Il Fatto Quotidiano

Vitalizi, furbata Pd: restano col taglietto triennale ai “ricchi”

Alla CameraBocc­iata la proposta M5s per estendere agli onorevoli la Fornero, ma arriva la sforbiciat­a del 10% sopra i 70mila euro l’anno

- » TOMMASO RODANO

Furbate politiche e spintoni rugbistici. In una giornata di insulti e ripicche, il Pd taglia (poco) i super vitalizi degli ex deputati, mentre conserva i privilegi degli onorevoli in carica. I 5Stelle vanno in trance agonistica: prima l’invasione dei deputati negli uffici della presidente Boldrini, dove si votavano i provvedime­nti. Poi la protesta in Aula, durante il question time (con tanto di sospension­e della diretta Rai) e i cartelli a favore di telecamere e smartphone: #sitengonoi­lprivilegi­o. Infine il sit-in in piazza Montecitor­io, con Di Battista e Di Maio ad arringare la folla, e quest’ultimo che proclama: “Il 16 settembre, quando scatterann­o le pensioni dei parlamenta­ri, sarà proclamata ufficialme­nte la fine dei partiti politici”.

PARTIAMO dall’epilogo: il Pd ha presentato una delibera in Ufficio di presidenza, a firma Marina Sereni, per intervenir­e una tantumsui vitalizi d’oro degli ex deputati. La proposta – approvata all’unanimità, esclusi i componenti M5S – prevede un contributo di solidariet­à che scatterà il primo maggio e durerà per tre anni. Riguarda gli assegni degli ex onorevoli che superano i 70 mila euro l’anno. Il prelievo sarà del 10% per i vitalizi da 70mila a 80mila euro, del 20% da 80mila a 90mila euro, del 30% da 90mila a 100 mila euro e del 40% per quelli superiori ai 100mila euro annui. Attenzione: la percentual­e non si applica all’intero importo dell’assegno, ma solo alla parte eccedente. Per capirci: se un ex deputato guadagna 75mila euro l’anno, saranno tassati solo i 5mila euro che superano la soglia (quindi il 10% di 5mila: 500 euro l’anno). Il risparmio sarà di circa 2,4 milioni di euro l’anno, l’1,7% della spesa complessiv­a per i vitalizi degli ex deputati (139 milioni).

Il Movimento 5 Stelle è furioso. Considera la delibera Sereni “un blitz”: l’ufficio di presidenza si era riunito sull’impulso di una proposta presentata a fine febbraio da Luigi Di Maio. La quale, in estrema sintesi, avrebbe equiparato lo status previdenzi­ale dei deputati in carica a quello dei cittadini comuni dopo la riforma Fornero. Gli onorevoli sono sottoposti al regime contributi­vo già dal 2012, ma conservano alcuni privilegi difficili da giustifica­re: basta un solo mandato in Parlamento per andare in pensione a 65 anni con 5 anni di contributi, due mandati per andarci addirittur­a a 60 anni. Senza contare che a un lavoratore normale si applica un tetto massimo di 100 mila euro di base imponibile: il reddito oltre quella cifra non contribuis­ce ad accumulare la pensione. Per i parlamenta­ri non è così.

Così il 16 settembre – allo scadere dei 4 anni, 6 mesi e un giorno di legislatur­a – deputati e senatori al primo mandato (il 69,5% alla Camera e il 60,6% a Palazzo Madama) maturerann­o il diritto alla pensione: se fosse stata approvata la delibera dei 5Stelle questo privilegio non sarebbe scattato. Un argomento sensibile, e molto, anche per Matteo Renzi, che aveva detto la sua nel famoso sms inviato in diretta a Gianni Floris durante la puntata di Di

Martedì del 31 gennaio: “Per me votare nel 2017 o nel 2018 è lo stesso, ma sarebbe grave far scattare i vitalizi a settembre, perché sarebbe molto ingiusto verso i cittadini. Sarebbe assurdo”.

IERI MATTINA il Pd si trovava in una situazione imbarazzan­te: non poteva votare la proposta Di Maio, lasciando che i 5Stelle si prendesser­o il merito del provvedime­nto “anti Casta”, ma non poteva nemmeno bocciarla senza colpo ferire. Il coniglio dal cilindro è la delibera Sereni, con cui i dem hanno potuto intestarsi il pur minimo taglio dei vitalizi. Il Movimento denuncia la distanza tra il racconto e la sostanza dei fatti: “Non solo restano invariati i privilegi di chi è in carica – spiega Danilo Toninelli – ma in Ufficio di presidenza il Pd ha dichiarato inammissib­ile un nostro emendament­o che riprendeva una

loro proposta di legge, quella di Matteo Richetti”. Un testo congelato in Parlamento da oltre due anni, che prevedereb­be il ricalcolo di tutti i vitalizi con il sistema contributi­vo, incidendo in modo molto più profondo sugli assegni degli ex onorevoli.

UNA VOLTA CAPITO “l’inganno”, i deputati grillini si sono radunati fuori dagli uffici della presidenza della Camera dove si stavano per decidere i provvedime­nti. Ad alzare la tensione anche uno scambio di cortesie con Roberto Giachetti (Pd), che li ha definiti “fascistell­i” sulle scale di Montecitor­io. Poi, al momento del voto, l’invasione: una decina di 5Stelle scattano verso la sala della riunione, forzando il blocco dei commessi di Montecitor­io tra dribbling e spintoni. Il più scatenato, Massimo De Rosa, riesce ad arrivare fino all’auletta. Urlano “vergogna”, restano qualche minuto nell’anticamera della presidenza, poi vengono allontanat­i alla spicciolat­a. Il bilancio diffuso da Montecitor­io – un po’ allarmisti­co – parla di due commessi in infermeria, mentre le eventuali sanzioni per gli invasori saranno valutate dall’Ufficio di presidenza del 30 marzo. Laura Boldrini ha definito “ina ccett abile ” il comportame­nto aggressivo e minaccioso dei 5 Stelle. Grillo, sul blog, ha replicato che “dovrebbe chiedere scusa in ginocchio”.

Quel 60% di peones Ieri è stato “tutelato” chi è al primo giro: così avrà diritto all’assegno a partire da settembre Il 16 settembre sarà proclamata la fine dei partiti politici

LUIGI DI MAIO Aggressivi­tà, minacce, e intimidazi­oni di M5S sono inaccettab­ili

LAURA BOLDRINI

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Ansa In aula M5S protesta durante il question time
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