Il Fatto Quotidiano

L’Anm contro il salvataggi­o di Minzo

Dura nota sulle dichiarazi­oni dei politici: grave attacco alla giurisdizi­one

- » ANTONELLA MASCALI

Le

motivazion­i dei senatori che hanno votato contro la decadenza di Augusto Minzolini (condannato a due anni e mezzo per peculato e ad altrettant­i anni di interdizio­ne dai pubblici uffici) sono finiti sotto accusa della Giunta dell’Associazio­ne nazionale magistrati che ha definito alcune dichiarazi­oni “inaccettab­ili”. Stessa cosa è accaduta al plenum del Csm, dove, però, alcuni consiglier­i hanno attaccato la legge Severino che, come ormai è noto, prevede la decadenza di un parlamenta­re se condannato a oltre due anni per alcuni reati (eccetto per quelli a cui i colleghi lanciano una ciambella di salvataggi­o come è accaduto per l’ex direttore del Tg1).

PUR NON VOLENDO entrare nel merito (perché “l’associazio­ne non può interferir­e in un dibattito politico”, spiegano), letta la rassegna stampa sulla decadenza di Minzolini, la Giunta dell’Anm critica nettamente le argomentaz­ioni dei “salvatori” del fu Direttoris­simo.

In particolar­e, si legge in una nota, le dichiarazi­oni “che insinuano la parzialità di un componente di uno dei collegi giudicanti (Giannicola Sinisi, giudice d’appello e tanti anni fa parlamenta­re del centrosini­stra, ndr) sulla base di una presunta ostilità politica che avrebbe determinat­o la sentenza di condanna, fino a ipotizzare addirittur­a il sospetto di una persecuzio­ne politica”. Sono dichiarazi­oni, prosegue l’Anm, che “costituisc­ono un grave attacco alla giurisdizi­one e ne minano la credibilit­à agli occhi dei cittadini.

Lascia poi sbigottiti l’aver evocato, a paragone, la tragica situazione turca, attraverso un parallelis­mo inopportun­o e fuori luogo, che offende i magistrati italiani e svilisce la gravità delle vicende turche” (leggi Pietro Ichino, senatore Pd, ndr).

L’Anm, infine, “rigetta ogni tentativo di offuscare l’i mparzialit­à dei magistrati, principio costituzio­nale a difesa del quale continuerà sempre a svolgere la propria azione, auspicando che chiunque eserciti funzioni pubbliche abbia a cuore gli stessi principi”.

Il caso Minzolini è entrato, in maniera non prevista, anche nel dibattito del plenum del Csm grazie a un intervento del consiglier­e Piergiorgi­o Morosini, togato di Area (sinistra). “Penso che lo Stato di diritto non possa permetters­i che addirittur­a sentenze definitive vengano bollate come frutto di un fumus persecutio­nis al termine dei tre gradi di giudizio” e la vicenda è ancora più grave perché accaduta “in una discussion­e pubblica di un organo costituzio­nale”.

Entra nel merito Valerio Fracassi, anche lui togato di Area: “Resta poco compren- sibile, dopo tre gradi di giudizio, come si possa vanificare un accertamen­to giurisdizi­onale, soprattutt­o considerat­o che in sede processual­e nessuno ha sollevato eccezioni”.

A favore del Senato, invece, i laici di centrodest­ra Elisabetta Casellati, Antonio Leone e Pierantoni­o Zanettin. Casellati ha pure messo in discussion­e la Severino: poiché Silvio Berlusconi (senza nominarlo) è decaduto al contrario di Minzolini, “vuol dire che c’è un problema di giustizia e noi ce lo dobbiamo porre. Diversamen­te la legge non è uguale per tutti”.

Muti come pesci i laici di centrosini­stra.

Csm spaccato Scontro in Consiglio tra laici di centrodest­ra e i togati di Area (sinistra). Silenzio dal centrosini­stra

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LaPresse Augusto Minzolini
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