“Turbativa da 500 milioni”: indagato Salini
L’ad del gruppo e le ombre su 4 gare. La replica: “Nessuna ingerenza”
Quattro gare turbate per quasi mezzo miliardo di valore”. È l’accusa che gli investigatori genovesi rivolgono a Pietro Salini. L’amministratore delegato della Salini- Impregilo, la più grande impresa di costruzioni italiana
(vedi, tra l’altro, il Ponte sullo Stretto), è indagato per turbativa d’asta.
La decisione di indagare Salini parte da un’i nte rc et ta zi on e: “Da una conversazione del 2 giugno 2015 – scrivono gli investigatori – emerge che Pietro Salini abbia sottolineato a Michele Longo che sulle gare si dovesse operare in modo da non far vin- cere la Salc del cugino”. Longo era l’uomo incaricato di dirigere il Cociv, general contractor dell’ormai famigerato Terzo Valico, la nuova linea ferroviaria da 6 miliardi tra Liguria e Pianura Padana (i lavori sono ancora indietro, ma già si contano tre inchieste).
I pm si sono concentrati sulle registrazioni “r ubat e” de lle riunioni in cui il Cociv doveva aggiudicare gli appalti del lotto del Terzo Valico a Libarna. “Un a gara grossa, da 60 milioni”, spiega Andrea Marchetti, un tecnico della società altoatesina Oberosler (non indagato). L’impresa risultava seconda nella gara, ma secondo i pm emergerebbe la volontà di togliere l’appalto al primo classificato, la Salc di Claudio Salini (poi morto in un incidente d’auto), cugino di Pietro, che il patron di Salini-Impregilo avrebbe voluto escludere dall’appalto. Una faida di famiglia.
PER I PM sarebbe stato anticipato “l’orientamento di aggiudicare l’appalto alla Oberosler”. Nonostante la Salc avesse offerto un ribasso maggiore di 6 milioni (10%). Ma entrambe le offerte, secondo Cociv, presentavano anomalie che potevano portare all’esclusione dalla gara. “Oberosler - scrive il gip genovese - nella sua offerta aveva omesso di calcolar evitto e alloggio del personale ”. Fanno circa 800900mila euro. Ma i manager Cociv, nella riunione con quelli della Oberosler, “invece di chiedere giustificazioni... sulle incongruità, suggerivano come ovviare, in modo solo ap- parente”. Dice un dirigente Cociv: “Voi sapete nelle vostre pieghe che cosa ci può essere... questi quattrini che apparentemente non ci sono... uno dice li trova da un’altra parte”.
Ma i pm Paola Calleri e Francesco Cardona stanno indagando anche sugli altri lotti. E su una procedura tecnica, il Sal (Stato avanzamento lavori) del terzo lotto che sarebbe stato riaperto facendo così “lievitare le spese”, “da 18 a 61 milioni”. E qui ecco un’intercettazione di Giampiero De Michelis, il primo pentito delle grandi opere: “Qualsiasi cifra che tu mandi a Roma da Pietro & Company, no, eh: ‘Uno sforzo di più, uno sforzo di più’... Non facciamo altro che fare conti, taglia, metti quest’altro. Infatti gliel’ho detto: se mi sforzo un altro po’ mi esce l’ernia”. Il Pietro “insoddisfatto” degli sforzi sarebbe, secondo i pm, Salini. Inizialmente, secondo i pm, si arriva a far “lievitare” le spese fino a 45 milioni. De Michelis lo dice con un sms a Ettore Pagani, all’epoca vice-presidente Cociv (un altro uomo del Ponte). De Michelis: “17 vecchio più recupero 45 totale”. E Pagani: “Ma lo zio Pietro vuole tutti e subito. Sigh”. L’avvocato difensore di Salini, Grazia Volo, al Secolo XIX e a Repubblica ha dichiarato: “Salini non partecipava alla valutazione delle offerte, si sincerava solo che fossero di elevata qualità”.
L’uomo del Ponte Manovre contro il cugino Claudio sul lotto da 60 milioni. E i dubbi sui costi lievitati di 45 milioni