Francesco, i quattro anni del Papa che piace troppo
FNasce nel 1936 a Buenos Aires, città della quale diventa vescovo nel 1992. Nel 2001 papa Giovanni Paolo II lo consacra cardinale. Viene eletto Papa il 13 marzo del 2013 al quarto scrutinio, dopo le dimissioni di Benedetto XVI. É il Papa che viene che i cardinali hanno “preso quasi alla fine del mondo” rancesco è il papa della misericordia, dell’o sp i t a l it à , dell’inclusione, il pontefice romano che sta cercando di tenere assieme gli opposti, di piacere a tutti, fuori e dentro la Chiesa. Papa Francesco sta incoraggiando il rientro dell’estrema destra anticonciliare lefebvriana tra le braccia accoglienti di santa madre chiesa, ma ha riabilitato, almeno in parte, i teologi della liberazione messi all’indice dai suoi predecessori negli anni Ottanta. Francesco è l’amico del movimentismo carismatico cattolico (un consorzio non precisamente progressista), ha deciso la traslazione della salma di quel campione della religiosità popolare e magica che è Padre Pio. Ma Francesco è anche il difensore più autorevole dei diritti dei migranti e degli esclusi.
PAPA BERGOGLIO è il sodale del super putiniano patriarca reazionario ortodosso russo Kyril, con il quale condivide l’apprezzamento per la muscolosa politica russa in Medi Oriente e al tempo stesso l’illuminato e gesuita che dialoga con l’ateo fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. Il primo papa argentino è un nemico giurato della “teoria” gender (come, da arcivescovo di Buenos Aires, fu feroce avversario dei matrimoni gay voluti dalla presidente Kirchner) ma è anche il sostenitore delle (timide, ma reali) aperture ai divorziati risposati dentro la Chiesa
Insomma, papa Bergoglio è tutto e il contrario di tutto, un caleodoscopio mediatico nel quale ciascuno può trovare quel che cerca: c’è chi vi scorge il coraggioso rivoluzionario e chi lo applaude per la sua moderazione e la sua sostanziale fedeltà assoluta alla dottrina sociale della Chiesa, al suo impianto tridentino fondato su un clero celibe e autorevole e quindi alla continuità di un’istituzione millenaria. I contestatori del pontificato sono talmente pochi e isolati da correre il pericolo di essere linciati, se non altro virtualmente, come è successo con la vicen-
L’elezione JORGE MARIO BERGOGLIO
da della moderata contestazione dei manifesti romani. Bergoglio non è criticabile: un santo, un profeta, una sorta di divinità massmediatica, l’oggetto di un culto della personalità che annulla lo spirito critico e la possibilità di graduare il giudizio. Il papa è riuscito nel miracolo di ottenere un consenso così ampio, separando molto nettamente la sua figura da quella del resto della Chiesa, approfittando fino in fondo di tutti i vantaggi che derivano dall’essere il successore di Pietro sulla scena politica e sociale globale, ma tentando allo stesso tempo di presentarsi anche come il primo oppositore di quella stessa istituzione che ha servito per una vita e che ora dirige. Nicola II e Lenin. Lo zar reazionario e l’incendiario rivoluzionario.
Queste sono le parti che il papa gioca nello scacchiere mondiale a seconda dei contesti e delle situazioni. E non c’è contraddizione tra questi due ruoli perché il pontefice rivoluzionario è il papa autore di discorsi innovativi, di prese di posizione coraggiose, di gesti anticonformisti come il portarsi da solo la borsa scendendo dall'aereo o l’indossare dei vecchi mocassini o vivere a Santa Marta in 90 metri quadri e non nel lussuoso appartamento papale, mentre il papa conservatore è quello che non modifica di un rigo la dottrina, che non riforma la curia, che non chiude lo Ior, che non tocca il celibato, che non concede nulla alle donne o agli omosessuali, eccetera.
IL CORO MEDIATICO suggerisce che sia la struttura cattiva e malvagia, i perfidi cortigiani che tramano contro di lui nell’ombra, ad impedirgli di operare nella Chiesa quella rivoluzione che egli sta compiendo nella presentazione della sua figura personale. Era quello che si diceva di Stalin in Russia nei periodi peggiori della dittatura: “Ah, se solo Stalin sapesse!” “Ah, ma Lui un giorno interverrà e farà piazza pulita di questi criminali che stanno tradendo la rivoluzione”. Questa è la versione dei media che dimostrano di non aver capito, o forse di non voler capire, il segreto profondo del papato, che è appunto quello di agire con estrema intelligenza dentro queste ambiguità, accontentando, con messaggi diversi e di volta in volta, gli uni e gli altri, i conservatori e i progressisti, i primi rassicurati dalle mancate riforme, i secondi galvanizzati dalle parole nuove che vengono dai palazzi apostolici.
Quanto dell’atteggiamento inclusivo di Bergoglio è il risultato della sua personalità e del suo peculiare sguardo sulla Chiesa e quanto è frutto di tempi che gli consentono un simile atteggiamento ecumenico? Se da un lato è vero che il papa argentino è stato per tut- ta la vita un ostinato cercatore di unità, il tessitore di trame che integrassero e avvicinassero gli opposti, è altrettanto indubitabile che la situazione attuale della Chiesa, nella quale nessuna delle ali (destra e sinistra) appare davvero pericolosamente in grado di turbare gli equilibri a proprio vantaggio, favorisca moltissimo questa politica di pacificazione.
NEGLI ANNI SESSANTA, Settanta e Ottanta, quando la minaccia di una supremazia progressista nella Chiesa sudamericana era più consistente, Bergoglio fu, in vari modi, accanto a Karol Wojtyla nel pieno sostegno alla repressione del pericolo marxista. Tanto che fu proprio l’ormai anziano pontefice polacco a promuoverlo arcivescovo di Buenos Aires e poi cardinale. Altri tempi. Ora Francesco è il papa di tutti.
Ha concesso timide ma reali aperture ai divorziati, eppure si è anche schierato contro la “teoria” gender