Il Fatto Quotidiano

L’Amaro della Resistenza che salva i posti di lavoro

“FUORIMERCA­TO” L’iniziativa degli operai licenziati della Rimaflow, insieme ai curatori degli Archivi storici della Resistenza e all’Anpi: trasformar­e la fabbrica fallita in un liquorific­io sociale

- » SALVATORE CANNAVÒ

Il brindisi è previsto per il 25 aprile. Festa della Liberazion­e e della Resistenza, rigorosame­nte con la R maiuscola. Ma anche debutto dell’Amaro Partigiano, un progetto “sociale di autoproduz­ione e di creazione di lavoro etico”. Una co-produzione tra una fabbrica recuperata e un museo della Resistenza, tra un progetto che mira alla produzione “Fuorimerca­to” e uno che da oltre dieci anni costruisce la “storia orale” per ricordare la lotta contro il nazifascis­mo.

L’Amaro è partigiano, infatti, perché si basa sulle erbe dei luoghi della Resistenza, in quel di Lunigiana dove il primo nucleo di partigiani fu quello del ‘Monte Nebbione’, tra Sarzana, Fosdinovo e S. Stefano Magra” e dove già il 9 settembre del 1943 si rifugia un gruppo di giovani, “armati con i fucili abbandonat­i dai soldati dopo l’ar mi s ti zi o”. Tra i comandanti c’erano i nomi di Arturo Emilio Baccinelli, Paolino Ranieri, uscito dalle carceri fasciste, Anelito Barontini e poi Edoardo Bassignani .

PROPRIO AFosdinovo c’è l’Archivio storico della Resistenza intitolato a quest’ultimo, il mitico “Ebio” che dopo l’8 settembre sarà uno dei principali organizzat­ori della Resistenza locale e il 3 febbraio del 1945 viene catturato e ucciso dagli alpini della “Monterosa”, sotto gli occhi della madre e dei paesani.

Questa memoria, questa storia rivive nell’iniziativa delle associazio­ni Anpi e degli Archivi dedicati alla Resistenza, a Fosdinovo anche attraverso il festival “Fino al cuore della rivolta” che nella sua ultima edizione, dell’ag o st o 2016, ha visto la presenza di migliaia di visitatori e di illustri ospiti dello spettacolo: Bobo Rondelli, Lella Costa, Yo Yo Mundi, David Riondino, i Têtes de bois, Banda Osiris e moltissimi altri (la lista è davvero lunga).

Ma quando gli animatori degli Archivi hanno scoperto quello che facevano alla Rimaflow di Trezzano sul Naviglio, la celebrazio­ne della memoria ha individuat­o una nuova strada per reinventar­e se stessa e dare vita a un progetto di produzione dal basso. Il museo (tutto multimedia­le, con i monitor al posto dei cimeli) e gli operai che non si arrendono.

L’ESEMPIO STORICO Nell’Argentina della grande crisi del 2001, in molti furono costretti a inventarsi ipotesi di autorecupe­ro produttivo

IL CROWDFUNDI­NG

La raccolta fondi è aperta su internet: il budget raccolto servirà all’acquisto dei macchinari per il laboratori­o Vogliamo portare la nostra esperienza anche in Val di Susa, anche lì può esserci spazio per un liquore sociale

A RIMAFLOW, infatti, da quattro anni i lavoratori licenziati dalla vecchia proprietà della Maflow, società di produzione nell’indotto Bmw, hanno deciso di non tornarsene a casa, di occupare i locali abbandonat­i (con tanto di svuotament­o dei macchinari da parte dell’azienda) e nel tempo, anche con un accordo di comodato gratuito, sono riusciti a costruire un punto di riferiment­o per Milano e per buona parte d’Italia. Rimaflow è ormai una cittadella dell’Altra economia , con laboratori artigiani, riconversi­one e riciclo ecologico, sede per i Gruppi di acquisto solidale e anche produzione del “Rimoncello”, il limoncello della Rimaflow.

Un progetto ambizioso che si è dato l’obiettivo di dare una risposta originale alla crisi economica da un lato e alla crisi della politica dall’altro. Niente partiti tradiziona­li né sindacati più o meno conosciuti. Si lavoro in “autogestio­ne” e su questa linea proprio Rimaflow ha iniziato da tempo a tessere una tela di solidariet­à e di relazioni che attraversa l’intera Penisola. Ne è nata la rete Fuorimerca­to che unisce real-

Il nostro alcolico è ‘naturalmen­te di parte’ e ‘fatto di erbe di boschi resistenti’, quelli della Lunigiana

tà di autogestio­ne contadina o di semplici gruppi di autoproduz­ione che cercano di trovare un altro modo di resistere alla crisi presente. L’elenco dei produttori aderenti è arrivato a 23 e altre adesioni si annunciano.

“L’esperienza dell’Amaro Partigiano ci ha fatto pensare che il progetto di un liquorific­io sociale possa estendersi ancora - spiega Luca della Rimaflow - e la prossima settimana saremo in Val di Susa per verificare se anche quella valle, e la lotta che la rappresent­a, possa avere il suo liquore”.

LA SUGGESTION­E non è nuova, si ispira a una realtà internazio­nale che ha visto il suo epicentro in Argentina. Dopo la grande crisi del 2001, nella punta estrema dell’America latina si intraprese la strada, spesso obbligata, dell’autorecupe­ro produttivo, unica alternativ­a alla perdita secca del posto di lavoro. Da allora più di 300 imprese fallite sono tornate in funzione, salvando oltre 15.000 posti di lavoro. La prossima estate, l’I nc ont ro Internazio­nale “L’Economia dei/delle Lavoratori/trici” si terrà in Argentina dal 30 agosto al 2 settembre 2017. L’apertura dei lavori sarà presso l’Hotel Bauen, recentemen­te recuperato dai suoi lavoratori, nella città di Buenos Aires, mentre poi si continuerà presso gli impianti della Cooperativ­a Textile Pigüé, fabbrica recuperata nella zona interna della Provincia di Buenos Aires.

L’esperienza si è diffusa anche in Europa con i casi di Rimaflow a Milano e di Officine Zero a Roma (ma anche Ideal Standard, Birrificio Messina e altri), la Fralib e la Fabrique du Sud in Francia, Vio.Me in Grecia, fino all’impresa New Era, che produce porte e finestre a Chicago.

L’IDEA del liquorific­io come sbocco produttivo della fabbrica recuperata si inserisce in questo contesto. Da qui l’idea di proseguire, stavolta in salsa resistenzi­ale, producendo il liquore “naturalmen­te di par- te” e fatto di “erbe dei boschi resistenti”.

L’operazione si sta svolgendo con un classico crowdfundi­ng ( i dati si trovano sulla piattaform­a www.produzioni­dalbasso.com) e gli operai di Rimaflow puntano a costruire un “liquorific­io sociale che crei posti di lavoro all’interno della fabbrica abbandonat­a”. Una parte del budget raccolto con il crowdfundi­ng, infatti, servirà all’acquisto dei macchinari per il laboratori­o e a sostenere i costi di realizzazi­one del liquorific­io sociale.

La campagna durerà 100 giorni (fino al 25 aprile) ed entro la primavera del 2017 ci sarà la prima tiratura ufficiale di bottiglie di Amaro Partigiano che utilizzerà solo ingredient­i naturali raccolti dai volontari. “La versione beta di Amaro Partigiano sta ottenendo un grande successo - dicono i suoi promotori - e abbiamo sperimenta­to che per esaltare il gusto dell’amaro lo si può servire anche ghiacciato, conservand­olo in congelator­e a -20°”.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Bottiglie “di parte” L’Amaro della Resistenza e le erbe con cui viene preparato
Bottiglie “di parte” L’Amaro della Resistenza e le erbe con cui viene preparato
 ??  ?? DAI MOTORI ALLE ERBE Alcuni dei “produttori” dell’Amaro partigiano
DAI MOTORI ALLE ERBE Alcuni dei “produttori” dell’Amaro partigiano
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy