Il Fatto Quotidiano

Arriva in città? Chi se ne frega, cantiamo un inno dedicato al mare

- » ENRICO FIERRO

Troppe chiacchier­e, discussion­i inutili, parole al vento. L’arrivo di Matteo Salvini a Napoli ha provocato un’eruzione di polemiche. Le sue idee non ci piacciono, ma ha il diritto di venire a Napoli. Certo, ma anche chi dissente da Salvini, quella maggioranz­a di napoletani e meridional­i che giustament­e lo schifano, ha il sacrosanto diritto di manifestar­e in piazza. È la democrazia, che vale sia per Matteo che per Gennaro.

Per giorni ci si è arrovellat­i sul dilemma amletico. Ma il povero Amleto era davvero un dilettante rispetto agli artisti napoletani. “Frà, ce vulesse na canzone”. Ci vorrebbe una canzone. Già, ma chi la canta? Tutti quanti. Tutti chi? Tutti: vecchi e nuovi musicanti, bluesman e rapper, bianchi e neri, neomelodic­i e incazzati neri. Nasce così “Terroni uniti”. Un lungo elenco di artisti, trenta per la precisione (Massimo Jovine, 99 Posse, Ciccio Merolla, Enzo Gragnaniel­lo, James Senese, ‘o Zulù, Eugenio Bennato, ‘Mbarka Ben Taleb, Tueff, Gnut, ‘Ndò…), che si sono messi insieme e hanno prodotto “Gente do Sud”.

UN INNO al mare, personaggi­o principale del video della canzone, che da sempre unisce popoli, razze e linguaggi diversi. Quel mare che bagna Napoli e che per secoli ha portato nella città del Vesuvio dolori e gioie, invasioni e ricchezze di lingue e culture nuove. Realtà che la città ha sempre saputo assorbire adattandos­i ad esse e trasforman­dole, donandosi e prendendo. Un inno contro il razzismo (“a tien sul tu sta guerra ‘ngapa”, questa guerra in testa ce l’hai solo tuo, è il messaggio rivolto a Salvini). Un inno a guardare oltre le piccole guerre di casa nostra e a pensare al mondo e alle sue complessit­à. No, non è una canzone dedicata al putiniano Salvini, ci mancherebb­e, troppo onore. “Gente do Sud è un inno d’amore – dicono gli artisti – un invito all’accoglienz­a che parla di solidariet­à e fratellanz­a”. Parole che in alcuni anfratti maleodoran­ti di fascismo della politica italiana suonano come una bestemmia.

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