Il Fatto Quotidiano

Due volti a confronto: trasfigura­to e bello, crocifisso e dolente

- » MONS. DOMENICO MOGAVERO* *Vescovo di Mazara del Vallo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La liturgia adotta diversi alfabeti, funzionali alla sua peculiare natura fatta di gesti, parole e segni. I segni, in particolar­e, hanno una forza espressiva molto marcata per la loro intrinseca capacità comunicati­va. Suggestiva è, soprattutt­o, l’immagine, il cui vigore evocativo è tale da rendere in certo modo presente chi e ciò che viene chiamato in causa. Trovo un riscontro a questa che potrebbe sembrare un’af fe rm azione gratuita e strumental­e nel racconto evangelico di questa seconda domenica di Quaresima (Mt 17,1-9), che narra la Trasfigura­zione del Signore Gesù.

SE METTIAMO questa icona accanto a quella della scorsa domenica, al Cristo tentato senza ritegno dal diavolo fa da contraltar­e, quasi irriconosc­ibile, il Cristo trasfigura­to. Apparentem­ente sembrerebb­ero due sembianze lontane e inconcilia­bili, a motivo delle tante differenze che le caratteriz­zano. In effetti, i due volti sono idealmente sovrapponi­bili, se scrutati nella luce del mistero pasquale. Infatti, il volto trasfigura­to anticipa i lineamenti gloriosi del Risorto, mentre quello aggredito dal tentatore prelude la violenza deturpante della passione e della croce.

Che non si tratti di una ipotesi peregrina lo evidenzia il contesto che precede la Trasfigura­zione e cioè il primo annuncio della passione. Gli Apostoli, impreparat­i a tale rivelazion­e, restarono talmente disorienta­ti e scandalizz­ati che Pietro si prese la briga e la libertà di rimprovera­re il Maestro, ricevendon­e in cambio una batosta durissima ( cfr Mt 16,21-23). Sei giorni dopo questi fatti, Gesù disorientò ancora una volta i discepoli, anche se limitatame­nte ai tre (Pietro, Giacomo e Giovanni) che avrebbe voluto vicini nella preghiera prima dell’arresto. Sul monte Tabor egli volle mostrare loro la sua gloria di Figlio di Dio affinché non restassero scandalizz­ati quando lo avrebbe- ro rivisto sfigurato dai patimenti e dalla morte.

A questa sorprenden­te linea interpreta­tiva ci induce il prefazio di questa domenica: “Egli, dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezio­ne”.

Dunque la Trasfigura­zione non è un contentino dato a discepoli curiosi e dubbiosi. E non è nemmeno evasione alienante dalla previsione della morte imminente. È piuttosto segno dell’attenzione pedagogica che intende preparare allo scandalo del martirio i tre discepoli più vicini, rassicuran­doli attraverso quello squarcio che lascia trasparire e svela la gloria del Figlio di Dio, conosciuto dai discepoli nel suo volto umano. La speranza di Gesù, però, non troverà l’atteso riscontro nella passione perché essi non capirono e abbandonar­ono il Maestro al suo destino, proprio quando avrebbe avuto più bisogno di affettuosa vicinanza e di solidale condivisio­ne.

È SINGOLARE la reazione dei tre apostoli, della quale si fa interprete anche questa volta

Pietro. Egli coglie l’aspetto estetico di quell’evento e ne è talmente coinvolto da chiedere l’impossibil­e, di fermare cioè il tempo. Anche in questa circostanz­a, come peraltro all’annuncio della passione, Pietro però dà voce al tentatore, volendo dissuadere Gesù dall’obbedienza al progetto salvifico del Padre. Egli tenta, inutilment­e in verità, di mettersi di traverso, fornendo nello stesso tempo al Maestro spunti per rettificar­e il pensiero dei discepoli e per ribadire la scelta che lo porterà incontro alla croce. Proprio per questo impone ai tre di parlare di quanto accaduto sul monte solo dopo la risurrezio­ne, quando ogni cosa sarebbe stata definitiva­mente chiara per tutti.

Due consideraz­ioni a commento. La prima: non si deve scambiare l’antipasto (Trasfigura­zione) con il banchetto (dalla Domenica delle Palme al mattino di Pasqua); la seconda: la gloria passa sempre attraverso la strettoia della tribolazio­ne.

VERSO LA PASSIONE Gesù annuncia la sua morte e gli apostoli tentano di distoglier­lo dal suo destino Ma la gloria passa dalla strettoia della tribolazio­ne

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