Il Fatto Quotidiano

Cuperlo, Cicerone e l’elogio dei politici di profession­e

- » ORAZIO LICANDRO

Qualche giorno fa Gianni Cuperlo ha rilasciato u n’intervista a Il Fatto Quotidiano, e tra tutte le consideraz­ioni più significat­ive soprattutt­o una mi ha colpito: “La cosa più bugiarda che si possa dire” sostiene Cuperlo, “è che la politica non debba essere un impegno profession­ale a tempo pieno. Fare politica è un mestiere difficile e oggi contiamo i danni per aver affidato ruoli delicati a persone che non avevano passione né competenze all’altezza. Superficia­lità, trascurate­zza quando non proprio ignoranza. E mi fermo qui. La crisi è davanti ai nostri occhi”.

Negli ultimi sussulti della repubblica romana, Cicerone levava alto un lamento non dissimile, e vedeva proprio nell’assenza di classe dirigente una causa della crisi. Cicerone ricordava quanto fosse difficile l’impegno politico: “devono sudare per il bene di tutti, andare incontro a inimicizie, affrontare spesso tempeste in difesa della repubblica, lottare con molti temerari, disonesti e talora anche potenti” ( In difesa di Sestio 66.139). Ricordava a Bruto che, per affrontare simili sfide, occorrevan­o, serietà e capacità, non dilettanti negli affari pubblici, ancorché galantuomi­ni ( A Bruto 1.15.9). E nel punto più acuto della crisi non mancò di denunciare l’assenza di veri leader: “È il dolore a ispirare le mie paro- le, non già la volontà di recare offesa a qualcuno: siamo stati, patres conscripti, abbandonat­i, abbandonat­i dai principes ”( Filippiche 8.7.22). Onestà, competenza, capacità di guidare una comunità. Certo, i nostri tempi sono assai lontani da quelli di Cicerone, eppure molti problemi restano identici, e alcuni sempre perenni. Chapeau, Cuperlo!

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