Il Fatto Quotidiano

PIER PAOLO PASOLINI, L’ULTIMO SFREGIO

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PERCARITÀ , lo hanno già tirato in mezzo in ogni modo e dovunque, usurpandon­e il nome e spesso stravolgen­done l’opera. Ma Pier Paolo Pasolini questa non se la meritava. Chissà cosa penserebbe e direbbe, sapendo che il Pd renziano gli intitolerà la scuola di politica per i giovani, come annunciato ieri al Lingotto dallo psicoanali­sta Massimo Recalcati. Lui, il nemico della borghesia, l’anticonfor­mista per davve- ro, l’uomo che credeva “nel progresso ma nello sviluppo”, finisce nel pantheon renziano dove tutto si mischia, e dove un Sergio Marchionne e un Amintore Fanfani (vero, Maria Elena Boschi?) possono stare accanto anche allo scrittore e regista che descriveva e denunciava quello che gi altri non descriveva­no e non denunciava­no. Sempre pronto a puntare il dito e la penna contro i grovigli di potere e interessi, magari familistic­i, Forse il Giglio magico e corollari vari avrebbero stimolato la sua vis polemica, e non nel verso che potrebbe piacere al rottamator­e, a Renzi. E forse avrebbe facilmente giocato nello smontare una narrazione fatta di tweet, di modernità ostentata e venduta, di velocità, di sorrisi di plastica. Possibilit­à. La realtà è un’altra, e parla di una scuola politica intitolata all’autore di Ragazzi di vita. L’uomo che viveva e scriveva esplorando gli abissi, lontano da certi salotti. E da certi affari.

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