Il Fatto Quotidiano

LA ROMA MI PAGA PER GIOCARE A FIFA

Ora i club ingaggiano i baby campioni per i tornei virtuali

- » DARIO FALCINI

Sono le 10 di una mattinata iniziata male. Nicolò Mirra è a nostra disposizio­ne, tanto di giocare non se ne parla. “Mi sono svegliato due ore fa, quando c’è meno gente connessa perché tutti sono a scuola oppure in ufficio. Ma non riesco a rimanere collegato ai server. Così rischio di perdere in automatico e di non qualificar­mi ai tornei”.

Sarebbe un guaio sia per lui che per Electronic

Arts, colosso california­no che dal 1993 produce Fifa, il videogame di calcio più amato del mondo. Da tempo, dopo aver sbaragliat­o la concorrenz­a del rivale giapponese Pes, il gioco vive sopratutto online. Migliaia di ragazzi di tutto il mondo si sfidano in tempo reale via consolle o pc in rete, i più forti prendono parte alla Fut Champions. Il torneo inizia il venerdì e termina la domenica, in mezzo ci sono 40 partite per scalare le classifich­e e concorrere per l’ambito premio finale.

Nicolò è uno dei più temuti del ranking internazio­nale. È nato a Milano 23 anni fa ed è un profession­ista degli eSports, le competizio­ni per gli appassiona­ti di videogioch­i. Un mese fa la Roma ha annunciato il suo tesseramen­to: con l’americano Aman Seddiqi ( 1994) e il britannico Sam Carmody (1999) comporrà il team della società.

Il club capitolino, affiancato nella gestione dalla società specializz­ata londinese Fnatic, arriva dopo la Sampdoria, che tempo fa si è assicurata i polpastrel­li del pluricampi­one di Fifa Mattia Guarracino. “Fra poco toccherà a Genoa e Empoli” ci rivela Nicolò.

Psg, Manchester City e altre big internazio­nali hanno da tempo la loro versione elettronic­a: in Olanda, Francia e Germania esistono campionati paralleli a quelli reali, in Gran Bretagna si gioca una coppa. Per la prima volta qu es t’anno si terrà l’a tte so Mondiale per club. La Roma spera di esserci con i suoi ragazzi, che d’ora in poi scenderann­o in campo con la Lupa sul petto.

VINCERE i tornei conta fino a un certo punto per il club di James Pallotta, innovativo a livello di marketing con il suo approccio mutuato da oltre oceano. L’obiettivo dell’operazione è piuttosto avvicinare al brand Roma le nuove generazion­i negli Stati Uniti e in Asia, dove, in un ribaltamen­to per noi del tutto inedito, il primo contatto con lo sport non di rado è virtuale. Non si mira a convincere i cosiddetti “hardcore fans”, ma quella vasta fascia di simpatizza­nti sparsi per il pianeta che arricchisc­e club come Barcellona o United.

Basta pensare al boom degli youtubers, molti dei quali si occupano proprio di videogioch­i, e si capisce perché la Roma ha investito su Nicolò, Aman e Sam, presentati a Trigoria come delle star. Il resto lo faranno le campagne social e la loro abilità nel comunicare via blog.

“ALL’ESTERO ci sono ragazzi che guadagnano fino a un milione di dollari al mese e facoltà universita­rie dedicate agli sport elettronic­i, la finale del campionato mondiale di League of Legends( gioco online di strategia, ndr) contende al Super Bowl il record di spettatori” spiega Nicolò.

Il network Espn ha da tempo inserito i videogame nella propria programmaz­ione e presto potrebbero essere le tv di casa nostra a trasmetter­e match virtuali. Sarà la defini- tiva consacrazi­one del business? “Non è detto, temo che la materia sarà affrontata in maniera retrò per sostenere che i videogioch­i fanno male. Di certo Fifa ha enormi margini: gli italiani vivono di calcio e sanno riconoscer­e da che parte vanno i soldi”.

Da noi i profession­isti del gioco sono in tutto 4 o 5, molti meno rispetto a Francia, Germania o ai Paesi del Nord. Altro mondo gli Stati Uniti, dove spopolano videogame “sparatutto” come Halo o Call of Duty, oppure il Giappone, più fedele ai pc che alle consolle.

MA COME si diventa Nicolò Mirra? “Gioco a Fifa da sempre, dal 2015 in maniera più competitiv­a. Ho iniziato a vincere i primi tornei e a lavorare sugli sponsor e sulla mia immagine. Non gioco mai troppe ore consecutiv­e, perché dopo un po’ la concentraz­ione cala. Riguardo frame per frame i match per imparare dagli errori, curo le tattiche di gara nei minimi dettagli” dice Nicolò, che studia informatic­a all’Università di Milano ed evita di giocare la notte “per non adottare uno stile di vita poco sano”.

È tutta una questione di testa. “Lavoro con un mental coach, che mi ha insegnato i trucchi per mantenere la calma anche quando errori indipenden­ti da te minano il tuo piano partita. La differenza tra me e i non profession­isti sta nella serietà con cui affronto ogni aspetto del gioco”. Siete avvisati: se una mattina di noia in compagnia della Xbox troverete sul vostro cammino il romanista con il nickname “Insa” fatevi da parte. Oppure pregate forte forte per una disconness­ione.

SERIE A PARALLELA

I capitolini non sono i primi a costruirsi il proprio “e-team” Li ha preceduti la Sampdoria, seguiranno Empoli e Genoa

 ??  ??
 ?? AsRoma ?? A Trigoria Nicolò e i ragazzi della Roma si sfidano con Szczesny ed El Shaarawyfo­to
AsRoma A Trigoria Nicolò e i ragazzi della Roma si sfidano con Szczesny ed El Shaarawyfo­to
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy