Emiliano prova a sedurre il Bassolino furioso
CampaniaL’ex governatore contro il Pd: mi hanno accoltellato E il candidato segretario a sorpresa si siede in sala ad ascoltarlo
Dopo
tre ore di dibattito presso la Fondazione Sudd sul futuro di un Pd sempre più lontano dal mondo operaio, Antonio Bassolino conclude mentre in un angolino si siede in silenzio Michele Emiliano.
Il tempo di ascoltarlo, di un saluto e di una stretta di mano da immortalare in foto, ed Emiliano si dilegua con la stessa velocità con cui si era palesato: “Sono venuto qui a rendere omaggio a un leader della sinistra che ho sempre ammirato”. Per ora è stato solo un gioco di sguardi. Se sarà amore tra l’ex Governatore della Campania e quello in carica della Puglia, e sostegno alle primarie dem del primo per il secondo, è presto per dirlo. Dal tono delle parole e dal senso delle iniziative intraprese, compresa una recente intervista a Il Fatto Quotidiano, si può in- vece affermare che Bassolino e il suo mondo si stanno allontanando da Matteo Renzi e dal renzismo, e non frenano il rancore politico verso i ‘turchi’ di Andrea Orlando. “Mi sono rifiutato di credere che mi avessero fatto quello che mi hanno fatto, è come se da due vicine mi fossero arrivate due coltellate”. Le stanze sono quelle della Fondazione fino a un anno fa occupate dai suoi ex pupilli Andrea Cozzolino e Valeria Valente. Il ricordo è al blocco di Orlando e Orfini che frappose la Valente ai sogni di Bassolino di ritorno a Palazzo San Giacomo. “La caduta di Renzi si è accelerata con il voto napoletano” dice Bassolino.
E sulle rovine di un Pd napoletano ferito e provato dagli scandali per le tessere e le candidature false, Bassolino chiama a raccolta fuorusciti, delusi, lavoratori stanchi e disillusi. Lo spunto è la lettera di un ex operaio metalmeccanico 80enne, Antonio Siniscalchi: “Caro Antonio, non rinnovo la tessera Pd perché ormai le tessere si re- galano. Ti ricordi quando facevamo il tesseramento in base alle condizioni economiche delle persone, ti ricordi quei poveri disgraziati che la pagavano un po’ alla volta? Chi ha i soldi da spendere fa sia il tesseramento, sia le primarie, e quindi dirige il par- tito. Io ho avuto sempre l’idea che la sinistra all’interno di questo partito sarebbe stata un baluardo per cambiare le cose, ma non è avvenuto”. Il giorno prima un gruppo di operai Fca ha occupato simbolicamente la sede dem di Napoli per chiedere un partito che si misuri su proposte concrete, su tasse e lavoro, e non sul numero delle tessere. Bassolino era con loro.
In Fondazione gli interventi odorano di nostalgia e di fabbrica. Chi ricorda la distribuzione dell’Unità, chi il tempo in cui in cellula si conoscevano gli iscritti a uno a uno (“ci facevano un test”). Giorgio Piccolo è un deputato dem emigrato in Dp: “Una volta ci dividevamo tra ingraiani e mi- glioristi, oggi tra Lotti e Guerini…”. Il fantasma del renzismo rampante si aggira nei corridoi con la presenza, breve, di Alfredo Mazzei. È l’uomo che al pm Henry John Woodcock ha parlato di come Alfredo Romeo riuscì ad entrare in contatto con Tiziano Renzi attraverso Carlo Russo. Al microfono si alternano semplici iscritti e dirigenti che spiegano perché escono dal Pd. Chi con un addio, chi con un arrivederci, come l’ex candidato sindaco di Quarto Francesco Dinacci. Bassolino ascolta e benedice gli ‘ scissionisti’. Ma rimane. “Li faccio impazzire 100 volte di più se resto nel Pd. A me la bocca non la tappa nessuno”. Emiliano lo corteggerà presto.
C’è anche Mazzei Al convegno pure il commercialista che ha riferito ai pm degli incontri tra Tiziano Renzi, e Alfredo Romeo