Mezzo milione in piazza Don Ciotti: “Siamo sbirri”
Giornata della memoria antimafia in tutta Italia, in venticinquemila a Locri con il fondatore di Libera bersagliato dalle scritte sui muri
Venticinquemila persone a Locri. Per lo più ragazzi e molti familiari di vittime della mafia. I nomi dei loro cari uccisi dalla ferocia dei boss sono stati letti dal palco allestito nella piazza centrale della cittadina calabrese. Per la giornata della Memoria, Libera e Luigi Ciotti hanno riempito Locri di cori contro la ’ndrangheta e momenti di riflessione per non dimenticare i morti innocenti ammazzati dalle cosche.
Mai la Locride, teatro di una sanguinosa faida negli anni 90 e di eccellenti omicidi, ha visto così tante persone dire tutte insieme “No alla ’ndrangheta”. Con il presidente del Senato Piero Grasso in prima fila, è stata la migliore risposta a chi ha tentato di avvelenare il clima con le scritte comparse sul muro del vescovado: “Don Ciotti sbirro. Meno sbirri più lavoro”.“Oggi a Locri siamo tutti sbirri”. Il fondatore di Libera rilancia: “Non la prendo come un’offesa”. Anzi, “come un complimento perché quelli che chiamano ‘sbirri’ sono persone al servizio dello Stato, cioè di tutti noi”. Più duro il procuratore della Dda di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho: “Il lavoro manca perché l’ha tolto la ’ndrangheta che ha assunto il monopolio delle imprese”.
L’indagine è stata comunque aperta e, se non si riuscirà a provare processualmente la matrice mafiosa della provocazione, secondo il magistrato sarà la dimostrazione che “esistono delle persone legate a un contesto ’ndranghetista, anche se incensurate”. Come ha sostenuto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, infatti, dietro si nascondono i tifosi della cosche e non mafiosi di rango. Malati di ’ndrangheta. insomma. “Ci vuole una rivolta culturale, sociale ed etica nel nostro Paese”. Una rivolta che deve poggiare le sue basi sul lavoro che, “insieme alla scuola, è l’antidoto “alle pesti della mafia e della corruzione, sempre più facce della stessa medaglia”, ha ribadito don Ciotti.
Da Trapani a Milano ieri Libera ha portato in piazza mezzo milione di persone. Tra i 25 mila di Locri c’era anche Mario Congiusta. Ha visto suo figlio Gianluca ucciso nel 2005 e dopo dodici anni aspetta ancora giustizia. Più volte ha chiesto invano un incontro con il ministro della Giustizia An-
Prete di strada “Quelle parole non sono un’offesa, io servitore dello Stato come i poliziotti”
drea Orlando per chiedergli di intervenire su un vuoto legislativo, relativo all’utilizzabilità processuale della corrispondenza dei detenuti: “Il 90% delle vittime innocenti non riescono ad avere giustizia – si sfoga Mario – Quei pochi che arrivano ad avere un processo, devono aspettare chi deve legiferare e non lo fa. Questo è insopportabile e avrei voluto dirlo a Orlando che oggi doveva essere qui. Non è venuto perché sta male. Io sto più male di lui”.