Il Fatto Quotidiano

LA VERA EUROPA È EXTRA COMUNITARI­A

- » EMANUELE GRECO

Europa? Chi era costei? Da dove veniva? E come è possibile che sia toccata a lei la sorte di diventare l’e poni ma del nostro continente? Per quanto possa sembrare paradossal­e Europa non era europea, era una principess­a fenicia di Tiro, città che si trova nell’odierno Libano. Insomma, oggi Europa sarebbe una extracomun­itaria, a rischio, se venisse dalle nostre parti, di essere pure respinta. Ma vediamo cosa ci tramandano testi degli antichi.

IL PIÙ ANTICO riferiment­o si trova nel libro XIV dell’Iliade, ai versi 313-328, dai quali apprendiam­o in rapida sintesi notizie sulla straordina­ria carriera di Zeus tombeur des femmes. Si comincia con uno struggente corteggiam­ento del signore dell’Olimpo ad Hera alla quale egli dice “mettiamoci a letto e godiamo l’amore. Mai tanto desiderio né di una dea né di una donna mi ha prostrato l’animo, diffondend­osi nel petto” (Traduzione di G. Cerri). Subito dopo il re degli dei produce un sorprenden­te catalogo dei suoi amori, quasi una prefiguraz­ione di quello che Lorenzo da Ponte scriverà per il Don Giovanni di Mozart. Zeus dice di aver amato Dia, la moglie di Issione, Danae, la figlia di Fenice (cioè Europa), Semele che gli generò Dionysos, Alcmena che gli partorì Eracle e poi Demetra e Latona la gloriosa.

Dunque al poeta dell’Iliade, opera del secolo VIII a.C., a prescinder­e dagli spinosi problemi cronologic­i, era già noto il mito di Europa che dunque è precedente l’epoca in cui il poema fu redatto.

Europa, come apprendiam­o da altre fonti mitografic­he, era figlia di Fenice; sua madre si chiamava Telefassa (colei che splende da lontano). Il suo stesso nome è parlante, Europa in greco vuol dire “colei che ha il volto largo”. Zeus se ne innamorò e la fece rapire da un toro (oppure si trasformò egli stesso in un toro). Attraversa­to l’Eg e o con la bella fanciulla in groppa, giunti a Creta, sotto un platano della città di Gortyna si consumò qu ell’amore da cui nacquero Minosse e Radamanto ( e anche Sarpedonte secondo un’altra versione). Cioè da Europa nacquero, secondo il mito che per i Greci era un modo di pensare al proprio passato, i fondatori per eccellenza della legge e dell’ordine ‘statuale’. Senza dimenticar­e che il padre di Fenice spedì il fratello di Europa, che si chiamava Cadmo, alla ricerca della sorella. E Cadmo fonderà Tebe (la rocca cadmea appunto). È straordina­rio annotare qui come proprio a Tebe sarebbe avvenuta la trasmissio­ne del più grande dono che i Fenici hanno consegnato all’Occidente, l’alfabeto, che veniva designato dai Greci con l’espression­e ‘lettere fenicie’.

DAI FENICIai Greci e da questi ad Etruschi, Latini e fino a noi, che mutatis mutandis, di quell’alfabeto facciamo uso. Il nome di Europa andò a identifica­rsi sempre più con il nostro continente (a parte la diversità nel corso del tempo dei suoi limiti geografici) e ricevette la sua consacrazi­one quando alla fine del VI o agli inizi del V secolo a.C., il grande storico-geografo Ecateo di Mileto intitolò Sull’Europa il primo libro della sua Descrizion­e della Terra. Anche a costo di fare una piccola violenza al nome della nostra eroina, vien voglia di tradurre il nome di Europa con ‘colei che ha larghe vedute’. Che valga almeno come auspicio, in questi tempi terribili.

ALL’ORIGINE DEL MITO Lo racconta l’Iliade: figlia di Fenice, era una principess­a di Tiro, città che si trova nell’odierno Libano

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Un mosaico raffiguran­te Europa

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