Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Falso che le inchieste al momento del suicidio fossero due (c’era solo quella su Pianura). Falso che l’arresto di Nugnes riguardass­e Romeo. Francesco Merlo rincara la dose: Nugnes “era accusato anche di complicità con la camorra” (balla sesquipeda­le). Il Messaggero non è da meno: Nugnes jr. “incarna le ferite e i dolori che il giustizial­ismo infligge alle persone”, visto che Nugnes sr. “si impiccò da innocente e fu scagionato post-mortem con gli altri indagati (giustizial­ismo, innocente e scagionato un par di palle: gli imputati dell’inchiesta per cui fu arrestato sono stati condannati). Ma riecco Repubblica, che ormai pare il Giornale, il Foglio, Libero, il Tg4 e Studio Aperto degli anni d’oro: si scaglia contro il “rapporto troppo stretto tra inchieste e notizie giornalist­iche”( quell’ obbrobrio unico al mondo chiamato cronaca giudiziari­a) eil “cortocircu­ito delle inchieste che finiscono sui giornali. Troppo presto e con troppa enfasi ”.“Malagiusti­zia”e “malo giornalism­o ”, tuona il Merlo. Ora provate a digitare su Google le parole Repubblica, N ugne se Romeo: vi apparirà un’ ampia rassegna dei pezzi di Repubblica sull’arresto di Romeo nel 2008 e le sue telefonate con Nugnes che gli passava notizie segrete. Alcuni, in prima pagina, erano firmati dal compianto (anche da chi, come noi, ha avuto a che ridire con lui) Giuseppe D’Avanzo. Che faceva benissimo il suo mestiere raccontand­o i fatti emersi dalle indagini, anche un mese dopo il suicidio dell’assessore. Bei tempi, quando i giornalist­i facevano i giornalist­i perché sapevano cos’è il giornalism­o, lasciando ai trombettie­ri di B. i gargarismi sulla “gogna” e il “cortocircu­ito mediatico-giudiziari­o”. Ora che quelle boiate contagiano Pd e stampa al seguito, tocca a noi difenderne la storia e il buon nome.

Otto anni fa Repubblica, con altri giornali, la Fnsi e gli editori, lanciava la campagna dei post-it gialli e sfilava in piazza contro la legge- bavaglio di B.& Alfano che secretava le intercetta­zioni fino al rinvio a giudizio. Ora invece sposa l’ultima trovata del Pd, infinitame­nte peggiore di quella, infatti subito applaudita dal sottosegre­tario Migliore: la proposta del presidente campano del partito, Stefano Graziano, indagato per camorra, sospeso dallo stesso Pd e poi archiviato dal gup, di secretare pure gli avvisi di garanzia fino al rinvio a giudizio. Un ritorno al Codice Rocco con la comunicazi­one giudiziari­a top secret. È infatti dal 1990, cioè dal Codice Vassalli, che gli atti d’indagine noti all’indagato (tra cui l’avviso di garanzia) non sono più secreti perché già a conoscenza del destinatar­io, degli avvocati, dei pm e della polizia giudiziari­a. Un segreto di Pulcinella che questi impuniti vorrebbero nascondere (con un post-it giallo?) solo ai cittadini elettori, che così andrebbero alle urne e voterebber­o per un candidato sindaco o governator­e o parlamenta­re che credono intonso da guai giudiziari, salvo scoprire quando è troppo tardi di aver eletto un inquisito per mafia, o corruzione, o pedofilia. Splendida idea per combattere l’antipoliti­ca, il populismo, il giustizial­ismo e l’astensioni­smo: al cittadino non far sapere quanto è ladro il candidato del potere.

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