Il Fatto Quotidiano

“Carte sparite e ostacoli Così è impossibil­e fermare la corruzione”

Giovanna Ceribelli denunciò le tangenti di “Lady Dentiera”, è nell’agenzia di Maroni

- » DAVIDE MILOSA

Accento lombardo, timbro aperto. Giovanna Ceribelli è uno tsunami di parole e passione. Starle dietro non è facile. Soprattutt­o quando si parla di lotta alla corruzione. Lei che come revisore e commercial­ista ha dato il via all’inchiesta sugli affari e le trame politiche di Maria Paola Canegrati, in arte “La dy dentiera”. Ora che l’Agenzia regionale anticorruz­ione (Arac), voluta dal governator­e Roberto Maroni, è finita sulle secche a causa delle dimissioni del presidente Francesco Dettori, ex magistrato ed ex procurator­e di Bergamo, ogni sua parola è un sassolino tolto dalle scarpe.

CI SONO MINACCE, d oc umenti spariti, spioni di ogni sorta. Obiettivo: intralciar­e, frenare, bloccare il suo lavoro all’interno di Arac.

“Sono stata minacciata più volte e sempre con gli stessi argomenti: se voi non venite a riferire è meglio che rassegnate le dimissioni”. Questo il tenore. “Ogni volta era così con il presidente”. Sì perché fin da subito, e cioè dall’ottobre scorso (quando Arac diventa effettivam­ente operativa), l’agenzia è stata dilaniata al suo interno. “Dettori voleva sempre essere informato. Voleva che io fossi in ufficio. Ma c’è una differenza abissale tra chi fa l’anticorru- zione a tavolino e chi, come me, va sui posti, si fa dare gli atti, indaga”. Ostinata, Giovanna Ceribelli lo è certamente. Trasparent­e, al di là di ogni ragionevol­e dubbio. E così fin da subito, più che la corruzione, in Arac la lotta è stata tra fazioni contrappos­te. Da un lato lei e il collega commercial­ista Sergio Arcuri. “Lui ha anche perso il posto per aver denunciato le mazzette”. Inchiesta Kaleidos. Sul tavolo gli affari della Compagnia delle opere e di Comunione e liberazion­e. “Sa cosa mi dicevano ogni volta che si apriva una discussion­e? Cosa stiamo a parlare che tanto siamo sempre tre contro due. Si riferivano a Dettori, al professor Gianfranco Rebora e alla dottoressa Maria Dinatolo. Loro contro Arcuri e me”. Una battaglia impari, pare. E la macchina di controllo che ha rischiato di non ingranare.

MA C’È DI PIÙ. Ceribelli non ha timori. Spiega tutto. “Sono state mandate lettere al presidente Maroni. Suppongo fossero comunicazi­oni contro me e Arcuri. Si rende conto: un organo di controllo che interessa direttamen­te, per questioni di rapporti, il capo di un ente pubblico che deve controllar­e”. Messa così, in effetti, la vicenda non pare delle migliori.

Ma ciò che fa infuriare Giovanna Ceribelli è la questione del riferire al presidente. “Mentre faccio l’i nc hi esta io non riferisco. E non per un mio capriccio, ci ma n c h er eb b e , ma perché il mio metodo di lavorare è particolar­e: quando arrivo in un ente, prendo le carte, da qui inizio a fare controlli, faccio verifiche anche incrociate con altri enti pubblici. E poi, nel tempo, ho messo in piedi un mio sistema informativ­o. Ci sono persone, infatti, che non possono denunciare perché così rischiano di perdere il lavoro e allora per questo motivo parlano con me. E io devo tutelarle in ogni modo”. Insomma, la signora mica scherza. E del resto le spalle se le è formate sollevando il velo sugli affari di “Lady dentiera”. Il suo esposto, quando era revisore all’ospedale di Vimercate, ha dato il via a tutto. “Così ogni volta che arrivo in un ente pubblico, la prima cosa che faccio è capire se esiste un sistema corruttivo”. E così la dottoressa Ceribelli sta facendo in un importante ente pubblico lombardo. “Tra due settimane terminerò la mia relazione e allora ci sarà da ridere”. Il tema, per ora, res ta ri g o r o s amente top secret. “Ma riuscirò a riportare in Regione centinaia di migliaia di euro”. Attendiamo con ansia.

LA SIGNORA È UN TRENO in corsa. Prevedibil­e lo scontro con un ex magistrato, un professore universita­rio e un funzionari­o pubblico come Maria Dinatolo. Risultato, tra i tanti negativi di questi primi sei mesi di anticorruz­ione lombarda: “Hanno iniziato a sparirmi i documenti, carte indirizzat­e a me che non mi sono mai state consegnate, informazio­ni riservate scomparse nel nulla. Tutto questo è pazzesco, non crede?”. Già, perché chi è abituato a fare “chiacchier­e” difficilme­nte può cambiare. Minacce, documenti spariti e spioni. “Da me, in questi mesi, sono venuti consiglier­i regionali di ogni schieramen­to. E tutte le volte che li incontravo, tutti in Arac lo sapevano”.

E POI C’È LA VICENDA della legge di Arac incredibil­mente modificata in corsa. Cambiament­o a favore dei dipendenti pubblici. Unico dipendente pubblico: Maria Dinatolo, già segreteria personale dell’ex prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca. La modifica impone alla Regione di pagare i contributi dei lavoratori pubblici che decidono di operare in modo esclusivo per Arac. “Quella modifica – dice Ceribelli – è arrivata dopo l’emendament­o presentato dall’assessore leghista Massimo Garavaglia. Sarebbe interessan­te però capire chi, in Arac, ha suggerito una tale modifica sciagurata. Io so chi è stato”.

Documenti indirizzat­i a me non mi sono mai stati consegnati, informazio­ni riser vate sono scomparse nel nulla. È pazzesco, non crede? GIOVANNA

CERIBELLI Il metodo “Mentre indago non riferisco a nessuno perché devo tutelare le persone che parlano con me”

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