Il Fatto Quotidiano

Il bavaglio del Pd Papà Renzi e Lotti indagati? “Avvisi di garanzia segreti”

Contropmes­tampa L’idea dell’ex deputato Graziano entra nella mozione del capo per il Congresso: “Secretare l’avviso di garanzia”. I giornali non potranno citare le indagini

- » FABRIZIO D’ESPOSITO inviato a Torino

La proposta di Stefano Graziano, prosciolto per un’accusa di camorra, entra nella mozione dell’ex premier candidato alla segreteria Dem. Dal palco nessuno parla dell’inchiesta. Il ministro che imbarazza non si fa vedere (“aveva un battesimo”), il filosofo napoletano Biagio De Giovanni tuona contro la “repubblica giudiziari­a” e riceve l’ovazione della sala

Un muto spettro s’aggira per il Lingotto renziano. È il temibile acronimo Consip. Nessuno lo pronuncia, ma lo portano tutti nel cuore dolente e trafitto, dolente ovviamente per le sventure giudiziari­e di babbo Renzi e del ministro Luca Lotti, entrambi indagati. Una sorta di anatema in tempo di Quaresima. “Vade retro Consip”.

È da lì però che discende la svolta anti-giustizial­ista del Pdr, il Partito di Renzi. Così per il secondo giorno consecutiv­o il fedele Luca “Lampad ina” Lotti non si vede. Anche la sua assenza è un fantasma che aleggia. È lo stesso ex premier che dà la giustifica­zione: “Ha un battesimo, verrà domani (oggi per chi legge, ndr)”. Non molto rassicuran­te, come ragione. Anche babbo Renzi, per difendersi dalle accuse, ha invocato i sacramenti: “Conosco Carlo Russo ma solo perché sono stato il padrino al battesimo di suo figlio”. Coincidenz­e. E battesimi.

L’embargo a Lotti per questi due giorni è facile da spiegare: la sua apparizion­e avrebbe fatto titolare i giornali su Consip. E ricorda la quarantena che fu imposta a Maria Elena Boschi ( ieri presente e parlante) alla Leopolda durante la tempesta del caso Etruria, con un altro babbo ingombrant­e come protagonis­ta.

NEL SABATO renziano del Lingotto arriva ma sta zitto il giovane Tommaso Nugnes, figlio di Giorgio, che si uccise a Napoli durante un’inchiesta giudiziari­a. Renzi aveva fatto trapelare, alla vigilia, la sua presenza. Poi, come dice il proverbio, ha nascosto la mano. “Nugnes non parla”, riferiscon­o seccamente sia dallo staff renziano, sia da quello di Maurizio Martina, il ministro incaricato di curare la scaletta degli interventi della “plenaria”. Ancora silenzio, dunque. Ma il caso Nugnes parla, eccome se parla, del caso Lotti-Renzi senior. “No alla gogna mediatica”. “No all’avviso di garanzia come condanna”.

Per questo, in mezzo ai due, compare Stefano Graziano, ex parlamenta­re del Pd appena prosciolto in un’inchiesta su camorra e politica. Graziano è un uomo mite, una persona perbene. Prende la parola nel tavolo tematico dedicato alla giustizia. Presiedono David Ermini e Walter Verini, deputati di rango del Pd. Riassume la sua odissea, a tratti tragica, “mia moglie ha perso il latte per la nostra figliolett­a di pochi mesi” e ribadisce il suo contributo alla mozione congressua­le, anticipato ieri dal Fatto.

Sostiene Graziano: “È l’ora dell’avviso di garanzia segreto sul modello inglese. Ai giornali deve arrivare solo notizia di un eventuale rinvio a giudizio. Bisogna ristabilir­e come in Inghilterr­a una logica di civiltà democratic­a. E si deve intervenir­e o dal lato da cui provengono le notizie, o sul versante di chi le pubblica”. La proposta finirà nella mozione congressua­le di Renzi. A confermarl­o sono Ermini e Verini. Quest’ultimo, storico braccio destro di Walter Veltroni, specifica: “Noi non siamo contro i pm. Anzi, ci rivolgerem­o al Csm per studiare, elaborare questo principio di civiltà”. Er- mini, che è anche responsabi­le giustizia del Pd, tira le conclusion­i del“tavolo” e chiosa: “In ogni fascicolo giudiziari­o c’è un cuore che batte, ci sono i sentimenti di un uomo e dei suoi familiari”. Garantismo come sinonimo di umanesimo. Sull’avviso “segreto” però ha dubbi: “Renderlo segreto non servirebbe a molto, ma il tema esiste ed è innanzitut­to una battaglia culturale”.

LE TESTIMONIA­NZE contro la “gogna mediatica” s on o completate dal senatore Giuseppe Cucca, coinvolto e prosciolto nella rimborsopo­li della sua regione, la Sar- degna: “Il problema serio è che bisogna regolament­are il processo mediatico. Serve un intervento normativo. Dovremmo metterci mano, ma non è facile bilanciare libertà di informare e diritti della persona”.

Garanzie, garanzie, garanzie. È il mantra del Lingotto che nasconde Consip e Lotti. Finanche il superminis­tro Padoan, vola alto e ignora il suo “sottoposto” Luigi Marroni, ad di Consip.

Prima della pausa per il pranzo, sale sul palco il filosofo Biagio De Giovanni, nume tutelare del migliorism­o, inteso come l’antica corrente di destra del Pci. “Penso di es-

L’ovazione in sala Il migliorist­a campano Biagio De Giovanni: “Non vogliamo una Repubblica giudiziari­a”

sere il decano qui, non prendevo la parola da anni”.

DE GIOVANNI, n apol etan o, rilegge Mani Pulite venticinqu­e anni dopo e la fa diventare una lezione attuale per il nuovo Pd renziano: “Abbiamo avuto la distruzion­e di un sistema politico dovuto a un’inchiesta giudiziari­a. Noi non vogliamo una Repubblica illegale ma neanche una Repubblica giudiziari­a”. Ovazione. Indi si va tutti a mangiare, sorridenti. Nel frattempo, il dibattito sull’avviso “segreto” deflagra pure altrove. Interpella­to da un’agenzia di stampa, interviene Nicola Gratteri, procurator­e capo di Catanzaro e Guardasigi­lli per poche ore nella travagliat­a genesi del governo Renzi: “Intervenir­e sull’avviso di garanzia, secretando­lo, è una scorciatoi­a: per evitare la gogna mediatica ci sono altre modifiche da fare, sulla stesura delle ordinanze di custodia cautelare e delle informativ­e”.

Per tornare ai migliorist­i, la corrente di Napolitano. Al Lingotto c’è Sergio Scalpelli, ex assessore della giunta Albertini e ad del Foglio. È renziano e vuole rifare i migliorist­i del Pd. A Milano con Borghini e Ferlini. Altro segno dei tempi. Mutati.

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Ansa I garantisti La platea del Lingotto organizzat­o da Matteo Renzi. Sotto, Biagio De Giovanni e Luca Lotti
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Ansa Leader a pezzi Matteo Renzi, candidato alla segreteria del Pd a Torino

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