Sondaggi spietati col Pd: il M5S a +5
Renziani s’accontentano del proporzionale e pensano alle larghe intese
Cinque
punti di vantaggio dei Cinque Stelle sul Pd: sono quelli che rilevava ieri un sondaggio di Nando Pagnoncelli, per il Corriere della Sera. La rilevazione evidenzia la flessione del Pd, a seguito della scissione interna e della nascita del Movimento democratico e progressista, e la crescita del Movimento 5 Stelle.
In dettaglio, il M5S arriva al suo dato più alto, il 32,3%, in aumento di 1,4% rispetto al mese precedente; a seguire troviamo il Pd con il 26,8%, in flessione di oltre 3 punti, quindi, appaiate, Lega (12,8%) e Forza Italia (12,7%). Questo sondaggio è il peggiore in assoluto, ma il trend dei Democratici è negativo. Quello di Emg realizzato per La7 lunedì vede il Movimento al 29,9%, segue il Pd al 26,8% e poi Lega Nord (12,4%) e Forza Italia (12,2%). Il deputato renziano, Federico Gelli cerca di “smontare” i numeri di Ipsos, ma alla fine conferma le difficoltà: “Se oggi Ipsos dà il partito di Grillo al 32,3%, lo scorso luglio lo dava al 32,1 e l’8 dicembre, dopo il Referendum, lo dava al 31,5%. Nelle rilevazioni di Pagnoncelli M5s è sempre rimasto sopra al 30% negli ultimi mesi, ma è l’unico istituto che gli attribuisce un risultato del genere”. Poi, però, conferma che i Cinque Stelle sono saldamente sopra i Democrats: “Se si considerano i sondaggi dell’ultima settimana di istituti demoscopici come Swg, Euromedia, Tecnè, Index Research, Masia, Scenari Politici, su sei rilevazioni solo una dà il M5s sopra al 30%, di pochi decimali ( 30,2% di Index), mentre per tutti gli altri è sotto. La media dei risultati dà quindi un distacco di 1,7% tra i due partiti, con il M5s al 27,9% e il Pd al 26,2%”.
INTANTO , nel Pd si riflette amaramente. “Gli ultimi sondaggi sul gradimento del Pd sono disastrosi, è l’ennesima dimostrazione della gestione del partito a trazione renzista”, denuncia Francesco Boccia. Questo mentre tutti le rilevazioni danno l’ex segretario in vantaggio al congresso. Ma i nodi verranno al pettine dopo. Quando poi si tratterà anche di fare una legge elettorale. Nonostante contatti informali tra Pd e FI per ora un patto per un sistema condiviso non c’è. Gli azzurri vorrebbero il premio non alla lista ma alla coalizione, che penalizzerebbe il Movimento. Renzi non è convinto: perché le alleanze del suo (eventuale) Pd non sarebbero così automatiche da portare a casa. Ufficial- mente vuole il Mattarellum. Ma è tutto fermo fino a dopo le primarie.
IERI il presidente della Commissione Affari costituzionali, Mazziotti ha scritto a Laura Boldrini per dirle che non ci sono le condizioni per andare in Aula (come da calendario) il 27 e ha chiesto ai partiti di esprimere la loro posizione su che tipo di sistema vorrebbero, durante i lavori di oggi. La convinzione generale è che nessuna legge si farà e si andrà a votare con i proporzionali usciti dalla Corte: l’obiettivo è quello di larghe intese (senza M5s), chiunque vinca le elezioni.