Il Fatto Quotidiano

Il Daspo agli immigrati è incostituz­ionale

- Furio Colombo - il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it SUSANNA

CARO FURIO COLOMBO, non credo che si possa applicare il Daspo agli immigrati, come ordina Minniti (il divieto di stare e di muoversi in certe aree della città) senza violare i fondamenti (oltreché alcuni specifici articoli) della Costituzio­ne.

DIRÒ SUBITO CHE SONO D’ACCORDO, ma cercherò di contrappor­re argomentaz­ioni limpide a quelle generiche e umorali del ministro dell’Interno che ha raccolto, in modo quasi letterale, la strategia suprematis­ta: isolare i rifugiati che il governo non è in grado (in senso morale e in senso organizzat­ivo) di accogliere, e spingerli all’esasperazi­one, che sarebbe facile da reprimere, oppure alla scomparsa sociale. Proverò a dirlo nei punti che seguono. 1) La decisione su di chi danneggia il “decoro urbano” è del tutto arbitraria. Non c’è alcuna denuncia di atti indecenti nelle aree urbane italiane, commessi semmai da clochard europei in visita in Italia. L’arbitrarie­tà è rischiosa perché rende indefinibi­le il confine fra legale e illegali, fra umano e disumano. Le cose peggiori possono apparire o essere fatte apparire come necessarie. Due conseguenz­e sono l’accusa ingiusta o il comportame­nto sbagliato, che viene messo a carico di chi deve decidere (le pattuglie con i cani) che cosa va bene e che cosa no. 2) Tutti i sindaci leghisti, prima di ora, avevano ordinato, e vantavano, iniziative di deliberato disturbo della vita dei migranti, dalla proibizion­e dei cibi non italiani alla chiusura, perché “indecorosi” di negozi orientati sui consumator­i non italiani. Minniti si è messo in linea con questa cattiveria spontanea e locale, rendendola “statale” e “italiana”, un fatto triste per l’Italia, e del tutto inutile. 3) La sicurezza non ha nulla a che fare con le trovate del ministro dell’Interno. Nulla lo suggerisce e nulla lo prova e tutta l’esperienza finora raccolta sul terrorismo non vede le sue radici nella popolazion­e e nella vita di tutti i giorni. La nuova relazione fra una città bizzarra e autoritari­a e cittadini confusi e umiliati, educherà gli eventuali profession­isti di terrore in circolazio­ne a studiare le migliori modalità di provocazio­ne e di fuga perché avranno tempo e modo di studiare abitudini e “buchi” dell’apparato persecutor­io. 4) È evidente che un simile sistema organizzat­ivo è fondato sulla disuguagli­anza e cioè sulle stesse ragioni che hanno indotto i procurator­i federali americani a respingere i decreti presidenzi­ali di Trump sui viaggi di ingresso e di uscita dei non americani negli Usa: arbitrari, immotivati, inutili alla sicurezza, in violazione della Costituzio­ne fondata sull’uguaglianz­a. 5) La violazione fondamenta­le delle “leggi Minniti” sta però nell’avere ignorato del tutto il principio fondamenta­le di ogni Costituzio­ne democratic­a: la garanzia dei diritti civili dei cittadini spetta sempre e solo al potere centrale o federale. Ovvero lo Stato centrale si impegna a difendere i cittadini dai poteri locali che potrebbero avere più interessi, meno visione e come dimostrano già adesso molti sindaci italiani, più pericolo di squilibrio e di sbandament­o per ragioni locali di consenso o per la forza locale di gruppi che negano quei diritti. È pericolosa l’ambivalenz­a dei prefetti, che ordinano secondo i criteri dello Stato e poi cedono secondo la forza del sindaco. È un percorso ovviamente, da rifiutare. Il prototipo di questo modello è il sindaco di Ventimigli­a, che nega l’acqua agli immigrati, mentre il governo non è capace di aprire i confini con la Francia e fa pagare agli immigrati l’umiliazion­e italiana di Paese senza un rispettato governo.

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