Il Fatto Quotidiano

“Ci intimidisc­ono”, “Sei come Salvini” Il gaio dibattito Pd

DemEmilian­o parla di minacce sul territorio ai dirigenti schierati con lui. L’assessore bolognese (per Orlando): “Renzi? È di destra”

- » TOMMASO RODANO

Le primarie del Pd saranno pure un “rito abbreviato”, come le definisce Michele Emiliano, ma la celebrazio­ne in fretta e furia voluta da Matteo Renzi non sta impedendo che nel partito voli più di uno straccio.

Di certo le ultime uscite dell’ex premier non hanno contribuit­o a un clima più sereno, per usare un aggettivo a lui caro: al Lingotto, Renzi ha fatto filtrare la volontà di alzare la soglia di sbarrament­o della legge elettorale dal 3 al 5 per cento (si legge in un retroscena di Repubblica, del genere “Renzi ai suoi”). Un’ipotesi praticamen­te irrealizza­bile con gli attuali numeri in Parlamento: più che altro una minaccia a sinistra, verso chi è appena uscito dal Pd o potrebbe pensare di farlo dopo la conta interna di fine aprile. Altro che nuovo Ulivo, quindi: nelle liste dem ci sarebbe posto al massimo per Giuliano Pisapia o per Laura Boldrini, da indipenden­ti. Per tutti gli altri, porte sbarrate.

IERI INVECE è tornato a parlare Emiliano. Prima su La7, nel talk show mattutino Omnibus , durante il quale ha lanciato accuse sibilline ma piuttosto pesanti: “Enrico Rossi e Roberto Speranza sono due brave persone, la violenza intorno a loro gli ha reso invivibile la possibilit­à di stare nel Pd. Io resisto alle intimidazi­oni, sono stato addestrato a farlo dal mio lavoro di magistrato. Ci sono decine di persone che mi sostengono senza ammetterlo perché dire ‘io sto con Emiliano’, in questo momento, è pericoloso”.

Nel pomeriggio, ospite del videoforum di Repubblica , il governator­e pugliese ha spiegato (in parte) il senso delle sue parole. Le intimidazi­oni sarebbero “di natura politica”: “Molti hanno la sensazione che si debba andare oltre il renzismo, ma dicono ‘io tengo famiglia’, insomma c’è la paura che non gli facciano più fare carriera politica. Tanti si daranno da fare per darmi una mano ma preferiran­no non farlo sapere”. Emiliano non ha ascoltato – dice – gli interventi di Renzi al Lingotto (“avevo iniziative per il Congresso”), ma ha trovato una nuova, aulica definizion­e del renzismo: “Il nulla lucente”. Poi è tornato a definire il Pd “il partito dei banchieri e dei petrolieri, perché Renzi si è preoccupat­o più delle banche che delle persone senza lavoro, più delle grandi imprese che delle piccole e medie imprese”. Il presidente della Puglia ha confermato la sua linea su Luca Lotti: non gli chiede formalment­e di fare un passo indietro, “ma se mi trovassi io nella sua situazione mi sarei già dimesso da ministro”. Ha attaccato anche il terzo candidato, Andrea Orlando: “Ha condiviso tutto dei mille giorni del governo Renzi. Il suo pentimento è tardivo. L’unica alternativ­a al renzismo siamo noi”. Ha sottolinea­to, infine, di non avere “alcun tipo di prevenzion­e nei confronti del Movimento 5 Stelle: in Puglia avevo nominato tre assessori donna del M5s. Il loro popolo, che è composto anche da molti delusi dal Pd, in parte mi assomiglia, abbiamo dei valori in comune”.

A LT RE c on fe rm e del clima congressua­le poco ecumenico, diciamo, arrivano dall’Emilia. Uno degli uomini forti del Pd bolognese, l’assessore comunale Paolo Lepore, sostenitor­e della candidatur­a di Orlando, ha pronunciat­o giudizi definitivi sul partito, in un’intervista al Corriere della Sera di Bologna: “In questo momento gli elettori fanno fatica a distinguer­e il Pd dal centrodest­ra”, non solo “quello di Berlusconi” ma pure “quello di Salvini, si fa fatica a vedere le differenze”.

Lepore è considerat­o l’erede politico del sindaco Virginio Merola (anche lui schierato con Orlando). Il primo cittadino non solo non ha preso le distanze, ma ha sottoscrit­to le sue parole: “Non credo che Lepore sia contro il Pd. Ha detto che se uno ha fatto la campagna elettorale si rende conto che abbiamo un problema di rapporto con i ceti popolari, che va affrontato. Se poi qualcuno prende la verità come un’offesa, è un altro problema”.

Mentre gli “orlandiani” caricano a testa bassa contro il segretario uscente, il ministro della Giustizia tiene un profilo molto più basso: “Non mi pento di nient e”, dice, riferendos­i all’e sp erienza nel governo renziano. E aggiunge: “Se nessuno dei candidati alle primarie del Pd superasse il 50%, non sarebbe automatica un’alleanza con Emiliano, mi confronter­ei con entrambi i candidati”.

Infine, il fronte televisivo. Dario Ginefra, pa rlam enta re vicino a Emiliano, ha criticato la Rai: “Scriveremo al direttore Campo dall’Orto per chiedergli un maggiore equilibrio della presenza negli spazi concessi ai tre candidati”. Replica dell’on n i p r esente deputato renziano in Vigilanza, Michele Anzaldi: “I dati dell’Osservator­io di Pavia dicono che tra il 18 febbraio e il 3 marzo Emiliano ha avuto più spazio di Renzi e Orlando”(ma erano i giorni del “me ne vado, anzi no, resta”). Un altro mese e mezzo così e altro che le “carte bollate” di Emiliano.

MICHELE EMILIANO

Il renzismo è il nulla lucente Molti voteranno per me ma non possono dirlo perché hanno paura per la loro carriera

 ?? Ansa ?? Quasi amici Matteo Renzi accarezza Michele Emiliano
Ansa Quasi amici Matteo Renzi accarezza Michele Emiliano
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy