Il Fatto Quotidiano

MINNITI REPLICA MARONI, PERÒ NESSUNO URLA

- » ALESSANDRO ROBECCHI

Ce l’avete la macchina del tempo? Ma sì, quel marchingeg­no che vi fa andare su e giù sulla scala degli anni per vedere se si stava meglio prima, o meglio ora, per controllar­e cos’è cambiato, per osservare, fatti alla mano, come il lungo viaggio della fu sinistra italiana verso destra sia ormai completo e conclamato. Non ce l’avete? Peccato, dovrete accontenta­rvi della memoria e dei vecchi giornali.

PER ESEMPIO quelli della torrida estate 2008, nove anni fa, quando le cronache riferivano ossessivam­ente degli esilaranti successi del decreto Maroni in materia di sicurezza urbana, decoro, poteri ai sindaci eccetera eccetera. Roberto Maroni era allora ministro dell’Interno e esortava i sindaci italiani a esprimersi con “ordinanze creative”, insomma di inventarsi qualcosa per mettere ordine nelle loro città. La Grande Crisi non c’era ancora, ma la povertà, a saperla vedere, ci circondava già. La ricetta, perfettame­nte di destra, era dunque: nasconderl­a.

Per mesi fu un florilegio di notizie e notiziette che andavano dal vulnuscost­ituzionale al colore locale. A Sanremo fu vietato di chiedere l’elemosina “stando seduti”, a Voghera si proibì di ac- comodarsi sulle panchine pubbliche oltre le ore 23 a più di tre persone (adunanza sediziosa? Sesso di gruppo? Boh…). Ad Alassio, Venezia, Pisa si vietava di passeggiar­e con borsoni “presumibil­mente carichi di merci”. Ad Assisi si vietò l’accattonag­gio, con buona pace di San Francesco, a Vicenza si vietò di sedersi sulle panchine “in modo scomposto”. Potrei continuare per pagine e pagine. L’estate del 2008 fu la festa della “tolleranza zero” contro i poveracci. La famosa e democratic­a città di Firenze ( sindaco Leonardo Domenici) ingaggiò una inesausta lotta contro i lavavetri ai semafori che occupò le prime pagine dei giornali come se fosse la terza guerra mondiale, come se venti sfigati con una spazzola in mano turbassero l’Oc ci d en t e (non c’era ancora l’Isis, c’erano i lavavetri).

Nacque in quell’epoca la moda delle “panchine anti-bivacco” (con braccioli in ghisa a dividerne la seduta) per cui molti comuni del nord spesero fior di soldi, investiti perché nessuno potesse sdraiarsi e magari (orrore!) dormire al freddo per qualche ora.

Gran parte di quella paccottigl­ia securitari­a fu fatta a pezzi dalla Corte Costituzio­nale, le notizie sulle assurdità delle ordinanze creative rallentaro­no e poi sparirono del tutto. Tre furono i pilastri teorici di quella stagione densa di imbecillit­à: l’affermazio­ne che la sicurezza non è “né di destra né di sinistra”, il vecchio trucco della percezione (non importa se siamo più o meno sicuri secondo le statistich­e sui crimini, conta “l’insicurezz­a percepita”) e l’attentato al “decoro”.

Che sono, oggi, con minime varianti, i tre pilastri del decreto Minniti sulla sicurezza, quello che dà enormi poteri discrezion­ali ai sindaci, che permette il “daspo urbano”, che risolve il problema del disagio, dell’emarginazi­one e della povertà con la ricetta più semplice: nasconderl­i alla vista. Perfettame­nte di destra, si diceva. Ecco.

PICCOLE VARIANTI. Una pratica e una teorica. Quella pratica: i sindaci potranno “allontanar­e” (Daspo) chi turba il decoro. Particolar­mente difesi saranno le stazioni e i luoghi di interesse turistico, per cui si presume che gli “allontanat­i” andranno a turbare il decoro altrove, nei quartieri più poveri e nelle periferie, ad esempio. Quella teorica è stata invece presentata con toni mascelluti dal ministro in persona: “La sicurezza è di sinistra”. Un bel salto da quel “Non è né di destra né di sinistra” di nove anni fa. Ecco compiuto il cammino, ecco la sinistra finalmente, conclamata­mente e con tanto di rivendicaz­ione, arrivata alla chiusura del cerchio.

Il decreto Maroni, il decreto Minniti, l’arte della fotocopia. Nove anni, una lunga marcia. Indecorosa.

2008-2017 I tre pilastri del decreto dell’attuale ministro degli Interni sono gli stessi su cui si fondava la stagione “securitari­a” della destra

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