Il Fatto Quotidiano

Mazzetta algerina, le email girate a Cao

I messaggi inviati all’ex ad di Saipem sugli incontri col mediatore africano

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Khelil mediati dal suo factotum Farid Bedjaoui, il processo manda in archivio schermagli­e tra gli alti dirigenti di Eni dell’epoca. Un teatrino destinato a ripetersi quando sarà sentito Claudio Descalzi, ad attuale di Eni, indagato nel procedimen­to parallelo sull’affare nigeriano. Il punto decisivo sono i cosiddetti incontri informali che Cao (sentito ieri come testimone del pm), come già aveva fatto nelle sue sommarie informazio­ni del 2014, ha negato: “Fino a quando sono rimasto in Eni non ero al corrente di procedure informali”, tanto più che “Pietro Tali (ex ad Saipem imputato) non mi disse mai che aveva rapporti mail con Bedjoui”. A domanda, poi, Cao risponde: “Antonio Vella (ex dirigente Saipem) riferiva a me”. E però quando lo stesso Vella, nel luglio 2006, invia una email allo stesso mediatore dal titolo “Farid last version” sul programma dell’incontro con l’ex ministro, non avverte il suo stesso referente e cioè Stefano Cao. “Non mi disse che mandò il programma”, ha spiegato ieri in aula l’ad Saipem. Ecco, poi, la “catena di email”.

NEL MARZO 2008, ha spiegato il pm in aula, a Stefano Cao arrivano diversi inoltri di email. Al centro del discorso, è stato spiegato in aula, gli incontri di Scaroni con Bedjaoui. Incontri che saltano, da Parigi a Londra, fino a quando il mediatore giungerà a Milano. Nella email arrivata a Cao, Scaroni, a proposito di questo, scrive, rivolto a ll ’ ex dg Eni: “Pa rl ia mo ne questa mattina”. La riposta dell’ad Saipem è netta: “Non ricordo di averne mai parlato. Dal punto di vista temporale siamo nella fase discendent­e della mia presenza in Eni. Comunque ne prendo atto.”. Cao stesso, poi, definisce l’affare algerino di rilevanza nazionale. Eppure, farà notare la corte, nonostante l’importanza dei progetti non pare che gli allora alti dirigenti di Eni, Scaroni e Cao, ne parlassero frequentem­ente. La tesi di Cao, par di ca- pire, è che in quel 2008, ma già nel 2007, la sua posizione fosse messa ai margini, fino al suo abbandono volontario. “Me ne vado – ha spiegato – proprio per questo frazioname­nto di canali informativ­i” pe rc hé “queste email confermano che la gestione era cambiata”.

ANCHE SE POI , lo stesso Cao, tornando sulla questione degli incontri informali specifica: “Quando parlo di incontri formali parlo di incontri di vertice, dopodiché le strutture hanno continui scambi informali. Circostanz­a che avviene di continuo con un livello di formalità più basso”. Questo, però, non elimina il punto tenuto fermo da Cao per quattro ore di interrogat­orio: gli incontri informali non erano un’abitudine consolidat­a prima che arrivasse come amministra­tore delegato Paolo Scaroni.

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LaPresse Stefano Cao, ex ad Saipem

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