Il sindacalista Cisl al Lingotto o dagli amici mi guardi Iddio
Non è la prima volta che siamo costretti a ricorrere al classico della canzone napoletana che meglio ha definito il sentimento dello stupore di fronte alla non credibilità del reale. Com’è noto, infatti, Tamurriata Nera inizia come segue: “Io nun capisco ’e vvote che succede / e chello ca se vede nun se crede”. Nel nostro caso, però, non trattiamo di una creatura nata nera contro ogni previsione, ma di un sindacalista bianco, nel senso della Cisl, al secolo Gigi Petteni, bergamasco classe 1954, che e- sercita la nobile attività di proteggere i lavoratori dal lontano 1976. Il nostro, che è membro della segreteria nazionale della Cisl, quindi non è un passante in quel mondo, è salito ieri sul palco del Lingotto: “Dobbiamo avere l’obiettivo per cui chi perde il lavoro non viene mai lasciato solo”, ha spiegato. E fin qui nulla di strano. Solo che poi, a stare al resoconto d’agenzia, ha aggiunto: “Dobbiamo dire con franchezza, senza aver paura dell’impopolarità, che il nuovo articolo 18 si chiama forma- zione. Dobbiamo dire la verità: nel lavoro che cambia bisogna aggiornarsi. Perché se sei aggiornato non perderai il lavoro”. Sembra di capire: la libertà di licenziare anche senza giusta causa va bene, tanto ci finisce sotto solo chi non è formato. Al netto della naïveté necessaria a pensare che il buon padrone salverà i lavoratori bravi, il sindacato non si dovrebbe occupare anche e soprattutto di quelli più deboli? Dagli amici, si sa, mi guardi Iddio che al crollo della quota salari ci pensa la Cisl.