In morte degli investimenti pubblici: la ricetta suicida seguita dai governi italiani
L’analisi dei conti economici evidenzia un’Italia che arranca e non riesce a tenere il passo degli altri partner europei. La crescita di 0,9% del Pil per il 2016, a confronto con il +1,7% dell’Eurozona, è poca cosa se si tiene conto delle condizioni esterne favorevoli che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso (prezzo del petrolio, cambio euro/ dollaro, Quantitative easing della Banca centrale europea). Per tornare al picco massimo di Pil del 2007, quando ebbe inizio la grande recessione, l’Italia deve ancora recuperare il 7%, mentre nel frattempo la Germania è cresciuta del 9,4%, a un ritmo triplo del nostro negli ultimi 3 anni. Sebbene nel 2016 abbia conseguito un avanzo della bilancia commerciale di 240 miliardi di euro ( a prezzi correnti), il contributo della domanda estera al Pil tedesco (a prezzi costanti) è stato negativo, come è accaduto, peraltro, anche per l’Italia, il cui saldo nominale tra export e import è risultato positivo per circa 60 miliardi. Nell’ultimo anno, le differenze con la Germania (un punto percentuale) sono dovute unicamente ai consumi privati (+0,8% rispetto a +1,1% ), ma soprattutto pubblici (+0,1% rispetto a+ 0,8%). La politica espansiva di spesa pubblica non ha impedito alla Germania di conseguire un risparmio di 23,7 miliardi di euro, mentre in Italia l’indebitamento ha toccato i 40 miliardi di euro.
LA DIFFERENZAè solo in parte spiegabile con gli interessi che lo Stato paga sul debito pubblico: in Germania il tasso implicito è al 2%, in Italia supera il 3%, fanno circa 20 miliardi di differenza (un terzo del totale). Il problema italiano, in cui anche un modello potenzialmente virtuoso come Consip rimane invischiato in vicende giudiziarie (corruzione) riguarda anche l’efficienza della spesa pubblica. Nulla da meravigliarsi, quindi, se in Germania il contributo dei consumi pubblici alla spesa del Pil è stato del 3,6% negli ultimi nove anni, mentre in Italia ha pesato in negativo per mezzo punto percentuale. L’Italia è un Paese che va a ritroso. Nel 2007, gli investimenti fissi lordi della pubblica amministrazione italiani e tedeschi erano quasi allo stesso livello, poco al di sotto dei 50 miliardi. Da allora, però, in Germania sono aumentati del 37% e in Italia diminuiti del 26% (- 10% negli ultimi 3 anni). Oggi i loro investimenti pubblici sono quasi il doppio dei nostri. Nel frattempo in Italia le uscite correnti, al netto degli interessi, sono cresciute del 17% e quelle delle sole amministrazioni centrali dello
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