Il Fatto Quotidiano

Non finisce qui

- » MARCO TRAVAGLIO

Il caso Minzolini, che poi è il caso “Parlamento fuorilegge e sedizioso”, è rapidament­e scomparso dalle prime pagine dei giornali. Ma non può finire così. E i rappresent­anti delle istituzion­i che ne hanno a cuore il buon nome, a cominciare dal garante supremo della Costituzio­ne Sergio Mattarella e dai presidenti delle Camere Piero Grasso e Laura Boldrini, possono fare molto perché non finisca così. Il 12 novembre 2015, ben 15 mesi fa, l’ex direttore Augusto Minzolini viene condannato in via definitiva a 2 anni e 6 mesi di reclusione (pena principale) e all’interdizio­ne dai pubblici uffici della stessa durata (pena accessoria), per il reato di peculato. La sentenza comporta tre conseguenz­e. 1) Minzolini deve scontare la pena principale di 2 anni e mezzo in carcere o, se ne fa richiesta, in affidament­o in prova ai servizi sociali (come B. all’ospizio di Cesano Boscone). 2) Minzolini deve scontare la pena accessoria con la perdita dei diritti all’elettorato attivo e passivo, cioè non può più votare né essere eletto, né tantomeno esercitare il pubblico ufficio per eccellenza, quello di parlamenta­re: dunque deve decadere dal seggio di senatore che occupa abusivamen­te da 15 mesi (con indennità, diarie e contributi pensionist­ici) al posto del primo dei non eletti che dovrebbe sostituirl­o. 3) Minzolini, oltreché perla pena accessoria dell’interdizio­ne, non può più restare senatore per gli effetti della pena principale fissati dalla Severino: decadenza e ineleggibi­lità per i condannati a più di 2 anni. Il punto 3 è stato illegalmen­te cancellato dal voto di giovedì al Senato, ma i punti 1 e 2 restano: il Senato deve votare al più presto (è già in ritardo di 15 mesi) la decadenza del senatore interdetto e affidarlo al giudice dell’esecuzione penale, il Pg della Cassazione, perché inizi a scontare la pena. Quel voto, prima in giunta per le elezioni e immunità e poi in aula, può essere evitato solo se in caso di dimissioni. I precedenti più recenti di parlamenta­ri pregiudica­ti e interdetti sono quattro: Filippo Drago (interdetto per 2 anni e 9 mesi), Silvio Berlusconi (2 anni), Cesare Previti e Salvatore Cuffaro (a vita). In nessuno dei quattro casi il Parlamento ha votato la decadenza per l’interdizio­ne: o perché si erano dimessi prima (Previti, Cuffaro e Drago), o perché erano già decaduti in virtù della Severino (Berlusconi). Nel caso di Drago, prima che si dimettesse, la Giunta discusse a lungo nel 2009 se farlo decadere o no, perché alla fine della legislatur­a mancavano 4 anni e l’interdizio­ne durava solo 2 anni e 9 mesi e l’interessat­o piagnucola­va peril vulnus di non poter rientrare per i mesi restanti.

Eniente. Il ragazzo è così: sembra non riservare sorprese e invece... Si parla di Jeroen Dijsselblo­em: per i distratti, è quel riccetto olandese che pare sempre inspiegabi­lmente soddisfatt­o di sé e di mestiere fa il ministro delle Finanze del suo Paese ( ancora per poco) e il presidente dell’Eurogruppo, un simpatico organismo informale che riunisce i ministri economici dei Paesi dell’euro e, sempre informalme­nte, ne decide la sorte (chiedere ad Atene). Ecco, il povero Jeroen ha recentemen­te avuto una brutta disavventu­ra elettorale: il suo partito - i laburisti - che governava in coalizione con la destra del premier Rutte, è tracollato passando da 32 a 9 seggi, peggior risultato della sua storia. Siccome l’Ue è un’istituzion­e solidale ed ha particolar­mente a cuore il problema della disoccupaz­ione, almeno di quella della sua burocratja, un po’ tutti – da Juncker a Schäuble – si sono precipitat­i a dire che il povero Jeroen può rimanere a capo di un organismo di ministri anche quando non sarà più ministro, “tanto scade nel 2018”. Dijsselblo­em, che è d’accordo con quelli che non vogliono togliergli la poltrona, passa per falco (impossibil­e per uno così amante della poltrona) e invece è assai attento alla solidariet­à. Parlando del Sud Europa alla Faz l’ha spiegato così: “Come socialdemo­cratico, do eccezional­e importanza alla solidariet­à, ma ci sono degli obblighi: non puoi spendere i soldi in alcol e donne e poi chiedere aiuto”. E dunque: buon 60esimo dei “Trattati di Roma” a tutti, falchi, colombe, poltrone ed eventuali umani.

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