Il Fatto Quotidiano

Così Mosca lavava il denaro nero in riva al Tamigi

Inchiesta sui miliardi riciclati dall’élite economicof­inanziaria del Cremlino attraverso banche e società fittizie

- » LEONARDO COEN

Mentre negli Usa l’Fbi indaga sul legame Trump-Mosca, in Brexit il quotidiano progressis­ta The Guardian pubblica un’esclusiva sul riciclaggi­o di denaro che parte dalla Russia: gli 007 britannici hanno infatti seguito “una pista che arriva ai broker delle pellicce, ai gioiellier­i di Bond Street e persino a una scuola del Somerset”. Tale pista approda nelle banche della City, e nelle loro diramazion­i offshore. I documenti “visionati” dal Guardian rivelano un flusso dalla Russia di almeno 20 miliardi di dollari dal 2010 al 2014. I detective stimano possano essere almeno 80 miliardi. Il web russo ironizza: un fotomontag­gio mostra il Bib Ben con una lavatrice al posto dell’ orologio.

In realtà, già nel giugno 2015 il National crime agency (Nca) scriveva in un suo rapporto: “Valutiamo che centinaia di miliardi di dollari sporchi continuino quasi certamente a essere riciclati ogni anno attraverso le banche del Regno Unito, incluse le loro filiali”. Il lavaggio di denaro sporco, per la Nca, implicava la complicità di avvocati, revisori, banchieri d’i nv e s t imento tramite società scudo, trust e altri strumenti finanziari in grado di potere garantire l’anonimato dei reali proprietar­i dei fondi. Venerdì la Banca centrale russa ha calcolato che Londra è ormai scavalcata dalla Svizzera: nel 2016 ha accolto 5,1 miliardi di dollari. Secondo Andrej Klepatch, ex viceminist­ro russo d el l’Economia, l’e m or ra gi a sarà ancor più grave, tra i 20 e i 30 miliardi di dollari. Esagera? Lo scorso agosto la Deutsche Bank valutò in 138 miliardi di sterline i capitali imboscati negli ultimi anni da Mosca nel Regno Unito: lo rivelò il New Yorker. Un anno fa, Roberto Saviano denunciò la Gran Bretagna per il suo sistema economico corrotto che consentiva il riciclaggi­o di 57 miliardi di sterline.

DEL RESTO, tra i 400 mila russi che vivono a Londra c’è una miriade di oligarchi dalle opache attività finanziari­e, “colpevoli” di aver scardinato gli equilibri del mercato immobiliar­e. Entrati nel mirino dei controlli, per aggirarli molti silovikie miliardari vicini al Cremlino utilizzava­no spesso un sistema in cui si creavano società-ombra in Inghilterr­a riconducib­ili a oligarchi non so- lo russi, ma anche moldavi e ucraini (alla faccia della guerra nel Donbass). Tra i nomi eccellenti, spicca quello del cugino di Putin, Igor Alexandrov­ic Putin.

Per esempio, nell’ottobre 2010 la Valemont propetries Ltd. offre un prestito di 180 milioni di dollari allaSeabon. Due società shell, cioè scudo, create ad hoc (oggi sciolte). Due com- pagnie russe, la OOO Laita Me la OOO Spartak, si accordano per coprire il prestito, sottoscrit­to in Moldavia da Andrei Abramov, prestanome al quale vengono offerti 100 (cento!) dollari e la promessa di un lavoro (che non avrà mai). Poco dopo la Valemont denuncia la Seabon per omessa restituzio­ne del prestito in Moldavia.

I giudici confermano l’au-

Mercati emergenti Sarebbe la Svizzera la prima meta delle ricchezze sottratte in Russia

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Colossi e ironie La sede della Hsbc e la vignetta russa con la lavatrice al posto dell’orologio del Big Ben LaPresse
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