STADIO, ORA FIRENZE SOGNA (E SEGNA)
Se c’è uno che non è mai stato tenero né ha fatto sconti alla proprietà Della Valle bros., quello è probabilmente chi scrive. Né si può essere soddisfatti della marea di errori societarie tecnici combinati intermittente mente durante i quasi 15 anni di gestione. Il risultato sul campo è una Fiorentina modesta, svagata, poco incisiva e per una volta almeno con il Cagliari decisamente fortunata. Il suo allenatore sembra già in vacanza, tutti i giocatori Chiesa escluso rendono meno di quel che valgono e sembrano più instupiditi di quello che sono. Per la gioia del tifoso e del lettore ondeggio fra i nomi dei ceduti eccellenti (Jovetic, Nastasic, Lijaic, Savic, Cuadrado, Alonso e ne dimentico certamente qualcuno), quelli persi a parametro zero, quelli smarriti dopo impegni come Salah, quelli venuti a Firenze senza firmare come Milinkovic-Savic, quelli - necessari a ll ’ allenatore quasi in testa alla classifica come Mammana - non presi per risparmiare, quelli acquistati per far numero e ridere come Rebic, Kone, Benalouane, Tino Costa, De Mayo ecc., e mi fermo qui per bontà. Dei dubbi fa venire anche la nutrita dirigenza societaria che sembra fatta apposta per sollevare dalle responsabilità dirette chi caccia i soldi, il permaloso mercuriale, e spassionato per la Viola, Diego, e suo fratello più emotivo, Andrea. Ma se pure con ritardo annoso e un po’colpevole, l’operazione rispetto della storia della Fiorentina, festa dei suoi 90 anni, recupero di una bandiera come Antognoni, per cui ieri oltre a lui c’erano Terim e Ranieri al Franchi, va salutata più che come una furbata d’immagine come la consapevolezza che fra la cittadinanza e la squadra c’era un solco da colmare. Antico problema che ha segnato tutta la gestione Della Valle. Ma per esempio, in un periodo in cui sembra che si parli solo di stadi, con quello della Roma in una zona geo-fluviale a rischio che ha il solo merito di contemplare terreni già di proprietà del costruttore deputato, Parnasi, e il Milan che prova a rifare il design degli spogliatoi dello “Juve Stadium” dopo la sconfitta di rigore in extremis di venerdì, come si fa a non confortare Brothers e Sindaco per il progetto del nuovo stadio appena officiato? Non so se alla fine si farà con tutti i vari problemi che comunque permangono, e non so se si farà presto, ma il progetto ha tanti pregi che altri stadi (vedi Roma) non hanno: l’entità della cubatura complessiva prevista, molto meno di un decimo di quella romanista iniziale nonché sensibilmente meno della riduzione recente capitolina, la spesa sotto il mezzo miliardo, la compatibilità con la zona, e più in generale la bontà di un’idea che a Firenze avrebbe un senso anche estetico dopo l’obbrobrio del nuovo palazzo di Giustizia. Ti aspetteresti un entusiasmo da parte della piazza (che si può capire intaccato dall’opaca stagione della squadra), ma soprattutto la partecipazione magari in solido di qualche imprenditore fiorentino desideroso di lasciare un segno autoctono nella città. Penso per esempio e dall’inizio ai facoltosi Menarini farmaceutici che tanto avrebbero bisogno di rifarsi la faccia ed il sangue. Invece niente. A quanto pare rischiare dei soldi che possono avere una valenza meta-calcistica, sulla spinta di una famiglia marchigiana che dopo aver preso la Fiorentina fallita e alterne vicende, adesso starebbe dando una dimostrazione d’interesse reale con lo stadio, certamente in direzione del loro portafogli in vista di un’eventuale vendita, ma non solo speculativa e rispettosa degli altri parametri urbanistici, a quanto pare rischiare dei soldi senza immediato rientro non fa per loro. Dunque prima di criticare i Della Valle dovremmo prendercela con costoro. Non mi fa velo in tutto ciò l’estrazione fiorentina, ma la trovo un’occasione per affrontare di nuovo un tema scottante come quello degli stadi e del rapporto fra città, cittadinanza, società, squadra e tifosi in un momento del Paese in cui tutti si stanno perdendo i pezzi.
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