Mafia Capitale, Zingaretti in aula: “Appalti? Non ne parlavo con nessuno”
Governatore del Lazio archiviato
Si capisce subito che il governatore del Lazio Nicola Zingaretti vorrebbe essere ovunque, tranne che al processo Mafia Capitale: non vuole essere ripreso. È la sua seconda volta in aula: a ottobre, da indagato per concorso in corruzione e turbativa d’asta, si avvalse della facoltà di non parlare. Ieri, dopo l’archiviazione, da testimone ha dovuto rispondere con l’obbligo di dire la verità. Salvatore Buzzi, che in passato lo ha finanziato con 10 mila euro registrati, lo ha accusato di aver stretto un accordo spartitorio con la destra di Storace prima e di Luca Gramazio dopo, per la gara Cup, il centro unico di prenotazione sanitaria. Zingaretti ieri ha giurato di non aver mai parlato di Cup né con il suo “caro amico” Giuseppe Cionci né con il suo capo di gabinetto Maurizio Venafro, accusati da Buzzi, e anche loro archiviati, di essere i mediatori. “E se Cionci ci avesse provato avrei rotto l’amicizia. Sono una persona perbene, eletto anche per fare pulizia da quei malfattori che vogliono inquinare la pubblica amministrazione”. La gara Cup vale “40-60 milioni l’anno” ma il governatore ha detto di non essersene interessato “per trasparenza” . Quando il difensore Piergerardo Santoro gli contesta le intercettazioni in cui Buzzi e i suoi interlocutori parlano di Cup, nominando Cionci e Venafro, mai Zingaretti, il presidente risponde: “E io che ne so?”. Scoppiata Mafia capitale, “Cionci mi assicurò che erano tutte ca l u nn i e ”. La gara, comunque, fu revocata “per autotutela”. Con il suo amico, Zingaretti deve aver conversato solo di cose intime perché, a suo dire, non ha parlato neppure degli spazi pubblicitari comprati dalla Provincia, di cui era presidente, su Cinque , giornale edito da Cionci.