Il Fatto Quotidiano

Bombe e canzoni: guerra totale Kiev-Mosca

Vietata l’esibizione a Julia, star russa in sedia a rotelle. Per gli 007 l’ingresso è “illegale”

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Non

c’è pace tra Russia e Ucraina. Nemmeno a parole. E nemmeno con le canzoni. Alla vigilia dell’E urovision 2017 pronto a essere ospitato a Kiev tra il 9 e il 13 maggio, le diplomazie russa e ucraina sono di nuovo ai ferri corti. Il casus belli stavolta è l’esibizione della concorrent­e russa in Crimea, di cui proprio in questi giorni ricorrono i 3 anni dell’annessione (o l’occupazion­e, a seconda del lato da cui la si considera) da parte di Mosca. Il palcosceni­co, però, è quello pop del Sanremo paneuropeo – che dovrebbe, almeno in linea di principio, restare lontano dalla politica e dalle controvers­ie internazio­nali.

L’Ucraina ha vietato l’ingresso nel Paese, e dunque la partecipaz­ione alla competizio­ne musicale, della pop star russa Julia Samoilova, 27 anni. In sedia a rotelle fin da bambina a causa dell’atrofia spinale – una malattia delle cellule nervose che attacca i muscoli -, Julia è diventata popolare già nel 2013 come finalista dell’edizione russa di X Factor, si è poi esibita alla cerimonia d’apertura dei giochi invernali di Sochi nel 2014, mentre l’anno dopo è stata chiamata a cantare in Crimea, territorio prima ucraino e poi occupato da Putin nel marzo 2014.

UNA VISITA GIUDICATA “illegale” da parte dei servizi di sicurezza ucraino Sbu, dato che Julia sarebbe entrata senza permesso speciale di Kiev. Una ragione sufficient­e, questa, per considerar­e la cantante non gradita all’Eurovision. Tra l’altro lo scorso novembre, proprio Sbu aveva già inserito nella lista nera circa 140 artisti russi, “le cui azioni o affermazio­ni contraddic­ono la sicurezza dello Stato”. Tra questi, anche Gérard Depardieu, francese ovviamente, ma ammiratore e sostenitor­e di Putin.

Se la European Broadcasti­ng Union, dal 1956 organizzat­ore di Eurovision, è rimasta quantomeno interdetta (“decisione contro lo spirito della gara e la nozione di inclusione”), le reazioni russe sono state durissime. “Un atto cinico, inumano e oltraggios­o”, secondo il vice ministro degli Esteri Grigory Karasin, mentre un uomo vicinissim­o a Putin come il portavoce Dimitry Peskov auspica che l’Ucraina possa ancora tornare sui suoi passi. I media russi sottolinea­no la gravità dell’esclusione di Julia evidenzian­do la disabilità della cantante. “Usano questa ragazza come una bomba vi- vente di propaganda”, ribattono pacatament­e quelli del canale tv crimeano filo-Kiev Atr.

SEMPRE IN RUSSIA, un parlamenta­re della Duma è arrivato a chiedere agli organizzat­ori di spostare la gara musicale in un’altra città, chiedendo in caso contra- rio di intraprend­ere la strada del boicottagg­io, a questo punto non improbabil­e se non si trova una via d’uscita.

Nel maggio 2016 era stata la cantante ucraina Jamala a vincere Eurovision, allora ospitato dalla Svezia, regalando così a Kiev il compito di organizzar­e l’edizione successiva. In “1944”, Jamala aveva cantato, attraverso la storia della bisnonna materna, la deportazio­ne di massa dei Tatari – minoranza etnica turcofona e prevalente­mente musulmana presente ancor oggi proprio nella penisola di Crimea – colpevoli secondo Stalin di collaboraz­ionismo con i nazisti.

Un anno dopo, al netto della guerriglia con armi vere nel Donbass, la guerra virtuale tra Mosca e Kiev su Eurovision è tutt’altro che finita.

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Ansa “Atto inumano” Julia Samoilova, affetta da distrofia muscolare, ha cantato nella Crimea riannessa da Mosca
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