Rimini: se sono zingari (italiani) niente case per loro
Il 15 marzo dalle ore 11 alle ore 14 noi donne dell’associazione “Donnedamare per l’impresa balneare” saremo in piazza Montecitorio per difendere la nostra dignità e il diritto al lavoro, che da anni l’Italia non garantisce. Il motto della manifestazione sarà “guarda i tuoi figli negli occhi e unisciti a noi”. Vorremmo sapere dal ministro Calenda, così europeista da mettere l’Ue davanti a 30 mila famiglie e 60 mila donne italiane, come pensa che potremmo andare avanti? Abbiamo sempre creduto che le nostre imprese avrebbero avuto fine solo se lo avessimo deciso noi o nel caso in cui non fossimo più state in grado di essere imprenditrici capaci. Sono dieci anni che ci battiamo per la difesa del nostro lavoro.
Il 15 marzo continueremo, contro il ddl “Ammazza balneari”, concepito da quella stessa politica che solo un anno fa intendeva aiutarci. Inoltre, siamo profondamente deluse dal fatto che lei, sig. ministro Calenda, incontrerà solo tre sigle sindacali (SIB, FIBA e OASI). La manifestazione sarà appoggiata da Comitato Salvataggio Imprese e Turismo Italiano, Itb Italia, Donnedamare, CNA Balneatori, Assobalneari e ACO Liguria, che non approvano il basso profilo impostoci proprio dai sindacati che lei riceverà e che non ci rappresentano più.
Il 15 marzo diremo no all’Europa e all’Italia a due velocità: Spagna a Portogallo, paesi dell’Unione come noi, hanno saputo tutelare al meglio le loro particolarità e diritti. Diremo no al suo atteggiamento bivalente: da una parte ha definito le concessioni balneari italiane “v e r go g n o s e ”, dall’altra c’è chi spaccia il ddl “ammazza balneari” come un tentativo di salvare le stesse concessioni.
Caro ministro, le donne balneari italiane la invitano in piazza Montecitorio e le chiedono di essere ascoltate in delegazione mercoledì 15 marzo.
Salvini a Napoli: la voce di chi sabato “è venuto in pace”
Sabato ero a manifestare a Napoli, nella mia città, contro il comizio di un leghista e del suo partito dichiaratamente xenofobo, dopo tutto quello che hanno detto su Napoli e il Sud. Inaccettabili le loro scuse, mai accompagnate da una condanna netta nei confronti del passato. Sebbene i leghisti siano rimasti in- CARO FURIO COLOMBO, un progetto del Comune di Rimini prevedeva di chiudere un campo che da decenni accoglie, in condizioni precarie, 45 persone (di cui 13 bambini) di etnia Sinti e di cittadinanza italiana, per sistemarli in casette monofamiliari in punti diversi della città. Insomma, la vita normale. Si è scatenata immediatamente una campagna di odio: ci sono le case per gli Zingari ma non per i terremotati.
Tieni conto che la famiglia più numerosa che dovrebbe insediarsi in un quartiere è composta di sei persone, bambini inclusi. Che cosa vogliono da noi?
Se non si chiudono i campi ci sono accuse, ribellioni e persino attacchi. Se si chiudono i bravi cittadini insorgono al grido “le case agli italiani”, persino se i rom e i sinti in questione sono italiani. Riuscirà la democratica e civile Rimini a salvarsi dalla viltà di certi politici? IL CASO È NARRATO CON CHIAREZZA e purtroppo è tipico: i campi bisogna sgombrarli, ma le case non si devono mai dare ai rom, per non toglierle agli italiani, e non importa a nessuno di verificare che anche i rom e i sinti sono italiani.
È chiaro e ovvio che la buon amministrazione di Rimini aveva previsto (un caso unico, nel nostro Paese, dove tutti gli sgomberi servono solo a spingere famiglie sen- tolleranti come sempre, Salvini è venuto a Napoli perché si è reso conto di aver bisogno dei voti del Sud, ma ha dimenticato che ccà nisciuno è fesso.
Per quanto riguarda il mio gruppo, sabato abbiamo partecipato senza alcun intento violento, ma nel corso della manifestazione, dei black block hanno finito per mischiarsi a noi. Lì è iniziata la confusione, tra bombe carta, petardi e getti degli idranti. Quando i black bloc ci hanno superati, correndo via mentre noi stazionavamo al centro della strada, la polizia ci ha raggiunti con i blindati. L’accanimento nei confronti dei manifestanti pacifici anziché verso i reali responsabili dei disordini mi ha ricordato il G8 di Genova. Il corteo è stato per metà una festa tranquilla e serena, poi gli eventi successivi, tra teppisti e la polizia, hanno oscurato la partecipazione pacifica dei napoletani.
I soliti commentatori ora si lanciano in sterili analisi corredate dai soliti luoghi comuni. A loro vorrei dire che le “quattro zecche dei centri sociali” avrebbero evitato quella situazione di pericolo. Sia- za casa nel vuoto, e a produrre nuovi campi spontanei da chiudere appena possibile) le casette di cui parla Dijana, erano state previste e ordinate senza rapporto con gli eventi calamitosi che hanno colpito l’Italia. È chiaro che l’argomento “prima la casa agli italiani” è uno squallido espediente per togliere dalla fila chi aveva già fatto il suo turno di attesa.
È chiaro che l’ostinazione a non riconoscere il legame umano, ma anche di cittadinanza, con rom e sinti che sono quasi tutti italiani (e se non sono tutti in odore di santità, abbiate almeno il coraggio di sostenere che gli italiani che a Foggia sparano sulle auto della polizia e a Palermo bruciano vivo un senzatetto, sono cittadini esemplari da mettere in testa alla fila) serve a certi politici, e a tanti che purtroppo li seguono, per continuare ad avere un nemico da accusare e un amministratore pubblico da incolpare, se si azzarda a non essere stupido e crudele come si vede in molti talk show in televisione. Sarà importante per chi ci legge sapere come va a finire, se prevale la parte intelligente che vede il futuro, o quella orientata sulla peggiore cultura del passato.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it mo stati definiti “Pulcinella impazziti” da un quotidiano che di “libero” ha solo il modo in cui riporta le notizie.
A quanti asseriscono che “i napoletani non protestano contro camorra, malasanità ma fanno la rivoluzione per Salvini” ricordo che i centri sociali hanno protestato contro la camorra nel Rione Sanità, si sono opposti alla chiusura dell’ospedale San Gennaro, al dilagare di voucher e lavoro nero, alla riforma costituzionale Boschi, contro il razzismo fianco a fianco a migranti. Gran parte dei media non concede la giusta visibilità a importanti battaglie civili, preferendo fare altro.
La triste previsione di Pietro Calamandrei sull’Italia di oggi
“Eppure, amici, questa è la storia singolare dell’Italia dopo il breve esperimento del governo Parri: che essa è tornata a essere governata dalla classe dirigente prefascista; governata da fantasmi” - Piero Calamandrei, padre costituente, Milano 1954. Guardando l’Italia di oggi devo ammettere che al confronto di Calamandrei, Nostradamus era al livello del Mago Otelma. DIRITTO DI REPLICA
Caro Direttore, a nome e per conto dei rappresentanti legali della Geress Srl, proprietaria della Casa di Cura Colle Cesarano, sono a richiederLe quanto segue, con riserva di ogni azione nelle sedi giudiziarie competenti. Il giorno 12 marzo il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo a firma Giampiero Calapà dal titolo “Sanità, la clinica (horror) più pagata da Zingaretti”.
Il suddetto articolo riporta fatti raccontati con superficialità con numerose inesattezze e grossolanerie che non giustificano minimamente il tenore ed il titolo dell’articolo. Un centro modello d el l ’ accoglienza sanitaria come Colle Cesarano viene presentato come una clinica horror. Non vengono riportate e raccontate le oltre 60 ispezioni ricevute negli ultimi anni da tutti i soggetti preposti e superate dalla nostra Clinica con successo. Il Centro di accoglienza dei rifugiati è presentato come una struttura di malaffare, omettendo che è stato preso in gestione di commissari giudiziari dopo la vicenda denominata “mafia capitale” avendo superato vari controlli della magistratura e degli organi di controllo competenti in materia; tra l’altro la struttura ha evitato qualsiasi tipo di disagio per il territorio nell’accoglienza dei rifugiati. Il Centro è completamente separato dalla clinica, trattasi di due strutture completamente distinte; ma nell’articolo si scrive l’esatto contrario.
Colle Cesarano è notoriamente ritenuto all’avanguardia in Italia, ma neanche questo viene riportato dal Calapà, che però cita mafia capitale a proposito dall’a mm in istratore dott. Genova senza ricordare che Genova non è mai stato coinvolto a nessun titolo nell’inchiesta giudiziaria. Particolarmente grave è omettere la parte finale della telefonata, agli atti di Mafia Capitale, tra Buzzi e Genova, dove quest’ultimo rifiuta categoricamente ogni richiesta del Buzzi; proprio per questo il Dott. Genova non è mai stato indagato.
Parlare di clinica horror di fronte a questi fatti e alle conseguenti omissioni è inammissibile. Riteniamo doveroso dunque richiedere alla vostra testata la pubblicazione di questa rettifica del suddetto articolo, perché incompleto, erroneo, fuorviante e lesivo del buon nome di Colle Cesarano.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
Ringraziamo la Geress Srl per l’attenzione; il nostro articolo e il servizio andato in onda ieri sera su Rai3, nella trasmissione “Presadiretta”, raccontano con immagini e testimonianze puntuali quanto accaduto negli ultimi anni nella clinica Colle Cesarano di Tivoli. Nel servizio tv non manca la testimonianza di Ranieri De Maria, consulente della commissione d’inchiesta della Camera sugli errori sanitari, che nel 2012 aveva fatto degli approfondimenti tutt’altro che positivi sulla situazione della clinica. Non sono mancate in questi anni interrogazioni e interpellanze in Consiglio regionale del Lazio e in Parlamento, soprattutto di Radicali e Cinque stelle, a denunciare una situazione vergognosa su ciò che accade all’interno della clinica. La conversazione citata tra Buzzi e il dott. Genova (non indagato) termina con affettuosi saluti. Tutto il resto è confermato, nella speranza che adesso la situazione della clinica psichiatrica, per i malati ospitati, sia migliorata. Torneremo a verificarlo.