Bombe e canzoni: guerra totale Kiev-Mosca
Vietata l’esibizione a Julia, star russa in sedia a rotelle. Per gli 007 l’ingresso è “illegale”
Non
c’è pace tra Russia e Ucraina. Nemmeno a parole. E nemmeno con le canzoni. Alla vigilia dell’E urovision 2017 pronto a essere ospitato a Kiev tra il 9 e il 13 maggio, le diplomazie russa e ucraina sono di nuovo ai ferri corti. Il casus belli stavolta è l’esibizione della concorrente russa in Crimea, di cui proprio in questi giorni ricorrono i 3 anni dell’annessione (o l’occupazione, a seconda del lato da cui la si considera) da parte di Mosca. Il palcoscenico, però, è quello pop del Sanremo paneuropeo – che dovrebbe, almeno in linea di principio, restare lontano dalla politica e dalle controversie internazionali.
L’Ucraina ha vietato l’ingresso nel Paese, e dunque la partecipazione alla competizione musicale, della pop star russa Julia Samoilova, 27 anni. In sedia a rotelle fin da bambina a causa dell’atrofia spinale – una malattia delle cellule nervose che attacca i muscoli -, Julia è diventata popolare già nel 2013 come finalista dell’edizione russa di X Factor, si è poi esibita alla cerimonia d’apertura dei giochi invernali di Sochi nel 2014, mentre l’anno dopo è stata chiamata a cantare in Crimea, territorio prima ucraino e poi occupato da Putin nel marzo 2014.
UNA VISITA GIUDICATA “illegale” da parte dei servizi di sicurezza ucraino Sbu, dato che Julia sarebbe entrata senza permesso speciale di Kiev. Una ragione sufficiente, questa, per considerare la cantante non gradita all’Eurovision. Tra l’altro lo scorso novembre, proprio Sbu aveva già inserito nella lista nera circa 140 artisti russi, “le cui azioni o affermazioni contraddicono la sicurezza dello Stato”. Tra questi, anche Gérard Depardieu, francese ovviamente, ma ammiratore e sostenitore di Putin.
Se la European Broadcasting Union, dal 1956 organizzatore di Eurovision, è rimasta quantomeno interdetta (“decisione contro lo spirito della gara e la nozione di inclusione”), le reazioni russe sono state durissime. “Un atto cinico, inumano e oltraggioso”, secondo il vice ministro degli Esteri Grigory Karasin, mentre un uomo vicinissimo a Putin come il portavoce Dimitry Peskov auspica che l’Ucraina possa ancora tornare sui suoi passi. I media russi sottolineano la gravità dell’esclusione di Julia evidenziando la disabilità della cantante. “Usano questa ragazza come una bomba vi- vente di propaganda”, ribattono pacatamente quelli del canale tv crimeano filo-Kiev Atr.
SEMPRE IN RUSSIA, un parlamentare della Duma è arrivato a chiedere agli organizzatori di spostare la gara musicale in un’altra città, chiedendo in caso contra- rio di intraprendere la strada del boicottaggio, a questo punto non improbabile se non si trova una via d’uscita.
Nel maggio 2016 era stata la cantante ucraina Jamala a vincere Eurovision, allora ospitato dalla Svezia, regalando così a Kiev il compito di organizzare l’edizione successiva. In “1944”, Jamala aveva cantato, attraverso la storia della bisnonna materna, la deportazione di massa dei Tatari – minoranza etnica turcofona e prevalentemente musulmana presente ancor oggi proprio nella penisola di Crimea – colpevoli secondo Stalin di collaborazionismo con i nazisti.
Un anno dopo, al netto della guerriglia con armi vere nel Donbass, la guerra virtuale tra Mosca e Kiev su Eurovision è tutt’altro che finita.