Il Fatto Quotidiano

Mps, c’è Profumo di usura E rischia altri due processi

A giudizio: la denuncia di un imprendito­re campano quando ne era presidente

- » ANGELA CAPPETTA

Per un condannato che lascia c’è un imputato che arriva. Alessandro Profumo, fresco di nomina alla guida di Leonardo (ex Finmeccani­ca), dopo la condanna in primo grado a sette anni di MauroMoret­ti per la strage di Viareggio, è stato rinviato a giudizio per usura bancaria dal Gup del Tribunale di Lagonegro (Potenza), Rosamaria De Lellis. Insieme a lui anche l’ex presidente della Banca della Campania, Raffaele Picella, già alla guida di Parmalat e del collegio sindacale di Ansaldo Trasporti Sistemi Ferroviari.

L’INCHIESTA è nata dalla denuncia di un imprendito­re di Sala Consilina (in provincia di Salerno) del settore delle concession­arie auto che lamentava l’applicazio­ne di tassi usurari da parte di Mps, per via di quattro scoperti bancari e di un mutuo di 500.000 euro. Tassi che sono arrivati a sfiorare anche il 190%. “Si maturano interessi su interessi, che alla lunga determinan­o un innalzamen­to dei tassi fino al 200% – spiega l’avvocato Carlo Scorza che assiste l’imprendito­re salernitan­o –. È il famoso anatocismo, un meccanismo scientific­o studiato dalle banche ma non previsto nei contratti. Molti imprendito­ri non se ne accorgono, oppure se ne rendono conto ma, non potendo fare a meno dell’affidament­o bancario, si vedono costretti a subire questo meccanismo”. L’esposto risale al 2014, ultimo anno in cui Alessandro Profumo è alla guida della banca senese, prima di dimettersi nel 2015. In tre anni di presidenza Mps, Profumo ha colleziona­to così due inchieste giudiziari­e. La prima, partita da Siena e poi trasferita a Milano (competente per il reato più grave), è sfociata in una richiesta di rinvio a giu- dizio per falso in bilancio e manipolazi­one di mercato: i bilanci della banca senese, che vanno dal 2011 al 2014, sarebbero stati falsati da una rappresent­azione non corretta dei derivati Alexandria e Santorini. Fu un esposto di un azionista di Mps a innescare le indagini. Lo stesso azionista che, in sede assemblear­e, aveva proposto azione di responsabi­lità nei confronti di Profumo e Fabrizio Viola (ex ad), respinta anche grazie al voto contrario del ministero del Tesoro, che con il 4% è il primo socio della sofferente Rocca Salimbeni. Ed è lo stesso ministero del Tesoro che ha appena designato Profumo ai vertici di Leonardo, ignorando forse l’esistenza della seconda inchiesta che lo coinvolge a Lagonegro. Il decreto di rinvio a giudizio per usura bancaria è datato primo marzo e precede dunque di 17 giorni la designazio­ne del nuovo amministra­tore delegato dell’ex Finmeccani­ca. La notizia però è diventata pubblica solo ieri mattina. In ogni caso, il processo per Profumo comincerà il prossimo 28 settembre al Tribunale di Lagonegro: adesso è ufficiale. Intanto, dai difensori del manager pubblico, Adriano Raffaelli e Francesco Mucciarell­i, filtra estrema tranquilli­tà in merito al futuro processo, dal momento che i contratti risalirebb­ero a tempo addietro all’arrivo del banchiere a Siena e che, sempre secondo i legali, la soglia di usura non sarebbe stata superata. I guai però non finiscono qua.

C’è infatti un’altra inchiesta che coinvolge il nuovo ad di Leonardo e arriva da Bari. Profumo è accusato di concorso in bancarotta fraudolent­a per il crac della società Divania, perché, quando era alla guida di Unicredit, avrebbe distratto (insieme ad altri manager e funzionari) dai conti della società oltre 183 milioni di euro, inducendo il proprietar­io, l’imprendito­re Saverio Parisi a sottoscriv­ere 203 contratti derivati che, in pochi anni, avrebbero portato la Divania al dissesto e successiva­mente al fallimento. Anche a Bari pende una richiesta di rinvio a giudizio, mentre in sede civile Unicredit è stata già condannata al pagamento di 7,6 milioni di euro in favore della Curatela del fallimento Divania. Sembra che per Profumo la nuova esperienza in Leonardo non sia cominciata molto bene.

Nominato in Leonardo

I pm chiedono il processo anche per il crac Divania e per i bilanci di Rocca Salimbeni del 2014-2015

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