“Carte sparite e ostacoli Così è impossibile fermare la corruzione”
Giovanna Ceribelli denunciò le tangenti di “Lady Dentiera”, è nell’agenzia di Maroni
Accento lombardo, timbro aperto. Giovanna Ceribelli è uno tsunami di parole e passione. Starle dietro non è facile. Soprattutto quando si parla di lotta alla corruzione. Lei che come revisore e commercialista ha dato il via all’inchiesta sugli affari e le trame politiche di Maria Paola Canegrati, in arte “La dy dentiera”. Ora che l’Agenzia regionale anticorruzione (Arac), voluta dal governatore Roberto Maroni, è finita sulle secche a causa delle dimissioni del presidente Francesco Dettori, ex magistrato ed ex procuratore di Bergamo, ogni sua parola è un sassolino tolto dalle scarpe.
CI SONO MINACCE, d oc umenti spariti, spioni di ogni sorta. Obiettivo: intralciare, frenare, bloccare il suo lavoro all’interno di Arac.
“Sono stata minacciata più volte e sempre con gli stessi argomenti: se voi non venite a riferire è meglio che rassegnate le dimissioni”. Questo il tenore. “Ogni volta era così con il presidente”. Sì perché fin da subito, e cioè dall’ottobre scorso (quando Arac diventa effettivamente operativa), l’agenzia è stata dilaniata al suo interno. “Dettori voleva sempre essere informato. Voleva che io fossi in ufficio. Ma c’è una differenza abissale tra chi fa l’anticorru- zione a tavolino e chi, come me, va sui posti, si fa dare gli atti, indaga”. Ostinata, Giovanna Ceribelli lo è certamente. Trasparente, al di là di ogni ragionevole dubbio. E così fin da subito, più che la corruzione, in Arac la lotta è stata tra fazioni contrapposte. Da un lato lei e il collega commercialista Sergio Arcuri. “Lui ha anche perso il posto per aver denunciato le mazzette”. Inchiesta Kaleidos. Sul tavolo gli affari della Compagnia delle opere e di Comunione e liberazione. “Sa cosa mi dicevano ogni volta che si apriva una discussione? Cosa stiamo a parlare che tanto siamo sempre tre contro due. Si riferivano a Dettori, al professor Gianfranco Rebora e alla dottoressa Maria Dinatolo. Loro contro Arcuri e me”. Una battaglia impari, pare. E la macchina di controllo che ha rischiato di non ingranare.
MA C’È DI PIÙ. Ceribelli non ha timori. Spiega tutto. “Sono state mandate lettere al presidente Maroni. Suppongo fossero comunicazioni contro me e Arcuri. Si rende conto: un organo di controllo che interessa direttamente, per questioni di rapporti, il capo di un ente pubblico che deve controllare”. Messa così, in effetti, la vicenda non pare delle migliori.
Ma ciò che fa infuriare Giovanna Ceribelli è la questione del riferire al presidente. “Mentre faccio l’i nc hi esta io non riferisco. E non per un mio capriccio, ci ma n c h er eb b e , ma perché il mio metodo di lavorare è particolare: quando arrivo in un ente, prendo le carte, da qui inizio a fare controlli, faccio verifiche anche incrociate con altri enti pubblici. E poi, nel tempo, ho messo in piedi un mio sistema informativo. Ci sono persone, infatti, che non possono denunciare perché così rischiano di perdere il lavoro e allora per questo motivo parlano con me. E io devo tutelarle in ogni modo”. Insomma, la signora mica scherza. E del resto le spalle se le è formate sollevando il velo sugli affari di “Lady dentiera”. Il suo esposto, quando era revisore all’ospedale di Vimercate, ha dato il via a tutto. “Così ogni volta che arrivo in un ente pubblico, la prima cosa che faccio è capire se esiste un sistema corruttivo”. E così la dottoressa Ceribelli sta facendo in un importante ente pubblico lombardo. “Tra due settimane terminerò la mia relazione e allora ci sarà da ridere”. Il tema, per ora, res ta ri g o r o s amente top secret. “Ma riuscirò a riportare in Regione centinaia di migliaia di euro”. Attendiamo con ansia.
LA SIGNORA È UN TRENO in corsa. Prevedibile lo scontro con un ex magistrato, un professore universitario e un funzionario pubblico come Maria Dinatolo. Risultato, tra i tanti negativi di questi primi sei mesi di anticorruzione lombarda: “Hanno iniziato a sparirmi i documenti, carte indirizzate a me che non mi sono mai state consegnate, informazioni riservate scomparse nel nulla. Tutto questo è pazzesco, non crede?”. Già, perché chi è abituato a fare “chiacchiere” difficilmente può cambiare. Minacce, documenti spariti e spioni. “Da me, in questi mesi, sono venuti consiglieri regionali di ogni schieramento. E tutte le volte che li incontravo, tutti in Arac lo sapevano”.
E POI C’È LA VICENDA della legge di Arac incredibilmente modificata in corsa. Cambiamento a favore dei dipendenti pubblici. Unico dipendente pubblico: Maria Dinatolo, già segreteria personale dell’ex prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca. La modifica impone alla Regione di pagare i contributi dei lavoratori pubblici che decidono di operare in modo esclusivo per Arac. “Quella modifica – dice Ceribelli – è arrivata dopo l’emendamento presentato dall’assessore leghista Massimo Garavaglia. Sarebbe interessante però capire chi, in Arac, ha suggerito una tale modifica sciagurata. Io so chi è stato”.
Documenti indirizzati a me non mi sono mai stati consegnati, informazioni riser vate sono scomparse nel nulla. È pazzesco, non crede? GIOVANNA
CERIBELLI Il metodo “Mentre indago non riferisco a nessuno perché devo tutelare le persone che parlano con me”