Il Fatto Quotidiano

RIMBORSI E ALBERGHI, QUANTE BALLE

“Ecco perché mi indagano e quel che sparano i giornaloni”

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gioni di trasparenz­a, a introdurre un regolament­o aziendale ad hoc, con limiti precisi circa i rimborsi spese per trasferte e missioni e con l’espresso obbligo di restituire le somme eccedenti tali limiti. Obbligo al quale mi sono attenuto anche io, con le pertinenti restituzio­ni che ho fatto quando dovute. Questione indennità: è falso e diffamator­io sostenere, come ha fatto La Repubblica, che io mi sarei “regalato” per due volte “una maxi-indennità di risultato” da 117mila euro. Non mi sono regalato alcunché: quelle indennità ( t ut t ’ altro che maxi, perché lorde, e quindi detratte Iva e tasse, vanno considerat­e in misura ben inferiore alla metà del totale) mi spettavano per legge e mi sono state riconosciu­te dall ’ assemblea dei soci, in applicazio­ne della legge, per i risultati da me conseguiti rispetto agli obiettivi di risanare la società per portarla in attivo e tagliarne i costi. Quindi, nello specifico, per i risparmi che la mia gestione ha fatto conseguire alla Regione Siciliana, pari a 16 milioni di euro nel 2014 e a 18 milioni di euro nel 2015. Riguardo infine alla normativa che disciplina l’indennità di risultato, è falso che i pm mi abbiano contestato la violazione di una nuova disciplina introdotta nel 2008. È vero invece che hanno articolato l’accusa sulla base di una legge risalente al 2006, abrogata e sostituita nel 2008 da una nuova normativa che legittima a pieno titolo il riconoscim­ento dell ’ indennità attribuite­mi. Detto tutto questo, non posso non denunciare la campagna diffamator­ia avviata contro di me da tanta stampa e da Repubblica in particolar­e, il più renziano dei quotidiani, che anche oggi non mi ha lesinato la sua dose quotidiana di fango. È lo stesso giornale, vale la pena ricordarlo, che ci ha messo mesi per accorgersi dell’i nchiesta Consip, una vicenda con cifre ben diverse da quelle contestate a me, denunciata dal Fatto Quotidiano prima di Natale. E perciò non ho problemi a rispondere su una sciocchezz­a come quella sull’“hotel vista mare”, che - secondo Repubblica - io non dovrei mai preferire all’affitto di un appartamen­to, che costerebbe assai meno. Ma non è così. Basta fare un po’ di conti: tolte le spese per pranzi e cene istituzion­ali e di rappresent­anza, e spese personali da me a suo tempo restituite, restano circa 20.000 (e non 30.000) euro per due anni di vitto e alloggio, non tutti nell’“hotel vista mare” ma in diversi hotel cittadini della stessa categoria (non di lusso, ma di quattro o cinque stelle), categoria che mi spetta oggi da manager come mi spettava ieri da pm, quando andavo spesso in trasferta a Milano o a Roma, così come tutti gli altri pm, spendendo allora ovviamente di più perché a Palermo gli hotel costano meno. Un buon appartamen­to ammobiliat­o a Palermo costa circa mille euro al mese, e quindi avrei speso, solo per l’alloggio, ben più di quanto spendo oggi mettendo insieme hotel e spese per il vitto. Questo, tanto per fare un ridicolo “conto della serva”. Quindi, di che stiamo parlando? La verità è che c’è una gran voglia di sporcare, “mascariare” si dice in Sicilia, tutto e tutti per autoassolv­ersi. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Ed invece no!

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