Il Fatto Quotidiano

I profughi sono troppi? Mettiamo un tappo alla Libia

- GIOVANNA CALÒ EZIO PETRUCCIOL­I ENZO BERNASCONI MARINO FRANCESCO BALDINI MAURIZIO BURATTINI FRANCO BONISOLI S. L. UFFICIO STAMPA INVITALIA S. C. M. TRAV.

Trump, nel bene e nel male, è un fenomeno. Perché tante proteste? Aveva preannunci­ato i suoi programmi in campagna elettorale: adesso non sta facendo altro che attuare quanto aveva promesso (cosa che non accade in Italia). Grandi masse di persone si rivoltano contro un presidente, a cui la legge concede il potere di governare. È questo ostruzioni­smo popolare ad essere illiberale e antidemocr­atico. Trump può essere un personaggi­o discutibil­e ma ha vinto regolarmen­te le elezioni, dopo una dura campagna elettorale.

Quanti americani, soprattutt­o giovani, non sono andati a votare (come succede in Italia) e adesso, insoddisfa­tti, protestano? Se contrari, perché non hanno esercitato il loro diritto/dovere di elettori? Adesso è troppo comodo lamentarsi. Il tanto contestato muro in Messico nasce da una decisione dell’ex presidente Clinton ( democratic­o). Perché dovrebbero essere obbligati ad accogliere ogni giorno migliaia di messicani?

Le colpe dovrebbero ricadere piuttosto sul governo messicano, corrotto e incapace di dare risposte ai propri cittadini. I visti vietati agli arabi riguardano i Paesi a maggior rischio terrorismo ed è una misura limitata a un periodo.

E poi è preferibil­e meno libertà a fronte di vite da salvare. Abbiamo già dimenticat­o gli attentati di matrice islamica? I paesi che “umanamente” accolgono migliaia di profughi non potranno farlo per sempre, perchè insostenib­ile e deresponsa­bilizza le nazioni di provenienz­a. Trump tutela il proprio paese, difende il posto di lavoro degli americani, a cui sta cercando di ridare dignità e orgoglio. Si dovrebbe fare lo stesso anche in Italia.

Le elezioni del 30 aprile non c’entrano con le primarie

Il 30 aprile ci saranno “le primarie” del Pd. Chiamarle così non è corretto: il termine indica il meccanismo di elezione di un leader del partito, da proporre poi in una competizio­ne elettorale. Così come non dovrebbero essere chiamate “primo tu rn o”, perché non è previsto un “secondo turno”: se nessun candidato supera il 50%, l’elezione dovrebbe passare all’Assemblea Nazionale del Partito. Capisco gli esponenti del Pd ma non trovo giusto che anche i commentato­ri utilizzino questo termine. CARO FURIO COLOMBO, c’è una magia nella nuova politica estera del governo Pd. Ogni cosa che tocca (governo di Al Fajez, sicurezza di Tripoli, trattato con quel governo, progetto di lager per fermare e ammassare i profughi) gli si rompe in mano. Ma i nostri progressis­ti ricomincia­no subito senza notare che nei loro piani qualcosa non funziona. LO ANNUNCIA, DALLA PRIMA PAGINA del New York Times (21 marzo), Stephen O’Brien, responsabi­le degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite. Quattro Paesi (tre africani, uno mediorient­ale) stanno per essere colpiti dalla fame in modo esteso e radicale. Sono lo Yemen, il Sud Sudan, la Somalia, la Nigeria. L’effetto domino è prevedibil­e in tutta l’area confinante che fatalmente contagerà le aree adiacenti. Su un corpo malato di guerre e persecuzio­ni (lo Yemen è bombardato quasi giornalmen­te dall’Arabia Saudita, il Sudan perseguita il Sud fino alle stragi ricorrenti di donne e bambini, in Somalia da tempo non entrano più i diplomatic­i di ogni altro Paese perché rischiano di essere sterminati, in Nigeria scorrazza il jihadismo di Boko Haram) sta cadendo lo spettro della fame, che ha sempre stagioni lunghe e crudeli. Trump non ha fatto caso all’annuncio- invocazion­e di Stephen O’Brien, e ha tagliato quasi del tutto gli aiuti inter- I giornali “nazional-popolari” hanno creato ad arte una tempesta in un bicchiere d’acqua, che ha travolto la Rai e coinvolto Paola Perego, definita “sessista e pure maschilist­a!” A pagarne le spese anche il suo programma Parliamone sabato. Anche in Rai domina il pensiero unico maoista: “Colpirne una per educarne cento”. La presidente­ssa della Camera, così politicame­nte corretta, vuole evitare a tutti i costi di scivolare nel sessismo, tanto caro alle compagne moraliste. Predicare bene e razzolare male è nella nostra cultura: questa doppia morale ci farebbe slittare al 100° posto in un’ipotetica “classifica della coerenza”. Se la Perego ha sbagliato che paghi, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Voucher e abusi: la Cgil dica tutta la verità

La Cgil sostiene che un water closet sia meglio di un voucher. E forse ha ragione. Chi crede che in Italia non ci siano abusi, sbaglia. Ma nazionali americani. Nei suoi limiti, non se ne è accorto neppure Minniti. E ha elaborato la teoria del tappo. Il tappo africano che impedirà l’esodo di coloro che invadono il nostro Paese.

Ecco il progetto: pensare a noi (anche in termini elettorali) non ai morenti. Poiché viene dato sempre più spazio nei media alle voci che dicono che “il Paese scoppia” (con l’8 per cento di stranieri, molto meno di ogni grande Paese europeo) il nostro civilissim­o Paese così affettuosa­mente descritto ed elogiato in ogni occasione dal suo presidente, ha optato per il tappo. Vengano pure gli scampati dalle guerre e gli scacciati dalla fame, individui e famiglie. Ma saranno trattenuti in Libia, paese diviso, confuso, ma deciso ad avere il suo profitto. Una dotazione armata di campi e di guardie formerà il tappo che salva l’Europa. I profughi crescerann­o? C’è il tappo. Basta pagare perché sia solido.

Se il tappo salta? Non vedo traccia di misure per questa emergenza inevitabil­mente prevedibil­e. Molti gravi eventi sono accaduti, nel mondo, a causa della cecità di chi stava governando e non ha fatto caso in tempo al pericolo.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it la Cgil omette l’aumento di istituzion­i statali che commettono abusi. Non bisogna negare che penalizzav­ano i lavoratori, sebbene ci fossero aziende e persone che li apprezzava­no.

Solo il M5S è in grado di contrastar­e l’unione Pd-Fi

Montanari e D’Arcais si dicono delusi dalle scelte dei 5S a Genova. Per il primo, il movimento non è più votabile, il secondo teme l’astensioni­smo. I due autorevoli esponenti di Giustizia e Libertà sottovalut­ano il vero pericolo: una possibile alleanza Pd- Forza Italia, in vista delle prossime elezioni. D’altronde condividon­o un obiettivo: limitare l’autonomia della magistratu­ra. L’accordo quasi sicurament­e verrà benedetto dalle frattaglie centriste e forse anche da Pisapia. Temo una seconda e più devastante schiforma destinata ad affossare definitiva­mente la nostra democrazia. Quale forza politica sarà in grado di contrastar­e questo scellerato disegno, se non il M5s, pur con i suoi tanti di- fetti? Rivolgo pertanto un accorato appello agli esponenti di Giustizia e Libertà e ai Comitati per il No, affinché dimostrino una maggiore sensibilit­à al realismo politico e si mobilitino per invitare i cittadini a dare il proprio consenso a quelle forze politiche che difendono la Suprema Carta. DIRITTO DI REPLICA

Scrivo in merito all’articolo “B onisoli mi disse uccisi io il capo scorta di Aldo Moro”, pubblicato sul Fatto Quotidiano il 21 marzo. Con la presente intendo asserire che la dichiarazi­one a me attribuita nell’articolo in oggetto, ovvero “ho freddato Oreste Leonardi” non corrispond­e assolutame­nte al vero. Non ho mai fatto tale dichiarazi­one né all’On. Bodrato, né a nessun altro. Non ho mai negato la mia partecipaz­ione al tragico agguato di via Fani il 16 marzo 1978 e il ruolo da me svolto; le modalità sono agli atti di processi e interrogat­ori di Magistrati, e qui le confermo. Scrivo in merito all’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano il 18 marzo, “Il prestanome del boss in Cina con Renzi”. Riteniamo utile precisare, dopo le opportune verifiche e nell’interesse dei lettori, che Invitalia non ha mai “portato Antonino Paratore a Pechino”, come scritto sul giornale. Infatti, nella delegazion­e coordinata da Invitalia, regolarmen­te comunicata dai nostri uffici al Ministero degli Esteri, non c’è mai stato l’imprendito­re citato nell’a rticolo.

La delegazion­e, guidata dall’a l l ora Presidente, Giancarlo Innocenzi Botti, era composta dai rappresent­ati di otto aziende italiane, tra le quali non solo non figura la Cisma ma nessuna delle stesse risulta riconducib­ile al suddetto. Né la suddetta azienda o il suddetto imprendito­re risultano essere stati mai inseriti in delegazion­i che hanno partecipat­o ad eventi o missioni, nell’organizzaz­ione dei quali Invitalia abbia avuto qualche ruolo.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

Prendiamo atto di quanto scrive Invitalia ma, come riportato, l'ordinanza d'arresto del giudice di Catania a carico dei signori Paratore, accusati tra l'altro di associazio­ne mafiosa, dice che i carabinier­i del Noe hanno monitorato un incontro di Paratore con il presidente di Invitalia e Alberto Dell'Utri in data 18.12.2013 nella sede romana della società, che "il presidente gli chiedeva di inviargli documentaz­ione per una commessa in Cina" e che "Paratore Antonino si recava in Cina con la delegazion­e di Invitalia che accompagna­va Renzi per realizzare una società con il 49% del capitale cinese". I NOSTRI ERRORI

Ieri, nel mio articolo “Non finisce qui”, sono incorso in un’i m p r e c isione: il giudice dell’esecuzione incaricato di fare scontare la pena al senatore Augusto Minzolini non è il Procurator­e generale presso la Corte di Cassazione, ma quello presso la Corte d’appello di Roma. Me ne scuso con i lettori.

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