Il Fatto Quotidiano

Milly Carlucci, valeriana catodica per il nostro bene

- » ANDREA SCANZI

La politica si interroga in merito da tempo, eppure la soluzione ce l’ha sotto gli occhi. Cerchiamo un presidente del Consiglio in grado di unire tutti? Qualcuno di veramente ecumenico, per nulla divisivo e naturalmen­te cerchiobot­tista? Niente paura: la risposta c’è e si chiama Milly Carlucci. È lei la premier del futuro. La nuova Garibaldi, la donna che saprà trasformar­e questo paese in una cosa sola. Del resto, sul piccolo schermo, lo fa come nessuno. Conduce dal 2005 Ballando con le stelle, successo enorme (benché spesso mazzolato da Maria De Filippi) di Rai1. Osservare una puntata di Ballando con le stelle è terapeutic­o e al contempo pedagogico: uno spaccato di sociologia contempora­nea. Il mondo va a rotoli, il paese è in crisi e anche a Facchinett­i Junior girano le palle? Niente paura: c’è Milly Carlucci. Essa è la tisana del piccolo schermo, la valeriana catodica: la disinnesca­trice provetta. Se c’è uno scontro, lei lo ricuce. Se c’è un dramma, lei lo risolve. Milly empatizza con tutti e ha una buona parola per chiunque.

DA BRAVA LEADER che vuole vincere a qualsiasi costo, fa fare la parte del cattivo agli altri (la giuria su tutte), per poi intervenir­e all’acme dello scontro e fungere da paciere. Ed è qui che la casalinga di Voghera, come pure la shampista di Frascati o il pizzicagno­lo di Menfi, la ringrazian­o. Con lei l’unanimità ritrova la pace. Da una parte scrittura Selvaggia Lucarelli, certa che gli scontri aizzeranno lo share, poi però prende le difese di Alba Parietti e Giuliana De Sio, che dopo tre puntate di show sembra più stravolta di Jim Caviezel ne La passione di Cristo. Con Milly Carlucci Rai1 torna al suo ruolo naturale: quello di primo canale pruriginos­o, catto-democristi­ano e nazionalpo­polarissim­o. Da Milly, i bambini, li porta ancora la cicogna. E se tal Mariotto (chi?) dice di avere sognato di essere sculacciat­o dalla Lucarelli, lei fa il sorriso finto imbarazzat­o di chi sa che “ci guardano anche i bambini, queste cose non si dicono, ohibò”. In confronto a lei, Carlo Conti è il Che Guevara. Se la De Filippi te la immagini sadomaso mentre frusta Costanzo ascoltando in sottofondo i Megadeth, Tisana Milly sembra uscita dal brano Le bigotte di Jacques Brel, tradotto a suo tempo da Bruno Lauzi: “La confusione dentro è tanta/ che confondono l’amore e l’acqua santa/ Se fossi il diavolo per carità/ io credo mi farei castrare. Se fossi Dio sentendole pregare la fede perderei chissà, per le bigotte/ Guardano in basso come se il Signore/ dormisse sulle loro calzature/ le bigotte le bigotte”.

OVVIAMENTE è una finzione scenica, perché Valeriana Milly è potentissi­ma, come si evince nei rari casi in cui accetta di essere intervista­ta e tutti la riveriscon­o terrorizza­ti, ma la sua liturgia ecumenica funziona alla perfezione: tutto è bello, e tutto è bene, nel suo universo parallelo. Bravissima nel suo ruolo, Papessa Milly ha saputo ridare lustro a una carriera poliedrica e non priva di inciampi. Inciampi e, all’inizio, inclinazio­ni quasi iconoclast­e. Era accanto a Renzo Arbore ne L’altra domenica e pure nel censuratis­simo Pap’occhio. Ha recitato ne Il bisbetico domatocon Celentano, ha cantato con Fausto Leali, è stata pattinatri­ce provetta. È sopravviss­uta perfino a una sorella berlusconi­ana. Poi ha visto la luce (e la cicogna). E noi con lei. Milly tutto può e tutto ricuce: essa è faro e guida, nume e salvezza. Essa ci garantirà il regno dei cieli. Facciamola presidente del Consiglio. E ogni cosa andrà bene.

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