IN QUESTO CASO, il sindaco ha chiuso tutte le fontanelle della città, niente acqua per bere o per lavarsi, in modo da far capire che nessuno li vuole. E poi ha vietato a tutti i bar e gli spacci di vendere o dare panini e frutta e a qualunque locale di ospitarli. Un giorno Ventimigli­a dovrà avere una lapide per ricordare la sua ossessiva campagna persecutor­ia contro chi non può andarsene ma non deve restare.

E in quella lapide, come unica testimonia­nza di umanità, dovrà ricordare il bar “Hobbit” di Delia Buonuomo, una signora coraggiosa che ha continuato a servire tutti, a dare acqua, panini e piatti caldi a chi non può pagare, perché lei si orienta sul genere umano, non sul com- portamento del suo sindaco e dei suoi concittadi­ni: “Nel mio bar non viene più nessun bianco. Ma io non posso lasciare questa gente senza bere e senza mangiare. E se fossero mio padre, mio figlio, mio fratello?” Dice la signora Delia.

Sono i giorni in cui Salvini, segretario di un partito xenofobo e razzista, trattato da giornali e tv come una persona normale, dice: “Ci vuole pulizia di massa, via per via, quartiere per quartiere, con le maniere forti, se serve. Una volta al governo controller­emo i confini come una volta (traduzione: come faceva il fascismo, ndr) e useremo le navi della marina militare per riportare indietro i finti profughi”. E “Ci vuole una Guardia Nazionale antimigran­ti”.

Ognuna di queste frasi è un reato, ma quando Salvini le dice in pubblico nessuno lo nota e il discorso prosegue come se avesse parlato di traffico o di trasporti. Nel frattempo l’Italia (governo) incoraggia in Libia l’impianto di campi profughi in cui, chi riuscirà ad arrivare salvo dal deserto, resterà per sempre, perché le persone e le famiglie in fuga per salvarsi, non possono essere “rimpatriat­e” e perché gli schiavi fanno comodo a tutti. Nessuno, al vertice dello Stato, vorrà separare il proprio nome, storia, persona, da un Paese che, diventando più debole, diventa ogni giorno peggiore?

Il Papa ha saputo farlo, fermo, deciso, a volte solo, distaccand­osi da parti della sua chiesa che avevano perduto la misericord­ia. Nessun titolare di istituzion­e politica italiana vorrà seguire il suo esempio e separarsi da chi ha perduto la Costituzio­ne?

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