Il Fatto Quotidiano

Rimini: se sono zingari (italiani) niente case per loro

- ASSOCIAZIO­NE DONNEDAMAR­E DIJANA PAVLOVIC MARCO NATALIZIO FULVIO TEMPORIN AVV. FRANCESCO FRENI G. CAL.

Il 15 marzo dalle ore 11 alle ore 14 noi donne dell’associazio­ne “Donnedamar­e per l’impresa balneare” saremo in piazza Montecitor­io per difendere la nostra dignità e il diritto al lavoro, che da anni l’Italia non garantisce. Il motto della manifestaz­ione sarà “guarda i tuoi figli negli occhi e unisciti a noi”. Vorremmo sapere dal ministro Calenda, così europeista da mettere l’Ue davanti a 30 mila famiglie e 60 mila donne italiane, come pensa che potremmo andare avanti? Abbiamo sempre creduto che le nostre imprese avrebbero avuto fine solo se lo avessimo deciso noi o nel caso in cui non fossimo più state in grado di essere imprenditr­ici capaci. Sono dieci anni che ci battiamo per la difesa del nostro lavoro.

Il 15 marzo continuere­mo, contro il ddl “Ammazza balneari”, concepito da quella stessa politica che solo un anno fa intendeva aiutarci. Inoltre, siamo profondame­nte deluse dal fatto che lei, sig. ministro Calenda, incontrerà solo tre sigle sindacali (SIB, FIBA e OASI). La manifestaz­ione sarà appoggiata da Comitato Salvataggi­o Imprese e Turismo Italiano, Itb Italia, Donnedamar­e, CNA Balneatori, Assobalnea­ri e ACO Liguria, che non approvano il basso profilo impostoci proprio dai sindacati che lei riceverà e che non ci rappresent­ano più.

Il 15 marzo diremo no all’Europa e all’Italia a due velocità: Spagna a Portogallo, paesi dell’Unione come noi, hanno saputo tutelare al meglio le loro particolar­ità e diritti. Diremo no al suo atteggiame­nto bivalente: da una parte ha definito le concession­i balneari italiane “v e r go g n o s e ”, dall’altra c’è chi spaccia il ddl “ammazza balneari” come un tentativo di salvare le stesse concession­i.

Caro ministro, le donne balneari italiane la invitano in piazza Montecitor­io e le chiedono di essere ascoltate in delegazion­e mercoledì 15 marzo.

Salvini a Napoli: la voce di chi sabato “è venuto in pace”

Sabato ero a manifestar­e a Napoli, nella mia città, contro il comizio di un leghista e del suo partito dichiarata­mente xenofobo, dopo tutto quello che hanno detto su Napoli e il Sud. Inaccettab­ili le loro scuse, mai accompagna­te da una condanna netta nei confronti del passato. Sebbene i leghisti siano rimasti in- CARO FURIO COLOMBO, un progetto del Comune di Rimini prevedeva di chiudere un campo che da decenni accoglie, in condizioni precarie, 45 persone (di cui 13 bambini) di etnia Sinti e di cittadinan­za italiana, per sistemarli in casette monofamili­ari in punti diversi della città. Insomma, la vita normale. Si è scatenata immediatam­ente una campagna di odio: ci sono le case per gli Zingari ma non per i terremotat­i.

Tieni conto che la famiglia più numerosa che dovrebbe insediarsi in un quartiere è composta di sei persone, bambini inclusi. Che cosa vogliono da noi?

Se non si chiudono i campi ci sono accuse, ribellioni e persino attacchi. Se si chiudono i bravi cittadini insorgono al grido “le case agli italiani”, persino se i rom e i sinti in questione sono italiani. Riuscirà la democratic­a e civile Rimini a salvarsi dalla viltà di certi politici? IL CASO È NARRATO CON CHIAREZZA e purtroppo è tipico: i campi bisogna sgombrarli, ma le case non si devono mai dare ai rom, per non toglierle agli italiani, e non importa a nessuno di verificare che anche i rom e i sinti sono italiani.

È chiaro e ovvio che la buon amministra­zione di Rimini aveva previsto (un caso unico, nel nostro Paese, dove tutti gli sgomberi servono solo a spingere famiglie sen- tolleranti come sempre, Salvini è venuto a Napoli perché si è reso conto di aver bisogno dei voti del Sud, ma ha dimenticat­o che ccà nisciuno è fesso.

Per quanto riguarda il mio gruppo, sabato abbiamo partecipat­o senza alcun intento violento, ma nel corso della manifestaz­ione, dei black block hanno finito per mischiarsi a noi. Lì è iniziata la confusione, tra bombe carta, petardi e getti degli idranti. Quando i black bloc ci hanno superati, correndo via mentre noi stazionava­mo al centro della strada, la polizia ci ha raggiunti con i blindati. L’accaniment­o nei confronti dei manifestan­ti pacifici anziché verso i reali responsabi­li dei disordini mi ha ricordato il G8 di Genova. Il corteo è stato per metà una festa tranquilla e serena, poi gli eventi successivi, tra teppisti e la polizia, hanno oscurato la partecipaz­ione pacifica dei napoletani.

I soliti commentato­ri ora si lanciano in sterili analisi corredate dai soliti luoghi comuni. A loro vorrei dire che le “quattro zecche dei centri sociali” avrebbero evitato quella situazione di pericolo. Sia- za casa nel vuoto, e a produrre nuovi campi spontanei da chiudere appena possibile) le casette di cui parla Dijana, erano state previste e ordinate senza rapporto con gli eventi calamitosi che hanno colpito l’Italia. È chiaro che l’argomento “prima la casa agli italiani” è uno squallido espediente per togliere dalla fila chi aveva già fatto il suo turno di attesa.

È chiaro che l’ostinazion­e a non riconoscer­e il legame umano, ma anche di cittadinan­za, con rom e sinti che sono quasi tutti italiani (e se non sono tutti in odore di santità, abbiate almeno il coraggio di sostenere che gli italiani che a Foggia sparano sulle auto della polizia e a Palermo bruciano vivo un senzatetto, sono cittadini esemplari da mettere in testa alla fila) serve a certi politici, e a tanti che purtroppo li seguono, per continuare ad avere un nemico da accusare e un amministra­tore pubblico da incolpare, se si azzarda a non essere stupido e crudele come si vede in molti talk show in television­e. Sarà importante per chi ci legge sapere come va a finire, se prevale la parte intelligen­te che vede il futuro, o quella orientata sulla peggiore cultura del passato.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it mo stati definiti “Pulcinella impazziti” da un quotidiano che di “libero” ha solo il modo in cui riporta le notizie.

A quanti asseriscon­o che “i napoletani non protestano contro camorra, malasanità ma fanno la rivoluzion­e per Salvini” ricordo che i centri sociali hanno protestato contro la camorra nel Rione Sanità, si sono opposti alla chiusura dell’ospedale San Gennaro, al dilagare di voucher e lavoro nero, alla riforma costituzio­nale Boschi, contro il razzismo fianco a fianco a migranti. Gran parte dei media non concede la giusta visibilità a importanti battaglie civili, preferendo fare altro.

La triste previsione di Pietro Calamandre­i sull’Italia di oggi

“Eppure, amici, questa è la storia singolare dell’Italia dopo il breve esperiment­o del governo Parri: che essa è tornata a essere governata dalla classe dirigente prefascist­a; governata da fantasmi” - Piero Calamandre­i, padre costituent­e, Milano 1954. Guardando l’Italia di oggi devo ammettere che al confronto di Calamandre­i, Nostradamu­s era al livello del Mago Otelma. DIRITTO DI REPLICA

Caro Direttore, a nome e per conto dei rappresent­anti legali della Geress Srl, proprietar­ia della Casa di Cura Colle Cesarano, sono a richiederL­e quanto segue, con riserva di ogni azione nelle sedi giudiziari­e competenti. Il giorno 12 marzo il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo a firma Giampiero Calapà dal titolo “Sanità, la clinica (horror) più pagata da Zingaretti”.

Il suddetto articolo riporta fatti raccontati con superficia­lità con numerose inesattezz­e e grossolane­rie che non giustifica­no minimament­e il tenore ed il titolo dell’articolo. Un centro modello d el l ’ accoglienz­a sanitaria come Colle Cesarano viene presentato come una clinica horror. Non vengono riportate e raccontate le oltre 60 ispezioni ricevute negli ultimi anni da tutti i soggetti preposti e superate dalla nostra Clinica con successo. Il Centro di accoglienz­a dei rifugiati è presentato come una struttura di malaffare, omettendo che è stato preso in gestione di commissari giudiziari dopo la vicenda denominata “mafia capitale” avendo superato vari controlli della magistratu­ra e degli organi di controllo competenti in materia; tra l’altro la struttura ha evitato qualsiasi tipo di disagio per il territorio nell’accoglienz­a dei rifugiati. Il Centro è completame­nte separato dalla clinica, trattasi di due strutture completame­nte distinte; ma nell’articolo si scrive l’esatto contrario.

Colle Cesarano è notoriamen­te ritenuto all’avanguardi­a in Italia, ma neanche questo viene riportato dal Calapà, che però cita mafia capitale a proposito dall’a mm in istratore dott. Genova senza ricordare che Genova non è mai stato coinvolto a nessun titolo nell’inchiesta giudiziari­a. Particolar­mente grave è omettere la parte finale della telefonata, agli atti di Mafia Capitale, tra Buzzi e Genova, dove quest’ultimo rifiuta categorica­mente ogni richiesta del Buzzi; proprio per questo il Dott. Genova non è mai stato indagato.

Parlare di clinica horror di fronte a questi fatti e alle conseguent­i omissioni è inammissib­ile. Riteniamo doveroso dunque richiedere alla vostra testata la pubblicazi­one di questa rettifica del suddetto articolo, perché incompleto, erroneo, fuorviante e lesivo del buon nome di Colle Cesarano.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

Ringraziam­o la Geress Srl per l’attenzione; il nostro articolo e il servizio andato in onda ieri sera su Rai3, nella trasmissio­ne “Presadiret­ta”, raccontano con immagini e testimonia­nze puntuali quanto accaduto negli ultimi anni nella clinica Colle Cesarano di Tivoli. Nel servizio tv non manca la testimonia­nza di Ranieri De Maria, consulente della commission­e d’inchiesta della Camera sugli errori sanitari, che nel 2012 aveva fatto degli approfondi­menti tutt’altro che positivi sulla situazione della clinica. Non sono mancate in questi anni interrogaz­ioni e interpella­nze in Consiglio regionale del Lazio e in Parlamento, soprattutt­o di Radicali e Cinque stelle, a denunciare una situazione vergognosa su ciò che accade all’interno della clinica. La conversazi­one citata tra Buzzi e il dott. Genova (non indagato) termina con affettuosi saluti. Tutto il resto è confermato, nella speranza che adesso la situazione della clinica psichiatri­ca, per i malati ospitati, sia migliorata. Torneremo a verificarl­o.

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