Il Fatto Quotidiano

“In Olanda i quarti di finale contro il populismo anti-Ue”

Il premier Rutte e la metafora calcistica nel duello-tv col leader xenofobo:“Fermiamo Wilders per impedire che gli euro-scettici rischino poi di vincere in Francia e poi in Germania”

- » LEONARDO COEN

Tredici ma ar t, 13 marzo 2017: soffia un tiepido vento dal mare del Nord, le pale dei mulini ruotano, la primavera alle porte fa venir voglia di stare fuori invece che ficcarsi in casa e guardare la tv. Già: perché alle 18 in punto davanti alle telecamere di Nederland 1 vanno in scena Mark Rutte, il premier liberale, e Geert Wilders, lo xenofobo, i veri duellanti di queste elezioni che tanta paura stanno mettendo all’Unione europea: vinceranno i populisti? Resisteran­no gli europeisti?

E’ l’on e-to-one , un confronto all’americana, ma condito in salsa olandese, che smussa e camuffa i sapori: tuttavia, ciò avviene ad appena 38 ore dal voto parlamenta­re, insomma, non si replica. Chi sbaglia, paga. Il sistema elettorale è un proporzion­ale puro: con 28 partiti in lizza, qualsiasi risultato arrivi costringer­à a trattative per creare l’eventuale nuova coalizione al governo. La dispersion­e potrebbe favorire le ambizioni dei populisti, ma in pochi vogliono allearsi con Wilders.

SULLO SFONDO IDEALE dello studio tv incombe il Sultano di Ankara che grida: “L’Olanda è un covo di nazisti!”. Un assist inaspettat­o: ma per chi? Per il governo. Rutte è stato lestissimo: ha risposto duro e risoluto alle invettive del presidente turco, scippando il ruolo agli estremisti del PVV, il Partito delle Libertà, la destra razzista e radicale. Così, il punteggio elettorale del premier è salito, confermand­o una volta di più l’opinione diffusa che sia un uomo dalle convinzion­i politiche abbastanza flessibili. A due giorni dal voto, infatti, il suo partito liberale Vvd, secondo l’ultimo sondaggio pubblicato da Pilingwijz­er resta in vantaggio di circa 3 punti percentual­i e 4 seggi su Wilders. Al punto che lo stesso Rutte, durante il serrato confronto, sarà costretto a precisare: “La Turchia non ha tentato d’influenzar­e il voto”.

Il dibattito procede a stilettate. Se le dicono e se le cantano per oltre un’ora, ma mai hai l’impression­e che uno possa avventarsi sull’altro. Il premier indossa un completo grigio da grand commis dello Stato. L’islamofobo Geert Wilders un’elegante completo blu su camicia bianca: la divisa da businessma­n. Maschere?

LO STUDIO del programma EenVandaag è gremito. Il look cotonato di Wilders è un marchio ormai. Rutte, con gli occhialini da vista senza montatura ha l’aria del professore che ti aspetta al varco. Vince ai punti. Ma convince? Di certo, è abile. Rassicuran­te: “L’Olanda non farà alcun negoziato sotto le minacce turche”. Si appella agli elettori: “Il nostro deve essere il primo

Paese a fermare il cattivo populismo”. Ripete quel che poche ore prima aveva dichiarato: “Si può dire che queste elezioni saranno i quarti di finale per impedire che il cattivo populismo vinca. Le semifinali saranno in Francia ad aprile e maggio. Poi la finale sarà in Germania a settembre”.

Wilders reagisce: “Ma io non gioco i quarti, io gioco una finale, una finale contro i mentitori e i legislator­i”. Sciorina il suo repertorio: se divento premier, chiudo le frontiere agli immigrati musulmani, vieterò la vendita del Corano, chiuderò le moschee ricorda che dietro loro c’è il terrorismo islamico; invoca Nexit, ma Rutte lo stoppa subito, citando anche il rischio di un crac dell’Italia che travolgere­bbe l’Europa intera: “Se volete che i soldi vadano a chi chiede asilo, piuttosto che a voi, allora votate il partito di Rutte. Ma se volete che i Paesi Bassi siano di nuovo nostri, allora cacciatelo!”.

È una resa dei conti: atto finale e culminante di una focosa campagna elettorale in un Paese culla della tolleranza e del multicultu­ralismo, e che vanta un sistema consociati­vo invidiato quanto vanamente imitato. Eppure, questo modello sociale è nel mirino dei populisti, “per colpa vostra l’Olanda è piombata in una crisi politica, grazie alle vostre posizioni radicalizz­ate e alle dichiarazi­oni estremiste, caro signor Wilders, io non collaborer­ò mai con un tale partito”.

Governo-rebus Con 28 partiti in lizza, qualsiasi risultato costringer­à a trattative per l’esecutivo

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