Due volti a confronto: trasfigurato e bello, crocifisso e dolente
La liturgia adotta diversi alfabeti, funzionali alla sua peculiare natura fatta di gesti, parole e segni. I segni, in particolare, hanno una forza espressiva molto marcata per la loro intrinseca capacità comunicativa. Suggestiva è, soprattutto, l’immagine, il cui vigore evocativo è tale da rendere in certo modo presente chi e ciò che viene chiamato in causa. Trovo un riscontro a questa che potrebbe sembrare un’af fe rm azione gratuita e strumentale nel racconto evangelico di questa seconda domenica di Quaresima (Mt 17,1-9), che narra la Trasfigurazione del Signore Gesù.
SE METTIAMO questa icona accanto a quella della scorsa domenica, al Cristo tentato senza ritegno dal diavolo fa da contraltare, quasi irriconoscibile, il Cristo trasfigurato. Apparentemente sembrerebbero due sembianze lontane e inconciliabili, a motivo delle tante differenze che le caratterizzano. In effetti, i due volti sono idealmente sovrapponibili, se scrutati nella luce del mistero pasquale. Infatti, il volto trasfigurato anticipa i lineamenti gloriosi del Risorto, mentre quello aggredito dal tentatore prelude la violenza deturpante della passione e della croce.
Che non si tratti di una ipotesi peregrina lo evidenzia il contesto che precede la Trasfigurazione e cioè il primo annuncio della passione. Gli Apostoli, impreparati a tale rivelazione, restarono talmente disorientati e scandalizzati che Pietro si prese la briga e la libertà di rimproverare il Maestro, ricevendone in cambio una batosta durissima ( cfr Mt 16,21-23). Sei giorni dopo questi fatti, Gesù disorientò ancora una volta i discepoli, anche se limitatamente ai tre (Pietro, Giacomo e Giovanni) che avrebbe voluto vicini nella preghiera prima dell’arresto. Sul monte Tabor egli volle mostrare loro la sua gloria di Figlio di Dio affinché non restassero scandalizzati quando lo avrebbe- ro rivisto sfigurato dai patimenti e dalla morte.
A questa sorprendente linea interpretativa ci induce il prefazio di questa domenica: “Egli, dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione”.
Dunque la Trasfigurazione non è un contentino dato a discepoli curiosi e dubbiosi. E non è nemmeno evasione alienante dalla previsione della morte imminente. È piuttosto segno dell’attenzione pedagogica che intende preparare allo scandalo del martirio i tre discepoli più vicini, rassicurandoli attraverso quello squarcio che lascia trasparire e svela la gloria del Figlio di Dio, conosciuto dai discepoli nel suo volto umano. La speranza di Gesù, però, non troverà l’atteso riscontro nella passione perché essi non capirono e abbandonarono il Maestro al suo destino, proprio quando avrebbe avuto più bisogno di affettuosa vicinanza e di solidale condivisione.
È SINGOLARE la reazione dei tre apostoli, della quale si fa interprete anche questa volta
Pietro. Egli coglie l’aspetto estetico di quell’evento e ne è talmente coinvolto da chiedere l’impossibile, di fermare cioè il tempo. Anche in questa circostanza, come peraltro all’annuncio della passione, Pietro però dà voce al tentatore, volendo dissuadere Gesù dall’obbedienza al progetto salvifico del Padre. Egli tenta, inutilmente in verità, di mettersi di traverso, fornendo nello stesso tempo al Maestro spunti per rettificare il pensiero dei discepoli e per ribadire la scelta che lo porterà incontro alla croce. Proprio per questo impone ai tre di parlare di quanto accaduto sul monte solo dopo la risurrezione, quando ogni cosa sarebbe stata definitivamente chiara per tutti.
Due considerazioni a commento. La prima: non si deve scambiare l’antipasto (Trasfigurazione) con il banchetto (dalla Domenica delle Palme al mattino di Pasqua); la seconda: la gloria passa sempre attraverso la strettoia della tribolazione.
VERSO LA PASSIONE Gesù annuncia la sua morte e gli apostoli tentano di distoglierlo dal suo destino Ma la gloria passa dalla strettoia della tribolazione