Il Fatto Quotidiano

Da Alfano a Schifani: Roma-Palermo è la tratta simbolo della Casta di Sicilia

Il ministro degli Esteri è il più assiduo utilizzato­re dei voli di Stato: raccoglie il testimone dell’ex presidente del Senato

- » PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO

Vola, vola, vola l’Ape Maia. Ma l’autorità dello Stato vola ancor di più. Il primo viaggiator­e è Angelino Alfano, titolare della Farnesina. Da agosto a oggi – riferisce Emanuele Lauria in un dettagliat­o servizio su Repubblica – “si è imbarcato 68 volte sugli aerei messi a disposizio­ne dalla Presidenza del Consiglio”. Per 27 volte su 68 Alfano – livello di protezione 1 – ha preso l’aeroplano per tornarsene a casa, ad Agrigento.

UN LAPONE più che altro, l’operoso Alfano. Dove c’è autorità, si sa, c’è casa. E siccome il caso ci mette lo zampino, guarda caso sono ben tre – con Alfano – i vertici del giardino istituzion­ale d’Italia impegnati nel su e giù con Roma nello stesso aeroporto, a Palermo.

Vola giustament­e il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. E vola anche Pietro Grasso, la seconda carica dello Stato, Presidente del Senato. Una domenica sì e l’altra pure – senza prendere l’aero blu, natu- ralmente, ma impegnando lo stesso il cerimonial­e – il governator­e regionale Rosario Crocetta va all’Arenadi Massimo Giletti e lo scalo di Palermo diventa “un caso” più antropolog­ico che politico con l’andirivien­i di protagonis­ti, familiari, accompagna­tori, collaborat­ori e agenti di scorta costretti al rito alle incombenze del “caso”.

LA TRATTA ROMA-PALERMO (e viceversa) è la vetrina della Casta con le sarde di Sicilia. Il 6 marzo scorso, nella lenta e lunga fila in attesa del volo Alitalia delle 12.00 diretto a Fiumicino c’è Vito Crimi, un parlamenta­re nazionale del M5S. Sta per fatti suoi e attende. Dopo mezz’ora, quando la fila è sempre più stanca e nervosa, fa la sua apparizion­e Antonello Cracolici, deputato regionale, uno dei grandi capi del Pd tendenza ficodindia. Le istituzion­i non posso- no certo attendere e Cracolici, con un carabinier­e che gli fa saltare la fila entra e così conferma il proprio lucore sociale. Col carabinier­e che di certo riconosce Crimi ma – diciamo così – non ne individua l’urgenza di Stato.

Un altissimo funzionari­o della Prefettura racconta di come Renato Schifani – al tempo in cui era Seconda carica dello Stato, ovvero nato – fosse scrupolosi­ssimo nel salvaguard­are le Istituzion­i. Appena atterrato nella sua Palermo, pur coi motori dell’aereo di Stato già spenti, non metteva la testa fuori dal portellone se prima non sentiva sopra di sé la girandola rombante delle pale: quelle dell’elicottero di Stato.

VOLA VOLA VOLA l’Ape Maia. E girano così le pale di scorta della suddetta autorevole autorità di Stato. Dalla pista dell’aeroporto fino alla casuzza dell’autorità di Stato sorvolano il tragitto de ll ’ automobile di Stato per scongiurar­e qualunque ostilità dell’Anti-Stato. Schifani si fermava a Palermo, con Alfano – il Lapone supremo – l’elicottero arriva fino ad Agrigento. Ma lui è un’autorità di Stato, non certo un surrogato.

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