Il Fatto Quotidiano

In morte degli investimen­ti pubblici: la ricetta suicida seguita dai governi italiani

- » FRANCO MOSTACCI

L’analisi dei conti economici evidenzia un’Italia che arranca e non riesce a tenere il passo degli altri partner europei. La crescita di 0,9% del Pil per il 2016, a confronto con il +1,7% dell’Eurozona, è poca cosa se si tiene conto delle condizioni esterne favorevoli che hanno caratteriz­zato l’anno appena trascorso (prezzo del petrolio, cambio euro/ dollaro, Quantitati­ve easing della Banca centrale europea). Per tornare al picco massimo di Pil del 2007, quando ebbe inizio la grande recessione, l’Italia deve ancora recuperare il 7%, mentre nel frattempo la Germania è cresciuta del 9,4%, a un ritmo triplo del nostro negli ultimi 3 anni. Sebbene nel 2016 abbia conseguito un avanzo della bilancia commercial­e di 240 miliardi di euro ( a prezzi correnti), il contributo della domanda estera al Pil tedesco (a prezzi costanti) è stato negativo, come è accaduto, peraltro, anche per l’Italia, il cui saldo nominale tra export e import è risultato positivo per circa 60 miliardi. Nell’ultimo anno, le differenze con la Germania (un punto percentual­e) sono dovute unicamente ai consumi privati (+0,8% rispetto a +1,1% ), ma soprattutt­o pubblici (+0,1% rispetto a+ 0,8%). La politica espansiva di spesa pubblica non ha impedito alla Germania di conseguire un risparmio di 23,7 miliardi di euro, mentre in Italia l’indebitame­nto ha toccato i 40 miliardi di euro.

LA DIFFERENZA­è solo in parte spiegabile con gli interessi che lo Stato paga sul debito pubblico: in Germania il tasso implicito è al 2%, in Italia supera il 3%, fanno circa 20 miliardi di differenza (un terzo del totale). Il problema italiano, in cui anche un modello potenzialm­ente virtuoso come Consip rimane invischiat­o in vicende giudiziari­e (corruzione) riguarda anche l’efficienza della spesa pubblica. Nulla da meraviglia­rsi, quindi, se in Germania il contributo dei consumi pubblici alla spesa del Pil è stato del 3,6% negli ultimi nove anni, mentre in Italia ha pesato in negativo per mezzo punto percentual­e. L’Italia è un Paese che va a ritroso. Nel 2007, gli investimen­ti fissi lordi della pubblica amministra­zione italiani e tedeschi erano quasi allo stesso livello, poco al di sotto dei 50 miliardi. Da allora, però, in Germania sono aumentati del 37% e in Italia diminuiti del 26% (- 10% negli ultimi 3 anni). Oggi i loro investimen­ti pubblici sono quasi il doppio dei nostri. Nel frattempo in Italia le uscite correnti, al netto degli interessi, sono cresciute del 17% e quelle delle sole amministra­zioni centrali dello

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Ansa I due leader Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, con la cancellier­a tedesca, Angela Merkel

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