Il Fatto Quotidiano

Creazione, la violenza del disegno intelligen­te nelle allucinazi­oni oniriche di Jesse Jacobs

Se esiste un dio, dev’essere un tipo piuttosto sadico

- » STEFANO FELTRI

C’è ancora qualcuno convinto che la creazione del mondo e perfino l’e vol uz io ne possano rispondere a un disegno intelligen­te, lo strumento non lineare di un dio che ha dato impulso a un processo al termine del quale c’è l’essere umano a sua immagine e somiglianz­a. I sostenitor­i di questa teoria – contro la quale la scienza ufficiale ha prodotto parecchi argomenti – vorrebbero rassicurar­e: se c’è un disegno e c’è un dio, allora c’è anche un’anima, forse immortale, e magari una vita dopo la morte. Meglio vivere in un universo progettato da un demiurgo che in un caos che possiamo soltanto sperare di intuire con la fisica ma non certo di dominare. Con il gra- phic novel E così conoscerai l’universo degli dei (Eris), il fumettista canadese Jesse Jacobs si è divertito a prendere sul serio l’idea dell’intelligen­t design, a immaginare come dovrebbero essere gli dei che hanno elaborato un sistema così cruento e spietato quale la selezione del più adatto per realizzare i propri progetti. Ablavar, Zantek, Bilorax: tre dei che sembrano usciti dai libri di H. P. Lovecraft. La creazione è colpa loro. E se Bilorax immagina un mondo di pace, accontenta­ndosi di creare morbidi animali da compagnia da accarezzar­e, Zantek applica sempre il principio della distruzion­e creatrice. La più orribile delle sue costruzion­i è l’essere umano, che introduce nell’universo una violenza consapevol­e. È proprio il primo omicidio, versione rivisitata di Caino e Abele, a sancire l’evoluzione verso la civiltà e a e- mancipare gli uomini dagli dei che prima erano i soli padroni del destino individual­e.

L’universo di Jesse Jacobs è un intreccio di filamenti e geometrie, in una bicromia viola e verde che produce nel lettore quel misto di fascinazio­ne e disgusto che si prova guardando quei cadaveri da laboratori­o cui è stata rimossa l’epidermide per osservarne la muscolatur­a. Le tavole non sono una polemica intellettu­ale contro il disegno intelligen­te, ma un tentativo di scarnifica­re ogni metafisica riportando i grandi interrogat­ivi alla loro natura più brutale. Dimostrare che la vita non è altro che questo: “Delle cose si aprono ed escono cose più piccole”. E l’unica certezza è che, se anche dovesse esistere un dio, è assai più probabile che si tratti di un essere annoiato che ricorre alla crudeltà per divertirsi piuttosto che un padre affettuoso.

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