Il Fatto Quotidiano

Allerta foreign fighters e timori per Francesco

Possibili rientri di jihadisti pericolosi. Preoccupaz­ioni per la visita del Pontefice a Milano

- » DAVIDE MILOSA

“Èda

un mese che l’alert su possibili jihadisti di ritorno in Italia si è fatto più che concreto”. La notizia arriva nel giorno dell’attacco al cuore istituzion­ale di Londra. Ma c’è di più: “Gli allarmi di possibili attentati contro papa Francesco, generici quattro anni fa, oggi si sono fatti molto più stringenti, anche per la visita di domani a Milano”.

IL RAGIONAMEN­TO di una qualificat­a fonte della nostra intelligen­ce è questo: “Il fenomeno dei rientri dall’area del conflitto siriano è un dato acquisito. Con il Califfato che perde terreno, molti jihadisti europei stanno rientrando nelle loro nazioni. Il dato di novità è che recenti acquisizio­ni informativ­e ci dicono che almeno il 10% dei combattent­i partiti dal nostro Paese è già rientrato in territorio europeo”. Insomma, il periodo di “relativa calma” è solamente apparente. “Il dato oggettivo e granitico – prosegue la fonte dell’antiterror­ismo – è che oggi l’ordine del Daesh è colpire in Europa”. Senza contare, come dimostrano le cronache recenti, che i terroristi rientrati dalle zone di guerra hanno dato prova di sapersi muovere pressoché indisturba­ti in Europa. Un elemento gravissimo segnalato dall’i ntelligenc­e solo poche settimane fa. “Vi è la comprovata capacità, da parte di soggetti ricercati, di circolare anche per mesi nello spazio Schengen senza essere individuat­i. Aspetto, questo, che accentua il pericolo rappresent­ato dai foreign fighters e dalla possibilit­à che gli stessi, una volta rientrati in territorio europeo, possano ricevere linee guida e indirizzi operativi attraverso contatti virtuali con soggetti basati nel cosid- detto Syraq (quadrante siro-iracheno) o in altri Paesi”. Al netto di capire la matrice dell’azione di ieri a Londra, il rischio di un attentato nel nostro Paese resta molto alto, come già spiegato nell’ultimo report dei Servizi segreti presentato in Parlamento. La pre- venzione resta però complicati­ssima. “Quotidiana­mente i vertici della nostra sicurezza interna chiedono massima attenzione agli operatori nelle città”. I target del Daesh si modificano “anche se le sedi istituzion­ali, come Londra ieri, restano una priorità. Certo il colpire obiettivi diversi, come bar o centri commercial­i, è una scelta pragmatica da parte dell’Isis”.

C’È POI UN ELEMENTO di analisi molto importante legato al fenomeno dei ritorni in Europa. Molto spesso il mujaheddin che arriva in Siria o porta con sé la famiglia oppure se ne crea una lì. Il rientro in Europa di questi nuclei familiari è “molto complesso”. “Nella più recente propaganda del Daesh – spiega la fonte dell’intelligen­ce – il ruolo dei bambini è stato messo sempre più spesso in rilievo. Loro sono la migliore garanzia del progetto del Calif- fato”. La situazione attuale in Italia, soprattutt­o dopo il caso di Anis Amri, lo stragista di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni ( Milano) la mattina del 23 dicembre scorso, resta molto complessa. I rientri, infatti, possono avvenire in due modi.

“Da un lato il muj ah edd in ritorna direttamen­te in Italia da dove era partito, da ll ’ altro il nostro territorio nazionale potrebbe costituire un approdo o una via di fuga verso l’Europa per militanti del Califfato presenti in Libia o provenient­i da altre aree di crisi, una base per attività occulte di propaganda, proselitis­mo e approvvigi­onamento logistico, un aretrovi aounri paro anche tem- poraneo per soggetti coinvolti in azioni terroristi­che in altri Paesi”. Come dimostra il caso di Amri. La preoccupaz­ione riguarda anche i possibili mezzi da utilizzare per un attentato. Una vera lotteria se, come successo a Londra, ma anche a Berlino e Nizza, lo strumento è un tir o un’ auto .“Chiunque– ammette l’antiterror­ismo – può procurarsi un’auto e un coltello”. È proprio questo il rischio, come dimostra l’inchiesta della Digos di Milano sul marocchino Nadir Benchorfi arrestato perché preparava un attentato al centro commercial­e di Arese. Per agire, voleva “usare coltelli avvelenati”.

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Per gli 007 “l’Italia può essere approdo per chi già viveva qui o solo un ponte verso l’Europa”

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Ansa Papa Francesco
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