Il Daspo agli immigrati è incostituzionale
CARO FURIO COLOMBO, non credo che si possa applicare il Daspo agli immigrati, come ordina Minniti (il divieto di stare e di muoversi in certe aree della città) senza violare i fondamenti (oltreché alcuni specifici articoli) della Costituzione.
DIRÒ SUBITO CHE SONO D’ACCORDO, ma cercherò di contrapporre argomentazioni limpide a quelle generiche e umorali del ministro dell’Interno che ha raccolto, in modo quasi letterale, la strategia suprematista: isolare i rifugiati che il governo non è in grado (in senso morale e in senso organizzativo) di accogliere, e spingerli all’esasperazione, che sarebbe facile da reprimere, oppure alla scomparsa sociale. Proverò a dirlo nei punti che seguono. 1) La decisione su di chi danneggia il “decoro urbano” è del tutto arbitraria. Non c’è alcuna denuncia di atti indecenti nelle aree urbane italiane, commessi semmai da clochard europei in visita in Italia. L’arbitrarietà è rischiosa perché rende indefinibile il confine fra legale e illegali, fra umano e disumano. Le cose peggiori possono apparire o essere fatte apparire come necessarie. Due conseguenze sono l’accusa ingiusta o il comportamento sbagliato, che viene messo a carico di chi deve decidere (le pattuglie con i cani) che cosa va bene e che cosa no. 2) Tutti i sindaci leghisti, prima di ora, avevano ordinato, e vantavano, iniziative di deliberato disturbo della vita dei migranti, dalla proibizione dei cibi non italiani alla chiusura, perché “indecorosi” di negozi orientati sui consumatori non italiani. Minniti si è messo in linea con questa cattiveria spontanea e locale, rendendola “statale” e “italiana”, un fatto triste per l’Italia, e del tutto inutile. 3) La sicurezza non ha nulla a che fare con le trovate del ministro dell’Interno. Nulla lo suggerisce e nulla lo prova e tutta l’esperienza finora raccolta sul terrorismo non vede le sue radici nella popolazione e nella vita di tutti i giorni. La nuova relazione fra una città bizzarra e autoritaria e cittadini confusi e umiliati, educherà gli eventuali professionisti di terrore in circolazione a studiare le migliori modalità di provocazione e di fuga perché avranno tempo e modo di studiare abitudini e “buchi” dell’apparato persecutorio. 4) È evidente che un simile sistema organizzativo è fondato sulla disuguaglianza e cioè sulle stesse ragioni che hanno indotto i procuratori federali americani a respingere i decreti presidenziali di Trump sui viaggi di ingresso e di uscita dei non americani negli Usa: arbitrari, immotivati, inutili alla sicurezza, in violazione della Costituzione fondata sull’uguaglianza. 5) La violazione fondamentale delle “leggi Minniti” sta però nell’avere ignorato del tutto il principio fondamentale di ogni Costituzione democratica: la garanzia dei diritti civili dei cittadini spetta sempre e solo al potere centrale o federale. Ovvero lo Stato centrale si impegna a difendere i cittadini dai poteri locali che potrebbero avere più interessi, meno visione e come dimostrano già adesso molti sindaci italiani, più pericolo di squilibrio e di sbandamento per ragioni locali di consenso o per la forza locale di gruppi che negano quei diritti. È pericolosa l’ambivalenza dei prefetti, che ordinano secondo i criteri dello Stato e poi cedono secondo la forza del sindaco. È un percorso ovviamente, da rifiutare. Il prototipo di questo modello è il sindaco di Ventimiglia, che nega l’acqua agli immigrati, mentre il governo non è capace di aprire i confini con la Francia e fa pagare agli immigrati l’umiliazione italiana di Paese senza un rispettato governo.