Allerta foreign fighters e timori per Francesco
Possibili rientri di jihadisti pericolosi. Preoccupazioni per la visita del Pontefice a Milano
“Èda
un mese che l’alert su possibili jihadisti di ritorno in Italia si è fatto più che concreto”. La notizia arriva nel giorno dell’attacco al cuore istituzionale di Londra. Ma c’è di più: “Gli allarmi di possibili attentati contro papa Francesco, generici quattro anni fa, oggi si sono fatti molto più stringenti, anche per la visita di domani a Milano”.
IL RAGIONAMENTO di una qualificata fonte della nostra intelligence è questo: “Il fenomeno dei rientri dall’area del conflitto siriano è un dato acquisito. Con il Califfato che perde terreno, molti jihadisti europei stanno rientrando nelle loro nazioni. Il dato di novità è che recenti acquisizioni informative ci dicono che almeno il 10% dei combattenti partiti dal nostro Paese è già rientrato in territorio europeo”. Insomma, il periodo di “relativa calma” è solamente apparente. “Il dato oggettivo e granitico – prosegue la fonte dell’antiterrorismo – è che oggi l’ordine del Daesh è colpire in Europa”. Senza contare, come dimostrano le cronache recenti, che i terroristi rientrati dalle zone di guerra hanno dato prova di sapersi muovere pressoché indisturbati in Europa. Un elemento gravissimo segnalato dall’i ntelligence solo poche settimane fa. “Vi è la comprovata capacità, da parte di soggetti ricercati, di circolare anche per mesi nello spazio Schengen senza essere individuati. Aspetto, questo, che accentua il pericolo rappresentato dai foreign fighters e dalla possibilità che gli stessi, una volta rientrati in territorio europeo, possano ricevere linee guida e indirizzi operativi attraverso contatti virtuali con soggetti basati nel cosid- detto Syraq (quadrante siro-iracheno) o in altri Paesi”. Al netto di capire la matrice dell’azione di ieri a Londra, il rischio di un attentato nel nostro Paese resta molto alto, come già spiegato nell’ultimo report dei Servizi segreti presentato in Parlamento. La pre- venzione resta però complicatissima. “Quotidianamente i vertici della nostra sicurezza interna chiedono massima attenzione agli operatori nelle città”. I target del Daesh si modificano “anche se le sedi istituzionali, come Londra ieri, restano una priorità. Certo il colpire obiettivi diversi, come bar o centri commerciali, è una scelta pragmatica da parte dell’Isis”.
C’È POI UN ELEMENTO di analisi molto importante legato al fenomeno dei ritorni in Europa. Molto spesso il mujaheddin che arriva in Siria o porta con sé la famiglia oppure se ne crea una lì. Il rientro in Europa di questi nuclei familiari è “molto complesso”. “Nella più recente propaganda del Daesh – spiega la fonte dell’intelligence – il ruolo dei bambini è stato messo sempre più spesso in rilievo. Loro sono la migliore garanzia del progetto del Calif- fato”. La situazione attuale in Italia, soprattutto dopo il caso di Anis Amri, lo stragista di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni ( Milano) la mattina del 23 dicembre scorso, resta molto complessa. I rientri, infatti, possono avvenire in due modi.
“Da un lato il muj ah edd in ritorna direttamente in Italia da dove era partito, da ll ’ altro il nostro territorio nazionale potrebbe costituire un approdo o una via di fuga verso l’Europa per militanti del Califfato presenti in Libia o provenienti da altre aree di crisi, una base per attività occulte di propaganda, proselitismo e approvvigionamento logistico, un aretrovi aounri paro anche tem- poraneo per soggetti coinvolti in azioni terroristiche in altri Paesi”. Come dimostra il caso di Amri. La preoccupazione riguarda anche i possibili mezzi da utilizzare per un attentato. Una vera lotteria se, come successo a Londra, ma anche a Berlino e Nizza, lo strumento è un tir o un’ auto .“Chiunque– ammette l’antiterrorismo – può procurarsi un’auto e un coltello”. È proprio questo il rischio, come dimostra l’inchiesta della Digos di Milano sul marocchino Nadir Benchorfi arrestato perché preparava un attentato al centro commerciale di Arese. Per agire, voleva “usare coltelli avvelenati”.
Passaggi
Per gli 007 “l’Italia può essere approdo per chi già viveva qui o solo un ponte verso l’Europa”