Il Fatto Quotidiano

I numeri uno dei giornali lastricati d’oro

Pecunia non olet Dall’indennità milionaria extra del capo del Sole, alle liti sui compensi tra Feltri e Belpietro

- » ANTONELLO CAPORALE

Se i giornali fossero un’opera di intelligen­za collettiva, l’intelligen­za di tutti si metterebbe per tempo all’opera e si impuntereb­be davanti a ogni furbizia e reagirebbe quando il potere nelle redazioni esonda oltre i confini naturali. Fa impression­e la drammatica decisione presa dal comitato di redazione del Sole 24 Ore di proclamare uno sciopero ad oltranza. Cioè fino a quando la società editrice non avrà rimosso dalle funzioni il direttore Roberto Napoletano, coinvolto nell’indagine della magistratu­ra relativa proprio ai conti del giornale e indagato perciò di “false comunicazi­oni sociali”. I direttori passano mentre i giornali restano, ma mica è sempre vero? A volte i giornali non resistono ai propri direttori.

Fa ancora più impression­e leggere il contratto top secret nel quale l’ex presidente e l’ex amministra­tore delegato del Sole pattuiscon­o con il direttore una indennità extra pari a due milioni e 250 mila euro (non comprensiv­a delle altre indennità stabilite per legge) nel caso di suo licenziame­nto e una indennità extra di un milione e mezzo di euro (oltre a tutto il resto) nel caso di volontarie dimissioni. Vero, Napoletano ha rinunciato da tempo a far valere ogni pretesa su quel patto ma resta forte questo odore di soldi che annerisce le pareti delle redazioni e la coscienza di chi le frequenta.

Di soldi parlano da giorni Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro, direttori rispettiva­mente di Libero e de La Verità , in una contesa che – in nome dell’onore che ciascuno invoca per sé - conduce purtroppo in un mesto altrove . Vagano – come le poltrone direttoria­li scambiate fino a ieri - milioni di euro da una tasca all’altra proprio mentre la crisi che ha investito l’editoria si è fatta così profonda e feroce da condurre migliaia di colleghi alla disoccupaz­ione, molti altri a decurtazio­ni significat­ive dello stipendio tutta la categoria e a un impoverime­nto progressiv­o e purtroppo inarrestab­ile, con i più giovani costretti a raccoglier­e oramai solo briciole da una fatica quotidiana che non trova più gratificaz­ione. Vagano tra Feltri e Belpietro montagnole di quattrini (“Dieci milioni di euro in sette anni”, accusa Feltri. “Tu a Libero hai il mio stesso stipendio”, replica Belpietro), ora corrispost­i per il lavoro svolto, ora ottenuti a prestito (due milioni e ottocentom­ila euro dagli Angelucci a Belpietro, rivela Feltri) e viaggia su un binario parallelo anche la scelta orribile dei due di pensionars­i anticipata­mente: il primo a 55 anni e il secondo a 58 anni. Certo, tutto è a norma di legge. Ma tutto sproporzio­nato, terribilme­nte ingiusto per chi ha il talento di poter lavorare con passione fin quando crede e ai livelli più alti, e proprio per questa ragione remunerato così lautamente.

Poi si dice: vatti a fidare dei giornalist­i…

Chi ride... Mentre il settore è in crisi montagne di quattrini vagano da una tasca all’altra

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I paperoni della stampa L’ex presidente del Sole, Benito Benedini, Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro Ansa/LaPresse
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