Dalla Prima
La
sindaca di Roma è indagata per abuso e falso sulle nomine di due dirigenti comunali delle quali si sa già tutto. Lotti e Tiziano sono accusati l’uno di rivelazione di segreti e favoreggiamento, l’altro di traffico d’influenze illecite in un’indagine per corruzione sul più grande appalto d’Europa, in base a intercettazioni imbarazzanti e a testimonianze di vari amici.
Ma veniamo al dunque. Lotti, appena saputo di essere indagato, s’è fatto interrogare per 40 minuti dai pm. Ha detto di non aver mai saputo nulla dell’inchiesta Consip, dunque di non averne potuto avvisare i vertici della società pubblica, come invece l’accusano di aver fatto gli amici Marroni (Ad di Consip) e Vannoni (presidente di Publiacqua Firenze). Ha aggiunto di aver viaggiato sullo stesso treno da Firenze a Roma con Vannoni, che quel giorno si recava a Napoli per testimoniare contro di lui in Procura, ma che l’amico non gli disse né dove andava né cosa stava per dire sul suo conto; poi però, nel pomeriggio, se lo ritrovò a Palazzo Chigi tutto mogio, perché voleva scusarsi di essere stato costretto dai pm a calunniarlo, e lui lo mise alla porta con parole minacciose: “Non ti do una testata per il rispetto di questo luogo”.
Se Renzi vuole che Lotti resti al governo, blaterare di presunzione di innocenza e fiducia nei pm (ma anche in Lotti) non ha alcun senso: il leader Pd deve parlare col ministro, farsi raccontare tutto (anche l’sms, mai spiegato dal ministro, con cui suggerì al governatore pugliese Michele Emiliano di ricevere Carlo Russo, il faccendiere di Scandicci che fa coppia fissa con babbo Tiziano in vari affari) e poi illustrarci perché crede ciecamente alla versione di Lotti e non a quella degli altri due amici Marroni e Vannoni. I quali, dunque, sarebbero due volgari calunniatori, oltreché due masochisti con tendenze suicide, visto che lanciano davanti ai pm, sotto giuramento, accuse tanto gravi quanto false al braccio destro dell’amico che li ha nominati. Dunque, se Lotti resta, Marroni e Vannoni devono andarsene su due piedi: Renzi faccia presentare dai parlamentari Pd una mozione che vincoli Gentiloni e Nardella a rimuoverli dai loro incarichi pubblici. Se invece i due restano al loro posto, è perché Renzi crede alle loro accuse contro Lotti, ma anche – nel caso di Marroni – contro i generali Del Sette e Saltalamacchia, che il governo deve licenziare in tronco restituendo credibilità all’Arma (tuttora impegnata in un’indagine già costellata di fughe di notizie).
Noi, alla luce degli atti e della logica, pensiamo che le parole di Marroni e Vannoni, corroborate da una mole di indizi, siano molto più attendibili di quelle di Lotti e babbo Tiziano. Ma non pretendiamo che Renzi sia d’accordo con noi. Se domani vuole salvare Lotti e anche la faccia, deve pronunciarsi contro i suoi accusatori. Poi, è ovvio, se Marroni e Vannoni risultassero credibili e Lotti bugiardo, le conseguenze non dovrebbe pagarle solo Lotti, ma anche Renzi. L’unica cosa che non può fare impunemente è prendere in giro gli italiani: ci ha già provato il 4 dicembre e sa com’è finita.