Il kamikaze rudimentale terrorizza Westminster
Quattro morti Un uomo investe con un’auto i pedoni sul ponte del Parlamento, poi accoltella un agente e viene abbattuto. La premier May portata in salvo
Alla fine è toccato anche a Londra. La premier Theresa May lo diceva da mesi, già quando era ministro degli Interni di Cameron. Non si tratta di quando, ma di come. E la modalità non è stata l’attacco in grande, come era accaduto nel 2005, con le bombe in simultanea in bus e metropolitana, quello che tutti temevano. Ieri a Londra è andata in scena la nuova strategia del lupo solitario, il terrore porta a porta. Il terrorista fai da te, che da solo riesce a sferrare l’attacco al cuore dell’ex impero britannico, nel luogo più iconico della democrazia occidentale: la morte a Westminster, proprio sotto il Big Ben. Erano circa le 2.40 di ieri pomeriggio: un suv nero scagliato ad alta velocità sui passanti, poi la corsa folle si schianta contro una delle cancellate blindate che proteggono degli ingressi del Parlamento.
LE PERSONE falciate sul marciapiede sono una ventina, alcuni rimangono feriti in modo “catastrofico”, dicono le testimonianze dei paramedici. Una donna si getta nel Tamigi e viene poi salvata.
Il guidatore, un uomo sulla quarantina, esce dall’auto e armato di un lungo coltello corre verso Westminster. Cerca di oltrepassare la barriera, si avventa a morte su un poliziotto e viene abbattuto dai colpi di altri agenti di guardia.
Pesante il bilancio: quattro morti ( compreso il responsabile) e una ventina di feriti, dei quali una dozzina molti gravi. Non risultano cittadini italiani coinvolti, dice in una nota il Consolato italiano a Londra tranne una studentessa di Bologna subito dimessa. Secondo le prime voci l’attentatore è tal Trevor Brooks, noto anche con il nome di Abu Izzadeen, ex portavoce di una organizzazione musulmana britannica messa al bando nel 2005. Se- condo altre voci invece non sarebbe lui, perché l’uomo è in carcere dove sta scontando una condanna a due anni. Scotland Yard ha subito sciolto l’abituale riserbo: “Fino a prova contraria, trattiamo il caso come un atto di terrorismo”. Scotland Yard non si sbilancia mai, quindi è davvero “terrorismo a West- minster”. È convocato il comitato d’emergenza Cobra. Al posto dei poliziotti arrivano gli agenti speciali dei nuclei antiterrorismo. In città scatta l’allarme. Chiuse le stazioni della metropolitana, evacuata la zona, la premier britannica Theresa May è stata scortata fuori dalla House of Commons, dove si teneva un dibattito sulla Brexit, annunciata per il 29 marzo. Downing Street twitta che il capo del governo è stata tratto in salvo. Asserragliati dentro Westminster rimangono un migliaio di persone, tra parlamentari, giornalisti e impiegati. Potranno uscire solo in tarda serata, quando scende il livello di allerta massima. Nel frattempo la zona viene transennata e dal cielo atterra l’eliambulanza, in un frastuono di sirene e di ululati di mezzi di soccorso: la scena è apocalittica.
L’ATTACCO è al cuore di Londra: qui ha sede la politica, ma è anche il luogo del turismo. Il ponte di Westminster è sempre piena di coppiette che si fanno il selfieiconico di Londra: sorridenti con lo sfondo del Big Ben. Dall’altra riva del fiume c’è il London Eye, la gigantesca ruota di vetro, che è stata evacuata e chiusa. Un attacco spettacolare e mediatico, che vuole
Identità smentita I media divulgano il nome di un inglese di origini giamaicane convertito all’Islam
sfruttare - e ci riesce appieno - le telecamere delle tv appostate fuori dal Palazzo. Dentro Westminster c’è un gruppetto di giornalisti internazionali, che seguono i lavori delle Camere in vista della Brexit. Anche loro rimarranno chiusi all’interno per tutto il pomeriggio.
Su Twitter e sui social media testimoni oculari iniziano a postare filmati e testimonianze shock. Ci sono racconti di chi ha visto l’attentatore sfrecciargli accanto, da dentro il Parlamento i deputati twittano il terrore, gli spari e gli agenti che ordinano a tutti di gettarsi faccia terra. Il sindaco di Londra, il musulmano Sadiq Kahn, in un videomessaggio dice che i londinesi non si faranno mai intimorire dal terrorismo.
Ieri, subito dopo la notizia dell’attacco a Londra, il Parlamento scozzese ha sospeso la seduta in segno di solidarietà. Era in corso un dibattito sul nuovo referendum per l’indipendenza in funzione anti Brexit. E stamani, per ordine di Downing Street, la Gran Bretagna si sveglierà con le bandiere a mezz’asta e almeno per un giorno la politica e le polemiche sulla Brexit si placheranno.