Il supersondaggio: destre e M5S hanno il vento in poppa dal 2014
Il calo del Pd inizia da molto lontano
Isondaggisti sono umani. E come tali – anche senza volerlo – hanno limiti, suggestioni e preferenze politiche (senza considerare il margine di errore). Cosa si può fare, allora, per avere un quadro il più possibile accurato della situazione dei partiti italiani? Per esempio, non usare un solo sondaggio ma raccoglierne e aggregarne il più possibile: in questo modo il peso di eventuali errori viene mitigato. Quest’analisi tiene insieme i numeri di 1.151 sondaggi differenti, provenienti da 24 fonti diverse, tra agenzie e istituti demoscopici. Questo è il quadro che emerge dal 2013 a oggi.
PER IL PD, passata la grande sbornia delle europee 2014, è cominciata una discesa lenta ma costante. All’apice del suo successo il partito poteva aveva praticamente doppiato il Movimento 5 Stelle. Da allora il distacco si è ridotto sempre di più – tanto che oggi i due risultano praticamente alla pari, ma con traiettorie diverse. Tutto questo senza considerare ancora le conseguenze della scissione dei democratici, ma le prime analisi sembrano indicare un’ulteriore perdita di circa due punti per i democratici.
L’andamento dei grillini è opposto: l’analisi parte con l’ottimo risultato delle elezioni politiche del 2013. In pochi mesi però i numeri scendono, con una emorragia di circa dieci punti che continua fino all’estate 2013. In corrispondenza del voto europeo del 2014, come si può notare, i sondaggi dei 5 Stelle prevedono numeri più alti di quelli poi effettivamente registrati alle urne (e di conseguenza dopo il voto la curva si riabbassa bruscamente, al contrario del Pd). Dopo alti e bassi, per i 5 Stelle il punto di svolta sembra arrivare nei primi mesi del 2015: da quel momento i sondaggi ricominciano a premiare il movimento, che guadagna punti fino ad arrivare al suo picco nelle ultime settimane del 2016. Soltanto negli ultimi tempi la crescita rallenta – complici i problemi di Virginia Raggi a Roma – ma il movimento resta vicino o poco sotto il suo massimo storico. Se invece osserviamo gli spostamenti interni all’elettorato, le ultime analisi disponibili – tra cui quella di Vincenzo Emanuele e Nicola Maggini del Centro Italiano Studi Elettorali – sottolineano una contrappasso storico. Negli ultimi mesi il Movimento 5 Stelle riscuote ampi consensi da disoccupati e operai, ma anche da studenti, dipendenti privati e pubblici. La categoria in cui il Pd continua a primeggiare è invece quella dei pensionati o comunque degli elettori più anziani, il gruppo demografico la cui ricchezza ha risentito meno della crisi economica. Per dare un’idea: secondo i dati della Banca d’Italia dal 2008 al 2014 la ricchezza mediana familiare rimane stabile intorno ai 155mila euro per chi ha più di 65 anni, mentre si di- mezza da 37mila a 18mila per gli under 35 e crolla da 132mila a 85mila euro per chi ha da 35 a 44 anni.
FORZA ITALIA è il partito che ha subìto l’emorragia di voti più pesante dal 2013 a oggi. L’ex Pdl nelle politiche aveva ottenuto il 21,5% alla Camera e il 22,3% al Senato, mentre nel punto più basso della sua parabola, i sondaggi l’hanno segnalato intorno al 10%. Ma nell’ultimo anno il partito di Berlusconi ha mostrato una certa vitalità, facendo segnare una piccola ma significativa ripresa: gli ultimi rilevamenti lo danno intorno al 12-13%.
La traiettoria della Lega, al contrario, parte dal basso, con il
4% ottenuto nelle politiche di febbraio 2013. La svolta inizia con la segreteria di Matteo Salvini (dicembre 2013): l’ascesa nei sondaggi è costante (confermata dal 6,16% alle europee), l’apice è raggiunto nei primi mesi del 2015: da lì molti e per molto tempo il Carroccio si attesta intorno al 15%, risultato mai raggiunto prima in nessuna elezione nazionale.
Gli ultimi sondaggi disponibili mostrano una leggera fles- sione, nell’ordine di un punto o due, ma è ancora presto per dire se si tratti di un incidente di percorso o di un trend destinato a consolidarsi. Alla destra, peraltro, vanno aggiunti i voti dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (che gli ultimi sondaggi danno vicini al 5%).
AL CENTRO lo spazio elettorato sembra invece essersi disintegrato. Sommando l’ormai defunta Scelta Civica, Udc e Ncd, a inizio legislatura quell’area riusciva ad attirare una percentuale di elettori che poteva ambire alla doppia cifra. Da allora il calo è stato drastico: a fine 2015 il centro valeva il 3%, ancora oggi l’ago non si è spostato molto da quella cifra.
A sinistra (ieri Sel, oggi Sinistra italiana), c’è più movimento. Il picco è stato toccato nella primavera del 2013 – l’ex partito di Vendola poteva valere fino al 6%. Un anno dopo, la caduta è pesante: 2,5%. Da quel punto il consenso sembra stabilizzarsi. Anche in questo caso, il quadro è in evoluzione: la scissione del Pd cambia le carte. Ma su questo, per il momento, i sondaggi non possono ancora aiutarci.
Il trend
Dal 2014 il calo del Pd sembra irreversibile, Grillo ora è vicino al suo picco storico, B. risale