“Se non parlo canto... con la ditta” Carlotta Proietti sperimenta il teatro
All’Auditorium di Roma con un concerto-spettacolo con la supervisione di papà Gigi e della sorella Susanna
Se non parlo canto: suona come un’i r o ni c a minaccia l ’ u l t i m a creazione di Carlotta Proietti, un “concerto-spettacolo” tra il serio e il faceto, la prosa e la musica, la commedia e il dramma, l’amore e l’abbandono, l’elettronica e il blues.
IN SCENA martedì 14 marzo alle 21.00 all’A ud i to r iu m Parco della Musica di Roma (Sala Teatro Studio Gianni Borgna), Se non parlo canto si avvale anche della supervisione artistica di Gigi Proietti e delle proiezioni di Susanna Proietti, rispettivamente padre e sorella di Carlotta. “Mi sono detta: ho i migliori su piazza, perché non sfruttarli?”, scherza lei al telefono. “Tra noi si è formata una specie di ‘ditta’, una collaborazione molto gratificante. Ho grande stima della professionalità di mio padre e di mia sorella: il primo mi ha aiutata nella scrittura, nell’imbastire una drammaturgia coerente e accattivante dello spettacolo; la se- conda, che è pittrice, si è occupata invece delle videoproiezioni”.
Non la imbarazza essere figlia d’arte? “No, ho sempre vissuto bene questa condizione: certo è un’arma a doppio taglio. È facile attirarsi critiche e pettegolezzi maligni, ma va bene così: li accetto e vado avanti. Ho fatto molta gavetta e, tra l’altro, il mio percorso artistico è stato per anni molto distante dagli interessi della mia famiglia, il palcoscenico in primis”. Carlotta ha una formazione musicale: studi di canto, tanto cantautorato e anche un tentativo di entrare nel circuito discografico. “Chi mi seguiva allora cercò pure di farmi partecipare a Sanremo, ma ho capito che non faceva per me, che quel mondo non mi appartiene, e non lo dico per snobismo”.
Al festival della canzone ha preferito i palchetti dei locali e dei club musicali: “Lì mi sono resa conto che dovevo imparare a stare in scena. Così mi sono avvicinata alla recitazione, e da allora non ho più smesso di studiare, sia come cantante e cantautrice, sia come attrice e interprete. Anche i miei ge- nitori sono rimasti sorpresi della mia tardiva infatuazione per il teatro! Lo spettacolo riflette me stessa, come sono fatta, e vuole rendere ragione appunto delle mie due passioni: la musica e la prosa”.
QUASI UN ESPERIMENTO di teatro canzone, Se non parlo canto ha in scaletta una dozzina di brani inediti ( Non mi piaci, Quintali di Pesce, Nicotina e Caffè...), alcuni ironici altri drammatici, e tutti alternati a siparietti e battute, monologhi e interventi squisitamente teatrali: “Il filo rosso sono i sentimenti, ma sempre con l’autoironia di sottofondo, anche grazie alla supervisione di mio padre: canto e parlo di storie sbagliate, abbandoni, delusioni, donne e amori, e quindi errori”.
“Proprio per evitare l’autoreferenzialità e la noia, ho coinvolto mio padre nella stesura dei testi che accom- pagnano le canzoni: testi leggeri e mai didascalici, divertenti ma non smaccatamente cabarettistici. Mi sono divertita moltissimo a lavorare con lui”.
Che tipo di musica porterete all’Auditorium? “Difficile mettere un’eti chet ta, ma direi che il mio è un genere pop, ibrido, che tiene insieme sonorità acustiche e influenze elettroniche, blues e rock, Norah Jones e Prince, per intenderci”. Gli arrangiamenti sono curati da Fabio Abate e dalla band di Carlotta, i Blatters, che saliranno sul palco con lei e con Flavia e Clara Costa, ai cori, violino e viola.
Dopo il live dove sarà possibile ascoltarvi? “A casa mi a!”, ironizza Carlotta. “Finora non ho mai inciso nulla: io e la band ci stiamo ancora rodando, ma prometto che presto entreremo in sala di registrazione”. Carta canta...